Léaud, Jean-Pierre
Attore cinematografico francese, nato a Parigi il 5 maggio 1944. Con Anna Karina e Jean-Paul Belmondo è stato tra gli attori simbolo della Nouvelle vague: la sua recitazione malinconica, nervosa, quasi improvvisata segue infatti la libertà propria di quel movimento. Il suo nome è essenzialmente legato al cinema di François Truffaut e al personaggio di Antoine Doinel, protagonista di una saga di cinque film: Les 400 coups (1959; I quattrocento colpi), l'episodio Antoine et Colette di L'amour à vingt ans (1962; L'amore a vent'anni), Baisers volés (1968; Baci rubati), Domicile conjugal (1970; Non drammatizziamo… è solo questione di corna) e L'amour en fuite (1979; L'amore fugge). Piccolo di statura, dai gesti istintivi e lo sguardo inquieto, è stato frequentemente utilizzato anche da Jean-Luc Godard e da cineasti francesi (Philippe Garrell, Jean Eustache) o stranieri (Jerzy Skolimowski, Bernardo Bertolucci, Glauber Rocha) formalmente influenzati dalla Nouvelle vague. Nel 1966 ha vinto l'Orso d'argento come migliore attore al Festival di Berlino per Masculin, féminin (Il maschio e la femmina) diretto da Godard.
Figlio dello sceneggiatore Pierre Léaud e dell'attrice Jacqueline Perrieux, esordì giovanissimo sul grande schermo nel film in costume La Tour, prends garde! (1958; Agli ordini del re) di Georges Lampin prima di essere scelto, a 14 anni, da Truffaut per interpretare il ruolo di Antoine Doinel in Les 400 coups: da questo momento, e per un arco di circa vent'anni, attraverso precisi rimandi autobiografici, Doinel costituirà una sorta di 'doppio' del regista, in cui a sua volta L. si identificherà, seguendone lo sviluppo dall'adolescenza alla maturità (v. anche bambini). In questo primo film Antoine, cresciuto in un ambiente familiare difficile e studente in un'istituzione scolastica che lo rifiuta, attraversa gli spazi di una Parigi grigia, sempre in fuga con la sua inquieta solitudine. Il finale del film, con la corsa di Antoine verso il mare dopo l'evasione dal riformatorio, immortala il volto di L. come simbolo della Nouvelle vague: l'ultima inquadratura si chiude infatti con il primo piano del suo viso, lo sguardo fisso nell'obiettivo della macchina da presa. Ancora nel 1962, dopo essere stato uno dei protagonisti di Boulevard (1960) di Julien Duvivier, L. tornò a essere Doinel in Antoine et Colette. In questo episodio il protagonista, che ha 17 anni e lavora in una casa discografica, si innamora di Colette tanto da traslocare nella casa di fronte alla sua. In particolare, in una sequenza viene fissata indelebilmente l'immagine della timidezza e della profonda solitudine del personaggio: Antoine che, al primo invito a cena a casa di Colette, rimane a guardare la televisione con i genitori della ragazza mentre lei esce con un altro.
L'attore avviò poi un lungo sodalizio con Godard, inizialmente come aiuto regista non accreditato e interprete marginale in Alphaville (1965; Agente Lemmy Caution ‒ Missione Alphaville) e Pierrot le fou (1965; Il bandito delle undici). In seguito, invece, come protagonista in vari suoi film: impersonò Paul, un ragazzo che ha appena finito il servizio militare, cerca lavoro, parla di politica e di alienazione e vuole sposare Madeleine, un'aspirante cantante, in Masculin, féminin; l'assistente del detective in Made in U.S.A. (1967; Una storia americana); l'attore marxista-leninista che scopre il teatro di strada in La chinoise (1967; La cinese); Saint-Just in Week-end (1967; Week-end, un uomo e una donna dal sabato alla domenica); e lo studente colpito da una pallottola sparata da alcuni paracadutisti e salvato da una copia dei "Cahiers du cinéma" che tiene sotto il golf in Le gai savoir (1968; La gaia scienza). In queste opere, che costituiscono il passaggio alla fase più sperimentale e politica di Godard, L. rappresenta insieme l'ingenuità e l'entusiasmo, e per alcuni aspetti la ribellione dei suoi personaggi emblematicamente raffigura quello stesso spirito che animò le rivolte studentesche del maggio 1968. Nel frattempo fu anche il protagonista di Le départ (1967; Il vergine), opera prima del polacco Skolimowski, nel ruolo di un apprendista parrucchiere che ha la passione per le auto da corsa; e nel 1968, dopo essere stato l'interprete principale di La concentration di Garrell, impersonò per la terza volta Doinel in Baisers volés. In questo film Antoine, che ora ha 24 anni (l'età di Doinel coincide sempre con l'età di L.), è ancora alle prese con il proprio disagio sociale e il proprio turbamento sentimentale. Fidanzato con Christine, cambia spesso impiego e mentre lavora per un'agenzia investigativa, s'innamora della padrona di un negozio di calzature. L. recitò successivamente in Porcile (1969) di Pier Paolo Pasolini nella parte di un giovane che viene divorato dai porci, da lui preferiti agli umani, e in Der leone have sept cabeças, noto anche come Il leone a sette teste (1970) di Glauber Rocha, in quella di un prete. Tornò quindi a essere per la quarta volta Doinel in Domicile conjugal: Antoine, sempre inquieto, ha 26 anni, è sposato con Christine, è diventato padre, ma rischia di mandare in frantumi il suo matrimonio perché la moglie scopre la sua relazione con una ragazza giapponese. Oltre che nella saga di Doinel, L. venne diretto da Truffaut in Les deux anglaises et le continent (1971; Le due inglesi) e in La nuit américaine (1973; Effetto notte). Nel primo, una delle prove più mature dell'attore, interpreta il giovane Claude Roc che, all'inizio del 20° sec., instaura un drammatico triangolo amoroso con due sorelle inglesi. In La nuit américaine, invece, nel gioco di rispecchiamenti del cinema di Truffaut, L. impersona sé stesso che recita il ruolo di un attore insicuro che a sua volta deve interpretare un personaggio drammatico (un giovane sposo il quale medita di uccidere il proprio padre per gelosia) sul set del film Je vous présente Pamela, al fianco di una celebre attrice statunitense (interpretata da Jacqueline Bisset): l'adesione alla parte e gli spunti autobiografici di L. sembrano fondersi. L'instabilità sentimentale del suo personaggio (che è la stessa di Doinel) e la necessità di portare sullo schermo qualcosa di sé stesso da parte di L. costituiscono gli elementi propri di un metodo di avvicinamento al ruolo basato più sull'istinto che sulla tecnica.Dopo aver collaborato con Jacques Rivette nel dittico Out one: noli me tangere (1971) e Out one: spectre (1972) ed essere stato il regista fidanzato di Jeanne (Maria Schneider) in Ultimo tango a Parigi (1972) di Bertolucci, L. interpretò Alexandre, personaggio connotato da una profonda volontà distruttiva in una delle opere post Nouvelle vague più significative, La maman et la putain (1973) di Eustache. Alexandre, da un punto di vista ideologico, sembra fare definitivamente i conti con sé stesso dopo il Sessantotto. Con Eustache L. si mise completamente a nudo, rivelando le emozioni (quelle sue, quelle del suo personaggio) con una sincerità disarmante. Questo film sancì la fine della prima parte, quella più significativa, della sua carriera. In seguito L. dapprima accompagnò Doinel nella quinta e ultima fase della sua vita in L'amour en fuite, dove Antoine, che lavora in una tipografia come correttore di bozze, divorzia consensualmente da Christine e ripensa al suo passato. Quindi venne diretto da Bernard Dubois (Les lolos de Lola, 1975; Parano, 1981), Pupi Avati (Aiutami a sognare, 1981), Raúl Ruiz (Treasure Island, 1985, noto anche come L'île au trésor) e Benoît Jacquot (Corps et biens, 1986); inoltre tornò a lavorare con Godard nella parte dell'ispettore Neveu in Détective (1985) e per Catherine Breillat fu tra i protagonisti di 36 fillette (1987; Vergine taglia 36).Con l'inizio degli anni Novanta è però cominciata una nuova fase della sua carriera grazie ad Aki Kaurismäki e a Oliver Assayas. L. è invecchiato e si è appesantito, ma il suo sguardo è sempre inquieto e ribelle. Per il cineasta finlandese ha interpretato un uomo che decide di assoldare un killer per farsi uccidere dopo essere stato licenziato dalla ditta per cui ha lavorato per tanti anni, in I hired a contract killer (1990; Ho affittato un killer), e un industriale dello zucchero che si fa fare un ritratto dal pittore Rodolfo in Boheemielämää, noto anche come Scènes de la vie de Bohème (1992; Vita da bohème). Per Assayas invece è stato dapprima un lavoratore saltuario, legato a una giovanissima aspirante attrice, che dopo diversi anni ritrova il figlio in Paris s'éveille (1991; Contro il destino), e successivamente un regista, che scrittura la popolare attrice di Hong Kong Maggie Cheung per farle ricoprire la parte della protagonista nel remake di Les Vampires di Louis Feuillade, in Irma Vep (1996). Sempre negli anni Novanta, oltre a collaborare nuovamente con Garrel per La naissance de l'amour (1993), ha interpretato Personne ne m'aime (1994) di Marion Vernoux, Mon homme (1995) di Bertrand Blier e Pour rire! (1997; Per scherzo) di Lucas Belvaux. Ha poi disegnato efficacemente la piccola parte di un magistrato in Une affaire de goût (2000; Un affare di gusto) di Bernard Rapp; il ruolo di un giudice istruttore in preda agli incubi, François Marcorelle, in L'affaire Marcorelle (2000) di Serge Le Péron; e quello di un cinquantenne che, per motivi economici, deve tornare a fare il regista di film porno, in Le pornographe (2001; Il pornografo) di Bertrand Bonello.