WINCKELMANN, Johann Joachim
Celebrato al suo tempo come il maggiore archeologo del sec. XVIII, il W. può essere considerato il fondatore della moderna storia dell'arte. Nato a Stendal (Altmark, Prussia) il 9 dicembre 1717, morto a Trieste l'8 giugno 1768, assassinato a scopo di furto da un cameriere d'albergo col quale aveva stretto amicizia.
Di umili origini, fu spinto, fin da fanciullo a sormontare tutti gli ostacoli che sembravano dovergli impedire di coltivare gli studî. I quali, proseguiti nelle università di Halle e di Jena, furono studî filosofico-letterarî con spiccata predilezione per le lingue e le letterature classiche. Dopo molti stenti, all'età di trentun anno, il W. trovò una prima collocazione confacente alle sue inclinazioni, come bibliotecario del conte di Bünau a Nötenitz, presso Dresda. In quell'ambiente colto e aristocratico, il W. poté soddisfare la sua sete di studio e di sapere e nello stesso tempo gli fu dato di estendere la rete di alte conoscenze che dovevano essergli utili alla futura carriera. Animato dal proposito di approfondire la conoscenza dell'arte antica e di affrontarne i difficili problemi, non pensò quindi che alla maniera di recarsi a Roma. Prima di intraprendere il sospirato viaggio - come poté fare con l'aiuto del milanese monsignor Alberico Archinto, nunzio in Polonia, il quale lo indusse a convertirsi alla religione cattolica - il W. attese, a Dresda, a perfezionare anche la sua cultura artistica, esercitandosi nel disegno accademico. È di questo periodo preparatorio la pubblicazione del suo primo saggio: Gedanken über die Nachahmung der griechischen Werke in der Malerei und Bildhauerkunst, che doveva restare documento fondamentale del gusto neoclassico e accademico.
Giunto a Roma il 18 novembre 1755, egli entra subito in relazione di amicizia col pittore Raffaello Mengs, nutrito anch'esso di basi teoriche nonché, ben presto, con alte personalità romane, tra cui i dotti cardinali Passionei e Albani. Così poté iniziare senza indugio lo studio di quelle antichità che tanto gli stavano a cuore. Dalla protezione dell'Archinto il W. passa a godere la protezione del cardinale Alessandro Albani, nipote di Clemente XI, che gli assegnò un modestissimo alloggiamento all'ultimo piano del Palazzo della Cancelleria. Sul materiale statuario della ricca Collezione Albani (v. vol. vi, p. 936) nonché delle Collezioni Vaticana e Capitolina e di altre minori, il W. poté procurarsi una esperienza diretta di monumenti classici di arte figurata, quale nessuno studioso poteva fino allora vantarsi di possedere. Ma non bisogna dimenticare che egli considerava opere originali di arte greca le copie di età romana che affollavano le collezioni di Roma e che la grande scultura greca originale gli rimase ignota. Presto conosciuto favorevolmente nei circoli romani, egli veniva spesso sollecitato, come altri rinomati archeologi del luogo, a prestarsi come guida di ricchi forestieri, che visitavano numerosi Roma e l'Italia.
Nel 1760 a Firenze pubblicava, in francese, l'illustrazione di un'importante raccolta di gemme: Description des pierres gravées du feu Baron de Stosch. A Napoli e ad Ercolano ebbe a recarsi ripetutamente (negli anni 1758, 1762, 1764 e 1767), spingendosi la prima volta fino a Paestum, che fu quasi una sua scoperta. Egli attendeva intanto alla stesura dell'opera sua maggiore, la quale vide la luce a Dresda alla fine del 1763 (datata 1764): cioè la Geschichte der Kunst des Altertums. Già nel 1763 aveva ottenuto un impiego presso la Cancelleria vaticana. L'anno seguente il W. riceveva la nomina di "Soprintendente alle Antichità di Roma". Sono di tre anni più tardi i due grossi volumi, in italiano, dei Monumenti antichi inediti, contenenti l'illustrazione scientifica di opere principalmente di scultura dei musei romani: illustrazione preceduta da un Trattato preliminare del disegno e delle bellezze (riassunto della parte teorica contenuta nella Geschichte der Kunst). Il nome del W. cominciava ad essere conosciuto in molti paesi d'Europa. Partito nell'aprile del 1768 per un breve viaggio in Germania e in Austria, a Vienna fu ricevuto con grandi onori dall'imperatrice Maria Teresa. Da Vienna passava a Trieste, donde si proponeva di fare ritorno a Roma, quando cadeva assassinato.
Il W. ha il meritò di avere conferito per il primo veste scientifica, e per i suoi tempi definitiva, alla storia dell'arte (nel senso di "storia delle arti figurative" o arti del disegno). Storici e letterati in gran numero avevano sino allora vagheggiato e realizzato raccolte e collane di biografie di artisti. Nessuno però si era levato, come il W., a un concetto superiore di "storia dell'arte in sé", cioè come storia della essenza artistica (das Wesen der Kunst) nell'opera d'arte, entro una periodizzazione temporale, straniata dalle accidentalità e dalle minuzie biografiche e aneddotiche dei singoli artisti. Nessuno si era ancora elevato a concepire la genesi e la successione dei fenomeni artistici nel tempo, come una concatenazione logica di fatti emanati da una sorgente comune di necessità, regolati da leggi proprie, cospiranti alla realizzazione di un ideale estetico inteso come proprietà di una scuola, o di tutta una generazione, o di tutto un popolo. Quindi è che la conoscenza dell'arte, da occupazione di pochi privilegiati, quale era apparsa fino allora, acquistava effettivo valore di facoltà spirituale e di studio di un fenomeno sociale, analogo alla poesia. Così per la prima volta concepita e realizzata, la storia dell'arte rappresenta, per opera del W., una delle maggiori conquiste del sec. XVIII, permettendo d'identificare la storia dei monumenti con la storia stessa della civiltà. Incommensurabile si può definire quindi l'influenza esercitata con la sua opera dal W., a partire dalla fine del Settecento fino al sec. XIX inoltrato. Tale influenza si riconosce nel sopravvento allora acquistato, e mantenuto per molto tempo, dallo stile neoclassico in tutti i campi dell'arte, come pure nelle teorie estetiche, rimaste popolari, che posero a base di ogni giudizio qualitativo i capolavori dell'arte greca. Ma principalmente si deve al W., come precursore e quasi pioniere, il rapido e rigoglioso sviluppo raggiunto dopo di allora dagli studî storico-artistici in Italia, in Germania e in altri paesi. Cosicché il W. costituisce il punto di partenza per l'attuazione scientifica non soltanto della storia dell'arte antica, ma anche della storia dell'arte medievale e moderna. Il W., inoltre, occupa come scrittore un notevole posto anche nella storia della letteratura tedesca, sia come stilista, sia come creatore di un linguaggio scientifico della critica artistica, che era intesa da lui quale trasposizione letteraria di una sensazione figurativa (ad esempio la celebre descrizione dell'Apollo del Belvedere).
Questa eccezionale posizione del W. ha anche avuto effetti negativi nello sviluppo degli studî di storia dell'arte dell'antichità, ritardando il superamento della interpretazione neoclassica e l'affermarsi di una posizione storicistica nella critica dell'arte greca e romana. Tale posizione si affaccia implicitamente, anche se non ancora quale conseguenza di una consapevole presa di posizione metodologica, negli scritti del Riegl (v.) e del Wickhoff (v.) che furono perciò a lungo fraintesi dagli archeologi. Il persistere, sino al primo quarto del nostro secolo, della impostazione idealistica dal W. data alla storia dell'arte antica, fu dovuto principalmente al fatto che la sua ricostruzione coincideva puntualmente con i giudizi degli scrittori antichi (particolarmente Plinio il Vecchio) i quali partivano, a loro volta, da posizioni culturali classicistiche (v. classicismo), il che non era stato avvertito. Analogamente stenta tuttora a esser accolto dalla comune cultura media il riconoscimento del carattere totalmente realistico dell'arte greca rispetto alle altre civiltà artistiche antiche.
Opere principali. - Gedanken über die Nachahmung der griechischen Werke in der Malerei und Bildhauerkunst, Dresda 1755; Erläuterung der Gedanken, ecc., Dresda 1756; Erinnerung über die Betrachtung der Werke der Kunst, Lipsia 1759; Von der Grazie in den Werken der Kunst, Lipsia 1759; Beschreibung des Torso im Belvedere, Lipsia 1759; Anmerkungen über die Baukunst der alten Tempel zu Girgenti in Sicilien, Lipsia 1759; Nachrichten von dem berühmten Stoschischen Museo in Florenz, Lipsia 1760; Anmerkungen über die Baukunst der Alten, Lipsia 1762; Description des pierres gravées du feu Baron de Stosch, Firenze 1760; Geschichte der Kunst des Altertums, Dresda 1764; Versuch einer Allegorie, besonders fur die Kunst, Dresda 1766; Anmerkungen über die Geschichte der Kunst, Dresda 1767; Monumenti antichi inediti spiegati e illustrati, voll. 2, Roma 1767. - Opere complete: Sämmtliche Werke, 12 voll., Donaueschingen 1825-29. Edizioni italiane.: Opere, 3 voll. (più uno di tavole), Prato 1830-33; Storia delle Arti del Disegno, 2 voll., Milano 1779; ediz. in 3 voll. a cura di C. Fea, Roma 1783-84. Ediz. recenti tedesche della Geschichte, Berlino-Vienna 1913; e Vienna 1934. Interessante ti suo epistolario, dal quale emerge un'alta consapevolezza di se stesso e nel quale descrive con vivacità tanto i suoi amori particolari, quanto la sua ambiziosa ascesa alla fama internazionale e i suoi contrasti con il gretto ambiente dei "miserabili antiquarii romani": Briefe, scelta a cura di R. Meszlànyi, Berlino 1913; epistolario completo: Briefe, a cura di W. Rehm e H. Diepolder, 4 voll., Berlino 1952-57; Lettere italiane, a cura di G. Zampa, Milano 1961.
Bibl.: W. v. Goethe, Winckelmann u. sein Jahrhundert. In Briefen u. Aufsätzen herausgegeben von Goethe, Tubinga 1805; C. Justi, W. u. seine Zeitgenossen, 3 voll., Lipsia 1866-72 (3a ediz., ivi 1923: opera fondamentale); C. B. Stark, Systematik u. Geschichte d. Archäologie d. Kunst, Lipsia 1880, p. 193 ss. - Al W., esaltato dai massimi scrittori e pensatori germanici (Goethe, Herder, Schlegel, ecc.) sono stati dedicati studî particolari assai numerosi e pagine in ogni storia dell'arte classica o del pensiero estetico del neoclassicismo; si indicano qui solo alcuni degli scritti più significativi e più recenti: E. Bergmann, Das Leben u. die Wunder W.'s Monaco di B. 1920; W. Waetzold, Deutsche Kunsthistoriker, Lipsia 1921; L. Curtius, W. u. unser Jahrhundert, in Die Antike, VI, 1930, p. 93 ss.; id., W. u. seine Nachfolge, Vienna 1941; H. Ruediger, La personalità di W., in Paideia, IX, 2, 1956, p. 81 ss.; M. Praz, Gusto Neoclassico, Napoli 1959 (2a ediz.), passim; A. Schulz, Ist W. heute noch eine lebendige Kraft?, in Das Altertum, VI, 1960, 3, p. 177 ss. Gli atti del processo seguito alla morte del W. sono stati recentemente ritrovati: C. Pagnini, Il Processo criminale per l'uccisione di Giovanni Winckelmann (a cura della Società di Minerva), Trieste 1965.