Pensatore (Königsberg 1730 - Münster 1788). Influenzati dal pietismo, i suoi temi nodali si concentrano nell'interpretazione della Scrittura e in un senso profondo dei valori dell'evoluzione storica e delle sue forme più primitive, sensibili, passionali: onde, per es., la sua valutazione del carattere prelogico del linguaggio. H. fu un precursore: diversi suoi temi (il senso dell'angoscia, la fede come scandalo della ragione, ecc.) si ritrovano in Kierkegaard, che lo ammirò e citò nei suoi scritti.
Ebbe un'educazione familiare molto rigida e un'istruzione irregolare. Tentò di guadagnarsi la vita facendo l'istitutore, ma poi finì per accettare l'ospitalità di un compagno, C. Berens, a Riga. Inviato a Londra con incarichi d'affari, scoprì leggendo la Bibbia il senso vero della sua vita (1758). Tornò allora alla casa paterna, dove scrisse la maggior parte delle sue opere (1759-63). Fu poi sistemato da Kant come traduttore e scrivano alla direzione della dogana. Licenziato, si mise in viaggio (1787) e fu ospite del Buchholz, di F. H. Jacobi e della principessa Gallitzin, presso la quale morì.
Tra le sue opere (Sämtliche Schriften, 9 voll., 1821-43): Gedanken über Lebenslauf (1758-59), Sokratische Denkwürdigkeiten (1759), Kreuzzüge eines Philologen (1762), Golgatha und Scheblimini (1784). Le opere di H. sono quasi tutte lettere e scritti d'occasione; il suo stile complicato e contorto, pieno di citazioni, è continuamente appesantito da oscure allusioni, che gli valsero (dal Moser) il titolo di Mago del Nord.