Jean-Louis (propr. Berthault, Jean-Louis)
Costumista francese, naturalizzato statunitense, nato a Parigi il 5 ottobre 1907 e morto a Palm Springs (California) il 20 aprile 1997. Fu molto apprezzato per i suoi abiti dalle linee morbide, con scollature che mettevano in risalto il primo piano delle interpreti; particolarmente innovativi si rivelarono quelli semitrasparenti, con perline di cristallo incastonate su stoffe leggerissime, che disegnò per Marilyn Monroe e per gli ultimi spettacoli di cabaret di Marlene Dietrich. È passato alla storia per il sensuale abito da sera indossato da Rita Hayworth nel numero Put the blame on Mame del film Gilda (1946) di Charles Vidor, ma ha lasciato un segno indelebile nel look di molte altre star degli anni Quaranta e Cinquanta, come Lana Turner, Elizabeth Taylor, Kim Novak, Judy Holliday, Judy Garland, Loretta Young, Joan Crawford, Gloria Grahame, Lucille Ball e Rosalind Russell. Fu candidato all'Oscar ben quattordici volte, ma ottenne il premio una sola volta, e per un film che non si può considerare tra i suoi più importanti, The solid gold Cadillac (1956; Una Cadillac tutta d'oro) di Richard Quine.
Conclusi gli studi all'École des arts décoratifs di Parigi, venne assunto come figurinista per la casa di moda francese Agnès Drecoll. Nel 1935 si trasferì a New York, dove lavorò sette anni per la statunitense Hattie Carnegie. Cominciò a lavorare per il cinema nel 1944, quando venne scritturato dalla Columbia Pictures come direttore del reparto costumi. Subito si misurò con il Technicolor e con la sensualità di Rita Hayworth di cui firmò i costumi in ben dieci film, a partire da Tonight and every night (1945; Stanotte e ogni notte) di Victor Saville. È rimasto celebre l'abito indossato dalla diva in Gilda, la cui fascia, stretta in vita e terminante in un fiocco, modellava morbidamente il corpo dell'attrice, appena uscita da una gravidanza; ma vanno ricordati anche i costumi ideati per The lady from Shangai (1948; La signora di Shanghai) di Orson Welles. Vestì con grande assiduità anche Kim Novak, che la Columbia lanciò al principio degli anni Cinquanta come l'erede naturale della Hayworth. Fu proprio per sottolineare questa continuità ideale che la casa americana affidò il suo look a J.-L., in una decina di film girati tra il 1954 e il 1960, tra cui Picnic (1955) di Joshua Logan e The Eddy Duchin story (1956; Incantesimo) di George Sidney. Poiché la Novak non sopportava stecche e sostegni rigidi, J.-L. disegnò per lei abiti da sera senza spalline, sostenuti da strisce collanti applicate direttamente sulla pelle.
Il grande costumista rimase alla Columbia fino al 1961, ma durante questo periodo lavorò talvolta anche con altre case di produzione. Fu chiamato per es. dalla Warner Bros. a sostituire Mary Ann Nyberg nel kolossal A star is born (1954; È nata una stella) di George Cukor, uno dei film più costosi della storia del cinema per quel che concerne i costumi, tra i quali resta memorabile quello di seta nera con cui la protagonista (Judy Garland) interviene alla cerimonia degli Oscar. Nel 1958 cominciò a collaborare con la Universal Pictures, per la quale vestì Doris Day e Lana Turner. Per la United Artists disegnò gli abiti di Marilyn Monroe in The misfits (1961; Gli spostati) diretto da John Huston. Specializzato nei film d'ambientazione contemporanea, raramente si occupò di epoche lontane, come nel caso di Song without end (1960; Estasi), film su F. Liszt affidato prima a Ch. Vidor, assertore della necessità di semplificare i costumi per avvicinarli a quelli moderni, poi a Cukor, più incline a rispettare la verosimiglianza storica.
Il regista con il quale J.-L. lavorò più spesso, in ben dodici film, fu Henry Levin. Fu inoltre abituale collaboratore di Cukor, Huston, Phil Karlson, Lloyd Bacon, Robert Rossen, e con minore frequenza anche di Douglas Sirk, Robert Aldrich, Nicholas Ray, John Sturges, Curtis Bernhardt, George Roy Hill, William Dieterle, Daniel Mann, Fritz Lang e Max Ophuls.
Nel 1961 aprì una propria sartoria di moda (la Jean-Louis Inc.) e da allora diradò i propri impegni cinematografici. Gli ultimi risalgono al 1973, per Lost horizon (Orizzonte perduto) di Charles Jarrott. Fu attivo anche in televisione e negli anni Cinquanta disegnò gli abiti da sera indossati da Loretta Young (che avrebbe sposato nel 1993) nei 52 episodi del suo programma The Loretta Young show per la National Broadcasting Company.
D. Chierichetti, Hollywood costume design, New York 1976, pp. 160-63; M. Delpierre, M. de Fleury, D. Lebrun, L'élégance française au cinéma, Paris 1988, pp. 69-78.