Jiroft. –
Centro abitato dell’Iran sud-orientale, presso il quale scavi archeologici, condotti a partire dai primi anni del 21° sec., stanno riportando alla luce resti di una città, sede di una complessa civiltà che sembra precedente a quella sumerica (III millennio a. C.). Secondo alcuni archeologi J. sarebbe da identificare con Aratta, centro che nei testi sumerici era ricordato come simbolo di eccellenza e luogo di straordinaria opulenza e sfarzo. La scoperta è avvenuta casualmente nel 2001, quando contadini dissotterrarono alcune sepolture dell’età del Bronzo, contenenti oggetti preziosi, che furono immediatamente immessi sul mercato antiquario. Dopo un periodo di scavi non ufficiali, che portarono alla luce migliaia di manufatti esportati clandestinamente, hanno preso avvio ricerche sistematiche condotte da una missione internazionale che hanno rivelato resti della città (con la cittadella amministrativa, il tempio, i quartieri residenziali e i luoghi di lavoro) e delle necropoli. La zona era particolarmente idonea in antichità allo sviluppo di un insediamento umano per le favorevoli condizioni geografiche e climatiche: presenza di terra fertile, facile da coltivare, abbondanza di acqua, vicinanza a zone estrattive e minerarie di primaria importanza. Da queste si ricavava, per esempio, la clorite, la pietra verde con cui vennero realizzati i numerosi vasi decorati a bassorilievo, che sono tra gli oggetti più caratteristici di questa civiltà. Di forma e funzione diversa, questi oggetti presentano ricchi ornati, da leggere come riflessi di misteriosi miti locali: animali selvaggi e pericolosi (leoni, serpenti, leopardi, aquile, scorpioni), figure umane e piante rigogliose, come le palme da dattero, che ancora caratterizzano fortemente il paesaggio della regione. Nel sito sono state inoltre trovate tavolette di argilla iscritte, per le quali si è ipotizzata una datazione alla prima metà del III millennio a. C. e che sono ritenute prove di una scrittura più antica di quella dei Sumeri in Mesopotamia.