LAVATER, Johann Kaspar
Scrittore religioso, nato a Zurigo il 15 novembre 1741, morto ivi il 2 gennaio 1801. Educato nella fede zwingliana ed avviato agli studî teologici, ebbe dagli scritti dello Zwingli, dall'insegnamento e dall'esempio del Bodmer, che gli fu maestro, e più dalla lettura del Leibniz, di Ch. Bonnet e del Rousseau il primo impulso a conciliare, com'egli pensava, armonicamente le tre tendenze fondamentali del suo spirito e dell'età sua: la religiosità pietistica, l'attivismo etico e l'umanesimo platonico-cristiano. Nel 1762 denunciò pubblicamente i soprusi e le prepotenze del prefetto Grebel e ne provocò la destituzione. Durante la sua prima dimora in Germania presso il teologo Spalding (1763-64) ebbe modo di allargare la sua conoscenza della letteratura razionalistica. Dalla Aufklärung, che più tardi avversò come larvato ateismo, egli trasse tuttavia conferma alla sua tolleranza religiosa e alla sua concezione ottimistica, che, mentre lo accosta al Herder e al Goethe, lo separa dalla corrente pessimistica dello Sturm und Drang. Dopo il suo ritorno in patria fu nominato diacono all'orfanotrofio di Zurigo, e più tardi pastore della chiesa di S. Pietro, che resse fino alla morte, acquistando fama di grande oratore sacro.
Il suo pensiero religioso, fin dalla prima opera, Aussichten in die Ewigkeit (1768-72), s' incentra già tutto nella visione di Cristo vincitore della morte e del fato, nel quale l'umanità, compendio del creato, celebra la sua unione con Dio: primizia della nostra futura palingenesi e della apocatastasi cosmica. La rivendicazione della dignità umana, che sarà il tema dominante in tutta la sua opera, ha il suo fondamento nel dramma della Redenzione, onde l'antitesi fra trascendenza e immanenza appare superata. E all'ansiosa ricerca dell'impronta divina nell'uomo, individuo e tipo, sono dedicate le due opere seguenti, alle quali è raccomandata la fama del L.: Geheimes Tagebuch von einem Beobachter seiner selbst (1771-1773) e Physiognomische Fragmente zur Beförderung der Menschenkenntnis und Menschenliebe (1775-78), ai quali collaborarono insieme con altri amici suoi anche il Goethe e il Herder. L'osservazione psicologica e l'indagine fisionomica nel L. s'intrecciano e s'integrano mirando a un unico fine: a cogliere intuitivamente non tanto i caratteri, quanto il palpito dell'anima e il rapporto dell'uomo con Dio. Ché se il suo soggettivismo pietistico nelle pagine del diario troppo spesso lo porta a un compiaciuto vagheggiamento di sé stesso, e se è vero che il fisionomista troppo indulge a un vuoto e arido schematismo e manca soprattutto di metodo, è vero altresì che la sua parola si fa calda e viva là dove nella figura umana gli par di scorgere una fulgurazione della bellezza eterna. Così la sua lirica ed epica religiosa (Christliche Lieder, jesus Messias, Pontius Pilatus, Joseph von Arimathia), mentre in gran parte non è che prolissa e tediosa parafrasi del testo biblico e volge a un realismo tutto esteriore, si accende d'una intima vita, quando esprime l'anelito della Chiesa invisibile verso il regno di Dio.
L'amicizia e la fraternità spirituale del L. col Goethe, di cui resta insigne documento il vasto carteggio, consolidata dal comune viaggio sul Reno nell'estate del 1774, dopo il 1780 si affievolì e si estinse per la sempre più recisa affermazione, da parte del L., della sua cristolatria e della sua fede nel trascendente. Uguale sorte subì, e per le stesse ragioni, l'amicizia del L. col Herder. Con la silloge biblica del Nathanael (1786) il L. fece un ultimo inutile tentativo per richiamare il Goethe alla fede dei padri. Durante la crisi idealistica anche la fede del L. sembrò vacillare, e più tardi subì anche lui il fascino dell'occultismo.
Dopo aver salutato con entusiasmo gli albori della Rivoluzione, insorse contro le violenze che seguirono all'invasione francese nella Svizzera. Imprigionato e deportato a Basilea, non piegò. Tornò poi a Zurigo, e ivi morì in conseguenza di una ferita infertagli da un soldato francese nel settembre del 1800, durante l'occupazione della città.
L'opera letteraria del L., se nel complesso si rivela frammentaria, disorganica e scissa da inconciliabili contraddizioni, come priva di una salda base razionale fu la sua fede, rappresenta tuttavia nella storia del pensiero e più della vita religiosa germanica un momento importante, in quanto accoglie dal passato e trasmette alla generazione romantica i fecondi germi del pietismo e del neoplatonismo cristiano, ai quali infonde il palpito d'una esperienza etica e religiosa provata al contatto con i nuovi valori della vita moderna.
L'opera del L. ha importanza anche perché diede grande sviluppo alla dottrina fisionomica nella quale ebbe un rapido successo particolarmente in Germania e in Francia. Il suo libro citato Physiognomische Fragmente si propone di analizzare le fisionomie dei personaggi più celebri e mediante ingegnose osservazioni trarre dall'esame del volto la diagnosi fisionomica. Il L. seguì in ciò certamente le tracce del napoletano Giambattista della Porta che nel suo libro De humana physiognomia (Napoli 1586) aveva affermato la possibilità di trarre dalla fisionomia dati sicuri circa il carattere dell'individuo. Il libro di L. fu molto discusso e la sua dottrina ebbe molti fedeli.
Ediz.: Sämtliche Werke, voll. 6, Augusta 1834-1838; Ausgewählte Schriften, a cura di J. K. Orelli, voll. 8, Zurigo 1841-1844; Goethe und Lavater, Briefe und Tagebücher, a cura di H. Funck, Weimar 1901. Il carteggio col Hamann fu pubblicato da H. Funck, in Ostpreussische Monatsschrift, 1894.
Bibl.: Goethe, Dichtung und Wahrheit, XIV; U. Hegner, Beiträge zur näheren Kenntnis und wahren Darstellung L.s, Lipsia 1836; F. Muncker, L. Skizze seines Lebens und Wirkens, Stoccarda 1883; J. K. L., Denkschrift zur 100. Wiederkehr seines Todestages, Zurigo 1902; Ch. Steinbrucker, L.s Physiognomische Fragmente im Verhältnis zur bildenden Kunst, Berlino 1915; E. von der Hellen, Goethes Anteil an L.s Phys. Fragm., Francoforte 1888; Chr. Janentzky, J. C. L.s Sturm und Drang im Zusammenhang seines religiösen Bewusstseins, Halle 1916; A. Bach, Goethes Rheinreise mit L. und Basedow, Zurigo 1923; O. Guinaudeau, J. G. L., Parigi 1924; A. Vömel, J. C. L. Ein Lebensbild, 2ª edizione, Neukirchen 1927.