WAHL, Jean
Filosofo e poeta francese, nato a Marsiglia il 25 maggio 1888. Compì gli studî liceali e universitarî a Parigi, avendo maestri Bergson, Boutroux, Brunschvicg, Rauh. Ottenuti l'aggregazione e il dottorato (1920), insegnò filosofia nei licei di Saint-Quentin, Nantes, Tours, Le Mans; poi nelle univ. di Besançon, Nancy, Lione. Durante la guerra fu gettato in carcere dai tedeschi; poi riuscì a raggiungere (1942) gli Stati Uniti, dove insegnò in un collegio del Massachusetts (1942-45). Al ritorno in Francia ha insegnato alla Sorbona (dal 1945); ha fondato e diretto il Collège philosophique (dal 1946).
In Philosophes pluralistes d'Angleterre et d'Amérique (1920), il suo primo libio, studiò talune correnti del pensiero anglosassone da Bradley a Russell; lo stesso anno apparve Du rôle de l'idée d'instant dans la philosophie de Descartes. Nell'Ètude sur le Parménide de Platon (1926) si enuncia ciò che sarà un motivo costante della filosofia di W.: lo sforzo di attenuare la divergenza tra sensibilità e ragione. Le malheur de la conscience dans la philosophie de Hegel (1929) è una delle prime e più importanti opere storiografiche intese a rivalutare il pensiero giovanile di Hegel. Vers le concret (1932) raccoglie tre saggi su James, Whitehead, Marcel. Études kierkegaardiennes (1938), fondamentali per l'interpretazione dell'opera di Kierkegaard, segnano l'inizio del dominante interesse storico-critico per la filosofia dell'esistenza. Seguono: Existence humaine et transcendance (1944); Petite histoire de l'existentialisme (1946); Tableau de la philosophie française (1946); Poésies, pensée, perception (1948); The philosopher's way (1948); Jules Lequier (1948); Esquisse pour une histoire de l'existentialisme (1949); La pansée de l'existence (1952). Il vasto Traité de métaphysique (1953) è il suo lavoro di maggiore importanza speculativa. L'atteggiamento problematicistico, lo sforzo di congiungere poesia e filosofia, evidente anche nell'attività poetica del W. (Connaître sans connaître, 1944, Poèmes, 1945 e 1951), si concludono nell'esaltazione del silenzio come estasi. Le più recenti meditazioni si concretano in un'analisi delle categorie esistenziali (1954); in Vers la fin de l'ontologie (1956) ove emerge con piu chiarezza la negazione della metafisica se intesa in senso gnoseoontologico; in altri studî sull'esteticità e il pensiero (Essence et phénomènes. La poésie comme source de la philosophie, 1958; Défense et élargissement de la philosophie. Le recours aux poètes, 1958); e nell'attenzione rivolta a Nietzsche e alla fenomenologia di Husserl, in particolare alla sua opera postuma (1958).
Bibl.: G. Lorris, D'un prétendu renouveau poétique, in Confluences, II (1942), 10; G. Blin, La non-philosophie de J.W., in Renaissance, 1946, 51; G. Bataille, De l'existentialisme au primat de l'économie, in Critique, 1947, XIX e 1948, XXI; I. Mancini, La metafisica "sentimentale" di J. W., in Rivista di filosofia neoscolastica, 1954; F. Alquié, J. W. et la philosophie, in Critique, 1954.