Belmondo, Jean-Paul
Attore cinematografico e teatrale francese, nato a Neuilly-sur-Seine (Parigi) il 9 aprile 1933. Uno dei simboli del cinema d'oltralpe degli anni Sessanta, scoperto e amato dalla Nouvelle vague, B. (detto Bébel) ha privilegiato i ruoli del malvivente o del poliziotto simpatico e scanzonato, che affronta la vita nei modi più spericolati affidandosi quasi esclusivamente alla dinamicità del suo corpo, asciutto ed energico, e a una recitazione fortemente mimica. Immagine complementare dell'altro divo francese di quel periodo, Alain Delon, B. si è sempre diviso tra il cinema d'autore e quello commerciale di genere. Nel primo filone, oltre alla collaborazione con grandi registi quali Vittorio De Sica, François Truffaut e Alain Resnais, spiccano i film di Jean-Luc Godard, che hanno permesso a B. di portare sullo schermo versioni simboliche e decostruite degli eroi del cinema noir statunitense. Sul secondo versante, l'attore, che non ha quasi mai varcato professionalmente i confini francesi, è stato diretto soprattutto da Jacques Deray, Philippe de Broca e Henri Verneuil, con i quali ha messo in scena un prototipo popolare di poliziotto duro e sbrigativo, o di delinquente atletico e un po' ruvido, ricco comunque di doti umane.
Figlio del noto scultore Paul Belmondo, Jean-Paul, dopo un'adolescenza turbolenta e un tentativo di dedicarsi al pugilato (il naso schiacciato rimarrà un tratto caratteristico indelebile), si iscrisse al Conservatoire national supérieur d'art dramatique di Parigi, per poi abbandonare il teatro in favore del cinema. Tra il 1957 e il 1958 apparve in diversi lungometraggi di carattere giovanilistico, tra cui Les tricheurs (1958; Peccatori in blue jeans) di Marcel Carné. La svolta della carriera fu consacrata da una delle prime opere della Nouvelle vague, À double tour (1959; A doppia mandata) di Claude Chabrol, che anni dopo dirigerà l'attore anche in Docteur Popaul (1972; Trappola per un lupo). Nel film del 1959 interpreta Laszlo Kovacs, personaggio ai limiti della legalità, cialtrone e sfrontato, che non solo anticipa certi ruoli tipici di B., ma che egli stesso riproporrà, con lo stesso nome ma con tratti più complessi, nel film d'esordio di Godard, À bout de souffle (1960; Fino all'ultimo respiro). In quest'opera B. si presenta sin dall'inizio come un delinquente sui generis, tanto disinvolto nell'esprimere i propri pensieri con lo stile degli slogan pubblicitari quanto capace di sparare a bruciapelo a un poliziotto. Fatta eccezione per due episodi isolati, quali La ciociara (1960) di De Sica, in cui B. è un intellettuale occhialuto, e Léon Morin, prêtre (1961; Léon Morin, prete) di Jean-Pierre Melville dove interpreta un sacerdote, l'attore trovò nei ruoli offertigli da Chabrol e Godard il registro espressivo a lui più consono, che seppe estendere al noir in Classe tous risques (1960; Asfalto che scotta) di Claude Sautet e in Le doulos (1963; Lo spione) di Melville, e alla commedia d'azione con Cartouche (1962) e L'homme de Rio (1963; L'uomo di Rio), entrambi di de Broca. Ma fu soprattutto il sodalizio con Godard che valorizzò le doti artistiche di B., connotandole di una vena ironica e anticonformista, e consentendogli di delineare uno stile che l'attore avrebbe fatto completamente suo successivamente, nell'ambito del cinema di consumo. Oltre al film d'esordio del regista, B. lavorò con Godard in Une femme est une femme (1961; La donna è donna) e in Pierrot le fou (1965; Il bandito delle undici): un viaggio quest'ultimo nell'universo cinematografico e letterario in cui l'attore, dimostrando ammirevoli qualità atletiche e canore, passa attraverso citazioni e personaggi, non tanto recitando un ruolo, ma esibendo la finzione stessa della recitazione. Nella seconda metà degli anni Sessanta fu il protagonista maschile di Le voleur (1967; Il ladro di Parigi) di Louis Malle e di La sirène du Mississippi i(1969; La mia droga si chiama Julie) di François Truffaut, ma il successo commerciale e di pubblico arrivò con Borsalino (1970) di Jacques Deray, a fianco di Alain Delon, film sulla malavita marsigliese degli anni Trenta. Insieme all'antagonista Alain Delon e a Jean-Louis Trintignant, B. ha trionfato negli anni Settanta come divo del thriller e del poliziesco francese: grazie a un duro allenamento, l'attore ha anche sviluppato un fisico che gli ha permesso di rilanciare e promuovere la sua immagine pubblicitaria. La scoumoune (1972; Il clan dei marsigliesi) di José Giovanni, Peur sur la ville (1975; Il poliziotto della brigata criminale) di Henri Verneuil, Flic ou voyou (1979; Poliziotto o canaglia) di Georges Lautner sono alcuni titoli di quel periodo, con i quali B. è riuscito a plasmare la sua carriera all'insegna dell'effigie di sé stesso, in un gioco manierista e consapevole che gli ha permesso di cimentarsi sia in interpretazioni parodistiche, come Le magnifique (1973; Come si distrugge la reputazione del più grande agente segreto del mondo) di de Broca, sia in prove d'autore come Stavisky (1973; Stavisky il grande truffatore) di Resnais. L'identificazione con il cinema d'azione e con un unico personaggio, seppur sfaccettato nelle varianti a un tempo popolari e colte, ha inevitabilmente condotto B., ormai non più giovane, a una flessione dell'attività nel decennio successivo, e a una trasformazione dei ruoli negli anni Novanta: quello in Itinéraire d'un enfant gâté (1988; Una vita non basta), il personaggio di Jean Valjean in Les misérables (1995; I miserabili) entrambi di Claude Lelouch, e quello di Léo in Une chance sur deux (1998; Uno dei due) di Patrice Leconte, in cui è nuovamente in coppia con Delon per una storia di sessantenni alla ricerca della figlia perduta. Dal 1987 l'attore ha ripreso l'attività teatrale con diverse performances; si ricordano, tra le altre, le interpretazioni di Kean di A. Dumas padre e di Cyrano de Bergerac di E. Rostand, diretto da Robert Hossein, con cui ha riscosso un grande successo. Nel 1963 B. aveva pubblicato un'autobiografia, Trente ans et vingt-cinq films.
G. Turroni, Jean-Paul Belmondo, Milano 1979; A. Grenier, Jean-Paul Belmondo, Paris 1985; P. Durant, Belmondo, Paris 1993.