Harlow, Jean
Nome d'arte di Harlean Carpenter, attrice cinematografica statunitense, nata a Kansas City il 3 marzo 1911 e morta a Los Angeles il 7 giugno 1937. Autentico sex symbol del grande schermo, la H. si affermò nel cinema degli anni Trenta imponendosi con la sua avvenenza intraprendente e sfacciata. La fama, consolidata dai film interpretati per la Metro Goldwyn Mayer, sopravvisse alla prematura morte. Con la sua bellezza artificiale, ostentata e sensuale, caratterizzata dall'inconfondibile capigliatura platino, e l'atteggiamento da maliarda aggressiva, la H. rivoluzionò i canoni hollywoodiani del divismo femminile. I suoi personaggi, infatti, sempre dotati di consapevole ironia, pragmatici e franchi, miravano a rivendicare la possibilità della donna di essere sessualmente spregiudicata e autonoma, senza dissimulare forza di volontà o mancanza di scrupoli, né manifestare improbabili e obsolete remore moralistiche.
Figlia di genitori benestanti, separatisi quando la H. aveva appena dieci anni, si trasferì prima a Los Angeles e poi a Chicago con la madre, che si risposò. Tornata a Los Angeles in seguito al fallimento del proprio prematuro matrimonio, decise casualmente di sottoporsi a un provino cinematografico, ottenendo subito piccoli ruoli in vari lungometraggi e cortometraggi (seppure spesso non accreditata), tra cui due celebri comiche di Stan Laurel e Oliver Hardy, Liberty (1929) di Leo McCarey (a partire dalla quale assunse il nome della madre, ossia Jean Harlow) e Double whoopee (1929) di Lewis R. Foster. Se nella prima comica era soltanto una comparsa, nell'altra l'attrice passava tutt'altro che inosservata entrando nella hall di un albergo con indosso la sola biancheria intima nera. Il vero esordio sul grande schermo avvenne, al fianco dell'ormai non più popolare Clara Bow, in The Saturday night kid (1929; Lui, lei... e l'altra) di Edward Sutherland, cui seguì subito dopo Hell's angels (1930; Gli angeli dell'inferno), il kolossal bellico dell'eccentrico magnate Howard Hughes che lo diresse in collaborazione con Marshall Neilan e Luther Reed, iniziato in versione muta nel 1927 e adattato frettolosamente agli standard del sonoro. La H., scatenando le proteste dei moralisti, vi interpretò la parte di una fanciulla dissoluta capace di concedersi a entrambi i fratelli, intrepidi aviatori, nonché a un terzo uomo. Nei ruoli di moglie indolente e viziata in The iron man (1931) di Tod Browning, di 'pupa' della mala o di donna dell'alta società disposta a irretire il gangster Tom Powers (James Cagney), rispettivamente nei notevoli The secret six (1931) di George Hill e The public enemy (1931; Nemico pubblico) di William A. Wellman, l'attrice rappresentava il desiderio di rivalsa sociale, in anni in cui la Grande depressione stava lacerando drammaticamente la società statunitense, eliminando ogni ipocrisia nella ricerca prioritaria del benessere materiale. A tali figure di donne non mancavano né lo spirito, come nel divertente Platinum blonde (1931; La donna di platino) di Frank Capra, né una sapiente dose di autoironia, come in Bombshell (1933; Argento vivo) di Victor Fleming, un regista che seppe valorizzarne le reali potenzialità espressive anche in Red dust (1932; Lo schiaffo) e Reckless (1935; Tentazione bionda). Come seduttrice e arrampicatrice sociale, aspetti quasi sempre complementari nelle sue migliori caratterizzazioni, la H. sapeva far accettare, grazie alla notevole simpatia, l'assoluta mancanza di scrupoli, senza mistificarla con smancerie o romanticismi. Era quindi inevitabile che la schietta e umile rivale, interpretata da Loretta Young, le soffiasse il marito giornalista in un film emblematico del clima del New deal roosveltiano, quale Platinum blonde. Assecondando sia le aspettative del pubblico sia i modelli femminili dell'epoca, la H. interpretò la 'mangiatrice di uomini' in opere come Red headed woman (1932) di Jack Conway, che la diresse anche in The girl from Missouri (1934; Pura al cento per cento), Libeled lady (1936; La donna del giorno) e Saratoga (1937), la sua ultima interpretazione. Tra i suoi film migliori, va anche annoverato Dinner at eight (1933; Pranzo alle otto) di George Cukor, il quale, dopo averne apprezzato l'eccessiva e pittoresca cattiveria in Hell's angels e The public enemy, nonché le indubbie qualità brillanti in Red dust, le affidò la parte dell'ex guardarobiera e moglie di un rude uomo d'affari (Wallace Beery), desiderosa di entrare a far parte a qualunque costo dell'alta società.
Se l'attore cui venne più spesso affiancata fu Clark Gable, con il quale girò sei film (oltre a The secret six, Red dust e Saratoga: Hold your man, 1933, L'uomo che voglio, di Sam Wood; China seas, 1935, Sui mari della Cina, di Tay Garnett; Wife vs. secretary, 1936, Gelosia, di Clarence Brown), una maggiore sintonia e complicità la trovò con William Powell (cui fu legata anche sentimentalmente) in Libeled lady e Reckless.La sua vita, spesso oggetto di pettegolezzi e rivelazioni diffamanti, ha ispirato un film, Harlow (1965; Jean Harlow, la donna che non sapeva amare) di Gordon Douglas, interpretato da Carroll Baker.
D. Dentner, Jean Harlow, Hollywood comet, London 1937.
L. Parsons, Jean Harlow's life story, New York 1964.
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