HEIBERG, Johan Ludvig
Poeta danese, nato a Copenaghen il 14 dicembre 1791, morto il 25 agosto 1860 a Bonderup. Figlio di Peter Andreas H. (v.) e di Thomasine Gyllembourg (v.), marito di Johanne Luise Pätges (la maggiore attrice del suo tempo e squisita interprete delle sue opere), fu fra il 1825 e il 1840 lo scrittore che diede il tono alla letteratura danese. Spirito chiaro, arguto, temperamento riflessivo, educato al culto dell'"esprit" nei salotti dei Rahbek, della Brun, della madre, si sottrasse facilmente al pathos romantico, di cui son tracce solo nel suo primo libro (Marionettheater, 1814; dov'è, insieme con un dramma lirico, un rifacimento del Don Juan di Molière); e già in Julespøg og Nytaarsløjer (Scherzi di Natale e divertimenti di Capodanno, 1817) rivelò il suo spontaneo gusto per il tono leggiero nella poesia, per la parola caustica, per la forma elegante. In tre anni di soggiorno presso il padre a Parigi, confermò questo suo gusto, raffinandolo dal lato formale attraverso una ricca esperienza letteraria; poi, divenuto professore a Kiel (1822), sistemò su Hegel, in filosofia e in estetica, il suo pensiero dominato dal convincimento che l'ideale è nella realtà. Nacque così quel suo "realismo poetico" che, mentre restaurava il perduto senso della forma e riavvicinava la letteratura alla verità e alla vita, d'altra parte salvava alla poesia l'intimità del sentimento già conquistata dai romantici, creando l'atmosfera spirituale e artistica in cui Blicher compose le sue novelle e Andersen le sue fiabe. I vaudevilles, con i quali H., dopo il suo ritorno a Copenaghen (1825), rinnovò la commedia danese (Kong Salomon og Jørgen Hattemager, Re Salomone e Jørgen cappellaio, 1825; Aprilsnarrene, Follia d'aprile, 1826; Recensenten og Dyret, Il recensente e l'animale, 1826; Et Eventyr i Rosenborg Have, Un'avventura nel giardino di Rosenborg, 1827; De Uadskillelige, Gl'inseparabili, 1827; e più tardi Nej, No, 1836), con la loro scherzosa levità di composizione, nella quale la comicità realistica della scena parlata è avvivata dal limpido getto della musica ora sentimentale ora comica dei couplets, furono la prima forma in cui H. diede realtà alla sua idea (v. anche il saggio teorico di H.: Om Vaudevillen son dramatisk Digtart, Sul vaudeville come forma di poesia drammatica, 1826). Nel melodramma Elverhøj (Col degli Elfi, 1828) la stessa forma accoglie un'ispirazione seria, sopra un motivo d'alta poesia, attinto alla leggenda nazionale. E altri drammi o melodrammi seguirono: tra cui Alferne (Gli Elfi, 1855), attinto a una novella di Tieck; Syvsoverdag (1840), ricco di bei momenti lirici. Ma per oltre un decennio - divenuto il H. professore nella scuola superiore militare; filosofo (Om Philosophiens Betydning for den nœrvœrende Tid, Sull'importanza della filosofia nei prossimi tempi, 1833; Grundtrøek til Philosophi, Elementi fondamentali di filosofia, 1832); fondatore di riviste (Perseus, Journalfor den spekulative Idé, 1837-38); fondatore di giornali (Kjøbenhavns flyvende Post, 1827-30); Interimsblade, 1830 segg.; Intelligensblade, 1840 e segg.); critico letterario; critico teatrale - la sua attività massima fu quella di legislatore del gusto nella sua patria. Tendenze speculative e critiche (Svend Dyrings Hus, La casa di S. V., 1837; Lyrisk Poesi, 1843; Bellman som komisk Dityrambiker, 1843, ecc.) e ispirazione poetica si fusero ancora per un momento, in una viva rinascita di poesia (Nye digte, 1841, fra cui vedi particolarmente En Sjael efter døden, Un'anima dopo la morte; e il ciclo Nygifte, Novelli sposi), con una calma meditativa nel tono e nel senso di umanità, che segnano forse il più alto momento nella storia del suo spirito. Poi, divenuto direttore del teatro (1849-56), poté assistere ancora, senza comprenderli, al sorgere degli astri di Ibsen, di Bjørnson, che segnavano, con l'avvento dei nuovi tempi, il definitivo suo tramonto.
Opere: Skrifter; Breve fra og til J. L. H., Copenaghen 1862.
Bibl.: J. L. Heiberg, J. L. H. Et Liv, genoplevet i Erindringen, Copenaghen 1861; P. Hansen, J. L. H., Copenaghen 1867.