RUNEBERG, Johan Ludwig
Scrittore finlandese, di lingua svedese, nato a Jacobstad (Pietarsaari) il 5 febbraio 1804, morto a Borgå (Porvoo) il 6 maggio 1877. Maggiore di due fratelli e tre sorelle, dopo un'adolescenza serena, allietata dalla caccia e dalla pesca, dalla vita all'aperto e dalla compagnia dei condiscepoli nella scuola di Vasa, dove compose i suoi primi versi, si trovò, alla morte del padre (1828), in difficili condizioni economiche e dové accettare, a Åbo e poi a Saarijärvi, un posto di precettore. Il soggiorno a Saarijärvi, nel cuore della Finlandia, gli procurò le nuove impressioni di un paesaggio cupo e grandioso e di una semplice e caratteristica vita degli umili che riprodusse poi con tanta efficacia nei suoi racconti e poesie: a cominciare dalla novella Saarijärvis Paavo (Paolo di z.). Se nel primo fascicolo dei Dikter (Poesie, 1840) e specialmente in uno dei più estesi (Svartsjukans nätter, Notti di gelosia) l'influenza del Tegnér si fa qua e là sentire, il R. si afferma poeta originale negli "Idillî" sia lirici sia epici, tutti pervasi da un fresco e vivace sentimento della natura: Grafven i Perho (Il conte di P., 1831), tragico episodio di amor fraterno innalzato ad amor di patria; Julqvällen (La sera di Natale); Elgskyttarne (I cacciatori di alci, 1832: acclamatissimo); Hanna (1836, esaltazione lirica dell'amore), tutti e tre in esametri e solo per la forma affini al Hermann und Dorothea goethiano e alla Luise del Voss; mentre nessun altro influsso straniero (il suo interesse per la Musa popolare esotica si manifesta nei Serviska Folksänger, Canti popolari serbi, rifatti sulla versione tedesca di P. von Goeze) tolse mai al suo genio poetico di restare profondamente originale e nazionale: come nella novella Nadeshda (1841, di argomento russo, non senza tracce di byronismo), nel breve e potente epos Kung Fjalar (Il re F., 1844, che ricorda insieme Ossian e l'Edipo re, e sembra contemperare l'idea pagana dell'"invidia degli Dei" con la cristiana della "grazia"); e finalmente nella tragedia Kungarne på Salamis (I re a S., con qualche tratto shakespeariano), cominciata circa il 1843, ma compiuta solo nel 1863. Nel ventennio d'intervallo il poeta si dedicò intieramente al suo capolavoro, Fänrik Ståls Sägner (I racconti dell'alfiere Stål, prima parte 1842, seconda 1860), specie di Romancero polimetro della seconda guerra (1808-9) che la Finlandia e la Svezia unite combatterono contro la Russia. Sono 35 quadri di eroico valore, di devozione e fedeltà, di patriottismo, che si svolgono in altrettante "ballate", formando il più insigne monumento poetico che sia stato mai innalzato alle due nazioni e che trova la più alta e commossa espressione nel canto introduttivo Vårt land (Il nostro paese) divenuto, dal 1848 in poi, l'inno nazionale, musicato da Fr. Pacius.
Il R. ebbe ad amici i primi fennofili e appartenne al "Lördagssällskapet" (Società del venerdì, dal 1830) insieme a uomini quali E. F. Nervander, F. Cygnaeus, J. V. Snellman, M. A. Castrén, E. Lönnrot, Z. Topelius e J. Tengström, vescovo di Åbo, del quale il poeta aveva sposato (1831) la figlia Fredrika (1807-79), letterata anch'essa e una delle prime rappresentanti, più con la penna che con l'azione, del movimento femminista. Nell'università della nuova capitale Helsingfors e poi a Borgå, dove si trasferì nel 1837 e dove passò i quarant'anni successivi, insegnò latino e greco. Dobbiamo anche ricordare, come importante per la storia del giornalismo letterario (la politica ne era allora esclusa) la fondaz. one del Helsingfors Morgonbladet (il R. ne fu redattore-capo per 5 anni, dal 1832), che contribuì anche al risveglio del sentimento patriottico e in cui pubblicò varie sue poesie, la commedia Friaren från lartdet (Lo sposo campagnuolo), le vivaci novelle poi accolte negli Smårre berättelser (Novelle minori) e il notevole saggio Några ord om nejderna, folklynnet och lefadssättet i Saarijärvi socken (Qualche parola sui dintorni, sull'indole e la vita del popolo della parrocchia di S.).
Il R. è l'interprete maggiore dell'idea patriottica finnica, il più grande pittore delle bellezze naturali e dei costumi del suo popolo. Come tale lo esaltarono, nei discorsi tenuti sul suto feretro, due nobili spiriti della sua terra, J. V. Snellmari e Z. Topelius.
Bibl.: F. Cygnaeus, Om Fänrik Ståls sägner: betraktelser (Considerazioni sui Racconti dell'alfiere S.), 1861; C. G. Estlander, R.' skaldskap (L'arte poetica di R.), 1902; W. Söderhjelm, J. L. R., 1904-06 (trad. in finnico di H. Setälä e O. Manninen, 1904-08); Ruth Hedvall, R.'s poetiska stil, 1915; I. A. Herkel, J. L. R., 1926; R. Hedvall, J. L. R., och hans dikting (R. e la sua poesia), 1931; A. Simelius, J. L. R. opettajana (R. come maestro), 1932.