ECKERMANN, Johan Peter
Scrittore tedesco, nato a Winsen presso Hannover il 21 settembre 1791, morto a Weimar il 3 dicembre 1854. Deve esclusivamente la sua fama ai Gespräche mit Goethe in den letzten Jahren seines Lebens (voll. I e II, 1836; III, 1848), uno dei libri di più alta e chiara saggezza che la letteratura moderna possiede (v. goethe); e fu per molto tempo considerato come l'ingenuo famulus, il quale aveva avuto il merito di raccogliere le parole del Goethe, forse senza sempre capirle, ma appunto perciò senza essere tentato mai di alterarle. Le più recenti indagini hanno invece modificato alquanto la sua immagine. Era una natura passiva e incapace di personale indipendenza, ma sensibile, aperta alle idealità, seria e operosa. Nato d'umile condizione e costretto a stentar la vita facendo lo scrivano, dopo avere combattuto come volontario nella guerra del 1813-14, a ventiquattr'anni entrò in un ginnasio per imparare le lingue classiche. E alla letteratura si diede per passione, studiando faticosamente, con sacrificio tenace, in margine al duro lavoro quotidiano. Il Goethe aveva, fra gli altri doni, quello d'intuire gli uomini e di scegliersi, quasi per istinto, di volta in volta i compagni di vita che, nella sua disposizione di spirito, gli occorrevano; e quando l'Eckermann gl'inviò, nel 1822, il manoscritto di una sua raccolta di saggi - Beiträge zur Poesie mit besonderer Hinweisung auf Goethe - il Goethe non soltanto ne promosse la pubblicazione presso il Cotta (1823), ma, entrato con lui in rapporti personali, se lo prese a fianco, e ammettendolo entro il mondo gelosamente chiuso del suo quotidiano lavoro, ne fece il confidente di tutti i suoi sentimenti e pensieri, con il quale conversava come con un'eco di sé medesimo. Con l'impressione "quasi d'esser perennemente assiso alla mensa degli dei", l'E. gli visse così, per nove anni, accanto, ripagandolo con una devozione senza limite. E anche dopo che il Goethe morì, continuò a vivere di lui e per lui, fra le sue memorie: riordinò le sue carte; curò la nuova grande edizione delle sue opere (1839-40): con un disinteresse così assoluto, che, malgrado i molti onori ricevuti, nell'ultima parte della vita ricadde in dura miseria, nella quale anche la sua mente, stanca, finì con l'ottenebrarsi. La registrazione che egli fece dei pensieri e giudizî del Goethe non è stata puramente meccanica, materiale; e in singoli particolari il pensiero del Goethe appare talvolta esposto in termini che non possono non suscitare gravi dubbî; ma lo spirito del Goethe è tuttavia vivo e presente nell'opera, riprodotto nell'insieme, con una fedeltà sostanziale innegabile, e con una semplicità d'animo, in cui la parola del Goethe, echeggiando, è riuscita spesso a serbare la schiettezza del suo accento.
Ediz.: Le edizioni migliori dei Gespräche sono quelle di E. Castle, con commento, voll. 2, Berlino 1917, e di H. Houben, Lipsia 1925. Esiste una traduzione italiana in 2 voll. (Bari 1914).
Bibl.: J. Petersen, Die Entstehung der E. schen Gespräche mit Goethe und ihre Glaubwürdigkeit, 2ª ed., Berlino 1925; H. Houben, J. P. E., sein Leben für Goethe, nach neuaufgefund. Tagebüchern und Briefen, Berlino 1925-1928.