Fletcher, Jefferson Butler
Allievo del Norton, professore di letteratura comparata alla Columbia University, F. (1865-1946) ha indicato altre vie di ricerca e di approfondimento al dantismo americano, dando più coerente unità e sviluppo ai vari filoni d'interpretazione in chiave simbolista, cioè a componenti mai assenti, del resto, nella tradizione culturale nord-americana in genere.
I risultati del F. sono principalmente affidati a due libri: Dante (New York 1916) e The Symbolism of the D.C. (ibid 1921). F. costruisce uno schema d'interpretazione unitaria che dovrebbe dar conto di tutta quanta l'opera dantesca concepita come una sorta di confessione agostiniana articolata attraverso una varietà di opere anziché in un unico libro. Il piano della Commedia è d'ordine rigorosamente simbolico-religioso. E l'opera di D., dalla Vita Nuova alla Commedia, è lo sviluppo di una " progressione graduale ", che da uno " stato mentale soggettivo " confluisce e s'esalta " in un oggettivismo universale ". Come in s. Paolo e in s. Agostino, lo scopo fondamentale non è nella presentazione delle passioni umane, ma è l'esaltazione di Dio attraverso un'esperienza soggettiva e, nel tempo stesso, oggettivamente esemplare. F. si chiede perfino se alla base della " visione " non debba parlarsi di reali esperienze mistiche di Dante. Il Paradiso diventa così, in certo modo, la prima cantica, " la prima nella mente di Dante fin dall'inizio del suo sforzo creativo ".
F. ha dato anche una traduzione della Commedia (New York 1931). Nell'introduzione egli sostiene la necessità di non rinunciare alla terza rima, se si vuole veramente " catturare lo spirito dell'arte di Dante ". Ma essendo " l'inglese lingua povera di rime " e poiché " mal tollererebbe forme di rime ritornanti ", F. adottò una terza rima mutilata, saltando la rima tra il secondo verso di una terzina e il primo della seguente, con risultati di compromesso, benché talvolta non privi di efficacia.