SKOLIMOWSKI, Jerzy
Regista cinematografico polacco, nato a Varsavia il 5 maggio 1938. Un'infanzia durissima − il padre morì in campo di concentramento, la madre partecipò alla resistenza antinazista − favorì il sorgere di sentimenti di rivolta e di rivalsa che lo spinsero a respingere il plumbeo moralismo imperante nella Polonia comunista. Camuffato da teppista (''huligano''), propagandava musica jazz e recitava in teatrini versi irrispettosi di sua invenzione. Il regista A. Wajda lo invitò a collaborare alla sceneggiatura di Niewinni czarodzieje (Ingenui perversi, 1960) che recepiva l'atteggiamento, fra annoiato e sconfortato, dei giovani cresciuti nel dopoguerra polacco. Indirizzato alla scuola di cinema di Łódź, vi conobbe R. Polanski e con lui scrisse la sceneggiatura di Noz w wodzie (Il coltello nell'acqua, 1962) che, per il tratto distaccato e feroce, fa capire all'estero che anche in Polonia, come nel resto d'Europa, sta affermandosi una nuova, combattiva generazione di cineasti decisi a distruggere le formule consolidate. Fra essi spiccava S. che, nel disegnare (talvolta anche come interprete) figure di ragazzi che non sanno amare neppure se stessi e sbriciolano quanto capita loro in mano, si affidava ad annotazioni stravaganti, sovente di sicuro rilievo umoristico, assecondate da un'attraente disinvoltura linguistica (vedi Walkower, 1965; o Bariera, 1966).
Invitato in Belgio, dove nel 1967 diresse il divertente Le départ (Il vergine; Orso d'oro al festival di Berlino), alla fine del 1968 S. scelse il mondo occidentale dove certi slogan giovanili (come ''La fantasia al potere'') allora di moda parevano confortare la sua poetica di beffardo ribelle. Pur non respingendo occasioni anche facili, alimentò con Wajda e Zanussi una sorta di cinema polacco dell'esilio ben rappresentato da Moonlighting (1982) dove, con inventiva che quasi mai viene meno, si racconta di quattro muratori polacchi spediti a ristrutturare la casa di un membro del partito, a Londra, per loro paese di Bengodi, ricco di merci in vendita e arido nei sentimenti; toccando la corda del grottesco, S. sfiora qui la commozione e il comico senza mai aderirvi per intero. Meno significativi, ma spesso curiosi, altri film realizzati all'estero: distinto da persuasiva agilità narrativa, con un'ossessiva descrizione ambientale, è Deep end (La ragazza del bagno pubblico, 1970); di avvincente costruzione, con impennate da cinema d'autore e concessioni al consueto romanzo di caratteri, appare The Lightship (La nave faro, 1985); affaticato nella sua anonima sontuosità risulta Acque di primavera (1989), di produzione italiana, tratto da un romanzo di I.S. Turgenev; e Ferdydurke (1991), presentato alla 48ª mostra di Venezia, nel 1991.
Bibl.: F. Borin, Jerzy Skolimowski, Firenze 1987.