HAVELANGE, Jean Maria Faustin (João)
Laureato in legge, fu campione di nuoto carioca, paulista, brasiliano e sudamericano e prese parte ai Giochi Olimpici di Berlino nel 1936 e di Helsinki nel 1952. L'11 giugno 1974 fu eletto presidente della FIFA al 39° Congresso di Francoforte, sconfiggendo al ballottaggio Stanley Rous, e rimase al vertice del calcio mondiale fino al 1998. Per 24 anni ha gestito la Federazione mondiale come fosse una sua industria, nella ferma convinzione che il football fosse un prodotto da vendere, andando incontro alle esigenze dei compratori. Cercò di trasformare il calcio in uno spettacolo televisivo e propose di allargare le porte, di ridurre le squadre a dieci uomini, di far calciare i rigori da nove metri, di abolire il fuorigioco e di eliminare la barriera sulle punizioni. Pensò di far giocare i Mondiali ogni due anni anziché quattro e di dividere le partite in quattro tempi di 25 minuti ciascuno, per procurare più pubblicità e di conseguenza soldi: perché "l'interesse degli sponsor e delle televisioni è in continuo aumento e c'è bisogno di risorse finanziarie sempre più notevoli per assicurare lo sviluppo del calcio in tutti i continenti". Tentò insomma di fare del calcio un business e per buona parte ci riuscì. Proverbiali erano i suoi silenzi quando gli chiedevano notizie sui contratti e i conti della Federazione. I calciatori furono gli unici a contestarlo, primi fra tutti Maradona e Valdano, nel 1986, quando protestarono per gli orari delle partite ‒ fissati a mezzogiorno ‒ ai Mondiali del Messico. Havelange rispose sprezzantemente: "che vadano in campo a correre". Diceva di essere l'unico brasiliano a essere rimasto impassibile in occasione di Italia-Brasile dei Mondiali del 1994. Quando lasciò la presidenza della FIFA aveva 82 anni.