BLANC, Jean-Joseph-Charles-Louis
Nacque a Madrid il 29 ottobre 1811 da Jean-Charles, funzionario imperiale al seguito del re Giuseppe, e da Estella Pozzo di Borgo, italiana di Aiaccio; morì a Cannes il 6 dicembre 1882. Impersonò nobilmente, con la sua lunga vita di lotte e con la sua copiosa produzione di giornalista, di oratore politico, di storico, gli albori romantici del socialismo.
Ispirata dalle dure esperienze della propria giovinezza, nutrita delle grandi opere che la Rivoluzione aveva prodotto o adottato, collegata per qualche rispetto con tutti i programmi contemporanei di progresso e di avanguardia (religione saint-simoniana, solidarismo del Fourier, comunismo del Cabet, opposizione repubblicana, liberalismo borghese), la dottrina politico-sociale del B. è uno dei primi e più stimabili tentativi per impostare e per risolvere i più urgenti problemi della produzione e del lavoro. Vi si trova, più che in germe, quasi tutto il programma delle rivendicazioni proletarie assunto dal socialismo internazionale: insieme con la socializzazione progressiva dei mezzi di produzione, con la soluzione dei conflitti economici interni e con l'estero, mercé la creazione di una società collettivista a base corporativa, tutte le varie minute conquiste della classe operaia (diminuzione delle ore di lavoro, assicurazione obbligatoria, provvidenze morali e fisiche, tribunali di conciliazione per le vertenze del lavoro, prestiti dello stato alle cooperative, ecc.). Ma assai più che il suo contenuto pratico e intellettuale è storicamente significativo nella dottrina del B. tutto ciò che l'affratella alle generose utopie e agli ardenti apostolati democratici di cui fu feconda quell'epoca: la convinzione che fosse compito del sec. XIX il completamento della Rivoluzione con l'emancipazione del proletariato; la fede nel doppio credo prerivoluzionario della bontà umana e del progresso; la certezza che un'era di giustizia sociale e di universale felicità potesse essere raggiunta senza turbazioni violente e che bastasse, sostituendo ai vecchi regimi la repubblica, lasciare esistere e funzionare lo stato, cioè la società in quanto tale, consapevole dei suoi reali interessi e in grado di subordinare agl'interessi collettivi le attività individuali; l'illusione che potesse sorgere un vero stato democratico, che cioè la fratellanza potesse divenire una forza centrale e operante; l'orgoglio, un po' letterario, di anticipare l'avvenire con il proprio sogno, e lo scrupolo di conservarne, negli urti con la realtà e contro le smentite dei tempi, la purezza idealistica.
Il B. cominciò a farsi un nome col giornalismo, specialmente con la Revue du progrès, da lui fondata (1839): è rimasto celebre l'articolo del 15 agosto 1839 in cui definiva ciò che sarebbe stato un secondo impero limitato alle sole benemerenze interne; segnarono una data i suoi articoli sulla Organisation du travail (raccolti poi in volume e più volte ripubblicati) ove denunciava, con calore romantico, i due flagelli sociali della miseria e dell'ignoranza e auspicava l'avvento di una società meglio organizzata, da cui fosse bandita la concorrenza, dove la produzione fosse regolata sui bisogni realmente accertati, dove ognuno collaborasse secondo le sue forze al benessere comune e ognuno potesse contare, per esplicare le sue particolari attitudini, sopra l'appoggio fraterno. Brillanti qualità letterarie gli permisero di sfruttare con vasto successo, in un'opera di notevole mole, ardita d'intenzioni e di linee, la conoscenza particolarissima che il giornalismo gli aveva procurato degli uomini e dei fatti del giorno; l'Histoire de dix ans., 1830-1840 (5 voll., Parigi 1841-44), abile e vibrante requisitoria contro la monarchia di luglio, fu letta con delizia da tutti i partiti di opposizione. Incoraggiato da quel successo, per consiglio della sua grande amica George Sand, intraprese una Histoire de la Révolution française (terminata, dopo diciotto anni di lavoro, nel 1862) i cui due primi volumi, ove della rivoluzione si studiavano i precedenti ideali e si faceva in certo modo la storia del principio di fratellanza e della libertà di pensiero, uscirono nel 1847 e 1848, contribuendo ad accrescere la sua popolarità di campione democratico. Nella rivoluzione del febbraio 1848, la sua partecipazione, con l'operaio Albert, al governo provvisorio diede per un momento alle masse l'illusione che vi fosse rappresentato anche il popolo dei lavoratori ed il B. poté sperare per un momento di attuare le sue riforme sociali. Ma osteggiato e paralizzato dagli altri membri del governo, incapace di servirsi della violenza e di approfittare delle occasioni (17 marzo) che avrebbero potuto dargli la dittatura, dovette contentarsi di presiedere, al Luxembourg, una Commission du Gouvernement pour les travailleurs, "accademia impotente" sui problemi del lavoro, che acuiva, senza soddisfarle, le impazienze della classe operaia. Quando questa, delusa, insorse, il 15 maggio e nel giugno, il B. fu accusato dalla reazione di averla spinta all'attacco. Nonostante l'infondatezza documentata di tali accuse, egli si vide costretto a prendere la via dell'esilio e a riparare in Inghilterra. Vi rimase fino al 1870. Non si estraniò mai alle questioni politiche che interessavano il suo paese, ai dibattiti che agitavano e spesso dilaniavano la democrazia europea (profondamente istruttivo dal punto di vista storico il suo conflitto col Mazzini: da vedersi soprattutto le Observations on the recent manifesto of Kossuth, Ledru-Rollin, and Mazzini), pronto sempre a proclamare la sua solidarietà con gli eroi e con i martiri della causa repubblicana (da segnalare ad es. le belle parole su Garibaldi pronunciate al "banquet des Misérables" a Bruxelles il 16 settembre 1862, riprodotte in Discours politiques, Parigi, 1882, pp. 72-77; e la lettera a Garibaldi, La France et l'Italie, dell'aprile 1864, ripubblicata in Questions d'aujourd'hui et de demain, 2ª serie, Parigi 1874, pp. 123-132). Ma intensificò allora soprattutto la sua attività di studioso.
Completò, con altri 10 voll., la sua Histoire de la Révolution franåaise, opera in complesso oggettiva per la franchezza stessa e per il rilievo delle sue tendenze, ov'è visibilmente esagerato il "pensiero" sociale della Convenzione e della Montagna con risalto eccessivo a tutte le misure assistenziali e filantropiche da esse emanate, ove diventa troppo ideale e dominatrice la figura di Robespierre, ma dov'è meritorio e, per i tempi, abbastanza nuovo, lo scrupolo di documentare, con rinvii espliciti alle fonti, le proprie asserzioni (gli fornirono un materiale interessante delle preziose raccolte di lettere originali, di manoscritti, di stampati, conservate in biblioteche ed in archivî britannici). Inviò settimanalmente, dal 1861 al 1870, delle lettere al Temps, che divennero i 10 volumi dell'opera Dix ans de l'histoire d'Angleterre (Parigi 1879-1881).
Ritornato in Francia dopo la proclamazione della repubblica, fu escluso dal governo della difesa nazionale, ma riuscì primo dei deputati della Senna nelle elezioni del febbraio 1871. Rientrando. dopo ventidue anni di lontananza e di attesa, nella politica militante, egli vi portava, integralmente, il programma economico e sociale della propria giovinezza. La sua nobile intransigenza parve il dottrinarismo astratto d'un settario. Il popolo non comprese perché nella lotta tra Versailles e Parigi egli si schierasse contro "la Comune"; Gambetta e i suoi partigiani scambiarono per grettezza e per vanità il suo attaccamento ai "principî". In realtà il vecchio romantico, combattendo la costituzione del 1875, fondando nel 1876 con l'estrema sinistra il partito radico-socialista, mostrava di scorgere, di là dalle apparenze ingannevoli, la realtà storica profonda: la menzogna, per lui drammatica, di una repubblica senza l'ideale repubblicano.
Fondamentali per comprendere lo spirito e la vita di L. B. i 5 volumi di Questions d'aujourd'hui et de demain (Parigi 1873-1874). Vi è incluso il suo celebre Catéchisme des socialistes, apparso in brochure nel 1849. Quanto alla rivoluzione del 1848, il B. ha raccolto nei due volumi Histoire de la Révolution de 1848 (Parigi 1870) alcune delle sue cose più notevoli sull'argomento. Importante lo scritto polemico: 1848 Historical revelations inscribed to lord Normanby (Londra 1858). Oltre agli scritti già citati, si veda, a proposito dei suoi rapporti con Garibaldi, la lettera occasionata dai fatti di Bordeaux e soprattutto il discorso del 4 luglio 1875 (Discours polit., pp. 200-208). L'Histoire de dix ans fu subito tradotta in italiano (Lugano 1844-1845, voll. 8). Fra le testimonianze contemporanee non va trascurata quella di G. Sand, che del B. diede le caratteristiche fisiche e spirituali al protagonista del suo romanzo di brigantaggio siciliano, Piccinino.
Bibl.: Sul B. sono da vedere, oltre alle storie generali del socialismo ed ai lavori d'insieme sulla rivoluzione del '48, gli studî speciali di C. Robin, Parigi 1851; H. Castille, Parigi 1856; Barbou, 1880; L. Fiaux, Parigi 1882; C. Edmond, Parigi 1883; E. Courmeaux, 1884; M. Golliet, Parigi 1903; J. Tchernoff, Parigi 1904; E. Laurens, Parigi 1908; M. de Casenove, 1912; soprattutto i due buoni avviamenti di E. Renard, La vie et l'øuvre de Louis Blanc e Bibliographie relative à Louis Blanc, Tolosa 1922 (quest'ultima specialmente utile per l'attività giornalistica e parlamentare del B.). Vedasi pure A. Poggiolini, Ammiratori e giudici della Rivoluzione francese, Firenze 1901.