GOTTSCHED, Johann Christoph
Scrittore tedesco, nato il 2 febbraio 1700 a Judithenkirche presso Königsberg, morto il 12 dicembre 1766 a Lipsia. Studiò teologia e filosofia a Königsberg; passò poi a Lipsia come libero docente e v' insegnò in seguito poesia, logica e metafisica all'università, della quale fu cinque volte rettore. Fu molto attivo e battagliero come letterato e come scrittore; suo intendimento era dare ai Tedeschi una letteratura che rispondesse allo spirito del tempo (Aufklärung) e, sollevandosi al disopra della rozzezza e Formlosigkeit in cui col malgusto secentesco era caduta, potesse reggere il confronto con quella di altre nazioni, la francese in primo luogo. Credette di poter raggiungere il suo scopo sottoponendo la poesia e i poeti a regole fisse e a chiare, precise norme: regole e norme che egli derivava dagl'insegnamenti del Boileau e dalla produzione dei classici francesi.
Del 1730 è il suo Versuch einer kritischen Dichtkunst. Né limitò la sua campagna agli scritti teorici per le persone colte per le quali fissò le regole della lingua (Deutsche Sprachkunst, 1748), ma cercò di convincere più ampî strati sociali. A questo scopo si servì delle riviste che egli seppe dirigere con abile e lucida mente di organizzatore: Die vernünftigen Tadlerinnen, 1725-26; Der Biedermann, 1726; Beiträge zur kritischen Historie der deutschen Sprache, Poesie und Beredsamkeit, 1732-44, quest'ultima maggiormente rivolta ai letterati. Oltre a ciò seppe sviluppare un'attività d'indole pratica; nella sua battaglia per liberare il teatro tedesco dalle abitudini dell'età barocca e della commedia dell'arte e per educare il gusto del pubblico a una produzione sul tipo di quella classica francese si servì dell'attrice Karoline Neuber e della compagnia di comici da questa diretta. Con la Deutsche Schaubühne, nach der Regeln der alten Griechen und Römer eingerichtet (voll. 6, 1740-45) vi provvide il repertorio.
La sua autorità fu grandissima e durò decennî. Contro di lui si levarono in particolar modo il Bodmer, il Breitinger e i collaboratori ai Bremer Beiträge (J. E. Schlegel, Cramer, Gellert) e con opera definita il Lessing. Essi seppero colpire nel vero combattendo nel G. la sua limitatezza e insensibilità artistica e quel concetto che tutto si potesse imparare, anche l'arte, e che la poesia altro non fosse che un' esercitazione in versi. Scrisse anche drammi, fedelissimi alle sue regole; di essi si ricorda soprattutto Der sterbende Cato, 1732.
Ediz.: Oltre alle opere citate: Gedichte, 1736; Neueste Gedichte, 1750. Per l'epistolario v.: Aus Gottscheds Briefwechsel, a cura di O. Günter, 1894; G.'S Briefwechsel mit M.F. Ledermüller, Berlino 1912; e per le opere complete: Gesammelte Schriften, a cura di Eugen Reichel, 1901-06, voll. 6.
Bibl.: Th. W. Danzel, Gottsched und seine Zeit, Lipsia 1848; E. Wolff, Gottscheds Stellung im deutschen Bildungsleben, Kiel 1895-97, in 2 voll.; E. Reichel, Gottsched, Berlino 1908-12, voll. 2.