BASEDOW, Johann Bernhard
Poligrafo tedesco, nato ad Amburgo l'11 settembre 1723, morto a Magdeburgo il 25 luglio 1790. Dopo aver studiato al ginnasio accademico della sua città natale, dove ebbe insegnante il Reimarus, e all'università di Lipsia, si recò come precettore in casa del consigliere privato von Qualen nel Holstein. L'insegnamento gli rivelò la sua vocazione pedagogica e lo indusse a tentare i primi assaggi del suo metodo naturale, che si propone già d'illustrare e di contrapporre ai metodi tradizionali nella dissertazione dottorale (Inusitata et optima honestioris iuventutis erudiendae methodus, Kiel 1752). Nel 1753 egli venne chiamato, come professore di morale e di letteratura, e poi anche di teologia, all'Accademia dei nobili di Sorö, nell'arcipelago danese. Nel 1758 pubblicava la Practische Philosophie für alle Stände. Impelagatosi in aspre polemiche col Lessing, da cui uscì malconcio, e con colleghi dell'accademia, nel 1761 il governo danese fu costretto a trasferirlo ad Altona, dove pubblicò la Philalethie (1764), il Theoretische System der gesunden Vernunft (1765), la Hauptprobe der Zeiten (1767), e altri scritti polemici, che rinfocolarono sempre più le ire e le avversioni contro di lui. Disamoratosi dell'insegnamento, e passato nel 1771 al servizio del principe di Anhalt Dessau, si dedicò interamente alla divulgazione delle sue idee di riformatore filantropico, attendendo per circa un decennio a promuovere con gli scritti e con la propaganda orale una radicale trasformazione dei metodi e delle istituzioni scolastiche, che l'illuminismo trionfante non era ancor riuscito a svincolare dalle ritorte in cui l'avevano avvinto il dogmatismo protestante e un classicismo ormai esangue e pedantescamente vuoto di anima. Grande scalpore, del tutto sproporzionato al merito dell'opera, suscitò la sua Vorstellung an Menschenfreunde und vermögende Männer über Schulen, Studien und ihren Einfluss in die öffentliche Wohlfahrt (1768), cui tuttavia si deve riconoscere il pregio di aver dato chiara espressione, sebbene in forma enfatica e ampollosa, alle esigenze culturali della media borghesia che si affacciava alla ribalta della vita sociale tedesca. Ad esso tennero dietro il Methodenbuch für Väter und Mütter der Familien und Völker (1770), il Libro elementare per la gioventù, i suoi insegnanti ed amici tra le classi civili (1770), rifusi poi nell'Elementarwerk (1774), enciclopedia intuitiva per l'infanzia e la gioventù.
B. è il più noto epigono della pedagogia illuministica tedesca. Indifferente a qualsiasi preoccupazione speculativa, la sua filosofia si riduce a un'accolta di principî dell'illuminismo contemporaneo. La filosofia per lui non è problema da risolvere, ma risultato da diffondere a beneficio di chi brancola ancora nelle tenebre dell'errore e della superstizione. Vuole sottratta l'educazione all'influenza diretta della chiesa e affidata allo stato, concepito secondo lo spirito del dispotismo illuminato come benefico diffonditore di lumi. L'educazione deve promuovere la felicità dell'educando; donde la tendenza a ridurre a semplice strumento di educazione utilitaria e moralistica la religione, l'arte, la storia e le scienze stesse. L'inadeguatezza dei principî da cui muove gl'impedisce quasi sempre di proporre soluzioni convenienti dei problemi che discute. Egli mette bene in risalto la pedanteria e il formalismo dell'educazione classica, ma le contrappone un rozzo ideale di polimatia informe e caotica. Ha ragione di ribellarsi contro le deformazioni catechistiche dell'insegnamento religioso, ma la religione naturale, ch'egli vorrebbe contrapporre al credo tradizionale, non può avere nessuna presa sull'anima dell'educando, perché è una vuota astrazione. Confuta con osservazioni anche assennate l'arido insegnamento grammaticale e rettorico delle scuole, ma l'insegnamento naturale delle lingue ch'egli propugna, facile e piacevole, non ha più alcuna azione disciplinatrice sugli spiriti. Finalmente ha ben diritto di proclamare la necessità di affiatare maggiormente la scuola con la vita, ma confonde la spontaneità e la concretezza della cultura con un grossolano empirismo didattico e spesso anche con complicati artifizî, che non sono meno repugnanti all'anima infantile e meno innaturali delle pedanterie classicistiche. E che, nonostante i consensi ottenuti, alla magniloquenza dei propositi il B. non fosse in grado di far seguire un'ordinata e organica opera di ricostruzione didattica, è attestato anche dalla poco gloriosa storia del suo Filantropino, "officina di sensi umanitarî e di buone cognizioni", aperto da lui il 27 dicembre 1774 a Dessau, ma decaduto rapidamente e chiuso nel 1793.
Bibl.: A. Pinloche, La réforme de l'éducation en Allemagne au dix-huitième siècle. Basedow et le philanthropinisme, Parigi 1889, rimaneggiata nell'ed. tedesca del 1896; R. Diestelmann, Basedow, Lipsia 1897; A. Piazzi, L'educazione filantropica nella dottrina e nell'opera di G. B. Basedow, Milano 1920 (con ampî ragguagli bibliografici).