OSORIO, Jeronimo
Vescovo di Algarve, umanista, teologo e storico portoghese, nato a Lisbona nel 1506, morto a Tavira in Algarve il 24 agosto 1580. Figlio d'un giureconsulto che era stato funzionario in India, andò a studiare arti e diritto civile a Salamanca e ivi, disgustato degli studî e deluso nel desiderio di divenire cavaliere di Malta, abbracciò lo stato ecclesiastico. Nel 1525 si recò a studiare filosofia a Parigi, dove strinse relazione con alcuni dei fondatori della Compagnia di Gesù, e teologia a Bologna. Tornato in patria, ebbe la protezione del principe Luigi, figlio di Emanuele I, cultore delle lettere e delle scienze, e divenne suo segretario e precettore di suo figlio naturale Antonio, ottenendo le rendite d'una parrocchia. In quest'epoca compose alcune delle sue opere di teologia. I libri De nobilitate civili e De nobilitate christiana uscirono in un volume a Lisbona nel 1542, il De gloria nel 1549, il De vera sapientia soltanto nel 1578. Da tali opere l'O. ritrae fama di teologo e soprattutto di latinista insigne, ricevendo il soprannome di "Cicerone portoghese", benché l'abuso della ridondanza ciceroniana gli valesse le critiche di Francesco Bacone, le quali tuttavia furono compensate dalle citazioni laudative di J.-A. de Thou. Un'epistola diretta alla regina Elisabetta (Lisbona 1562) e una refutazione di Walter Hadden fecero conoscere in Inghilterra il nome dell'O. Morto il principe Luigi nel 1555, l'O. trovò un protettore nel fratello di lui Enrico (poi cardinale e più tardi re), il quale, essendo arcivescovo di Evora, lo nominò arcidiacono della propria sede (1560) e più tardi, assunta la reggenza del regno, vescovo di Silves in Algarve (1564). Per ordine di lui l'O. scrisse un trattato di teologia, De regis institutione et disciplina (Lisbona 1571). Delle sue lettere in portoghese si ricordano quella diretta a Caterina d'Austria, vedova di Giovanni II e nonna del re Sebastiano, per indurla a non abbandonare la reggenza, il che sul principio gli attirò il risentimento del cardinale (v. enrico 1 re di portogallo), e quella diretta al re Sebastiano, nella quale lo sconsiglia dal tentare l'impresa di Africa con forze inadeguate (1574). Ma l'opera capitale dell'O. è la storia del re Emanuele (De rebus Emmanuelis regis gestis, Lisbona 1571) dedicata al figlio di lui, il cardinal Enrico, per iniziativa del quale egli dichiarava d'averla composta in latino. L'O. vi si mostra storico imparziale, e stigmatizza alcune azioni di Emanuele, come l'espulsione e conversione forzata degli Ebrei. Nel 1576 l'O. si recò a Roma a visitarvi Gregorio XIII, a cui dedicò il De vera sapientia, e ottenne il trasferimento della sede della sua diocesi da Silves a Faro. Nelle Cortes di Almeirim, discutendosi la questione dinastica, si dichiarò in favore del re di Spagna Filippo II, benché il suo antico discepolo Antonio, allora priore degli ospedalieri del Crato, avesse posto la propria candidatura.
Le opere complete dell'O. (Opera omnia, voll. 4, Roma 1592) sono state pubblicate da un suo nipote, canonico di Evora, anch'egli chiamato Jeronimo Osorio.