Il contributo è tratto da Storia della civiltà europea a cura di Umberto Eco, edizione in 75 ebook
Per quanto il giudizio della storiografia musicale ottocentesca – che vede in Eccard il maggiore compositore della Riforma nel XVI secolo – ecceda la portata reale della sua produzione, è innegabile il contributo del musicista alla salvaguardia della vitalità della tradizione musicale luterana in un momento in cui la rivendicazione della funzionalità religiosa del Lied rischia di inaridirne le radici artistiche.
Johannes Eccard nasce a Mühlhausen in Turingia nel 1553. La sua formazione musicale inizia probabilmente per merito di Joachim Burk, giovane Kantor della scuola cittadina di latino inaugurata nel 1563, e prosegue attraverso il tirocinio come corista presso le cappelle musicali di corte di Weimar e di Monaco di Baviera, dove è allievo di Orlando di Lasso. Tornato a Mühlhausen, Eccard stringe un sodalizio artistico con Burk, assieme al quale pubblicherà numerose composizioni, e con il poeta Ludwig Helmbold, di cui egli musica a più riprese i versi. Nel 1574 escono i suoi primi lavori a stampa, pubblicati, come avverrà anche in seguito, nella città natale. Tra il 1577 e il 1578 Eccard è ad Augusta al servizio della famiglia Fugger cui sono dedicati i Neue deutsche Lieder mit 4 und 5 Stimmen (1578), l’unica raccolta di composizioni profane.
L’anno seguente è a Königsberg al servizio di Giorgio Federico di Brandeburgo-Ansbach.
Presso la corte prussiana Eccard svolge funzioni di vice maestro di cappella ottenendo solo nel 1604 il titolo ufficiale di Kappelmeister. Nel 1608 il principe elettore Gioacchino Federico di Brandeburgo, succeduto a Giorgio Federico nel governo prussiano, nomina Eccard maestro di cappella presso la propria residenza berlinese dove il musicista presta servizio fino alla morte, avvenuta nel 1611. È proprio qui, nella Germania prussiana, che la fama di Eccard resterà a lungo viva e sarà destinata a un precoce recupero storiografico verso la metà dell’Ottocento.
La produzione di Eccard appare abbastanza modesta dal punto di vista quantitativo: essa è formata da circa 250 composizioni vocali (o con partecipazione strumentale ad libitum), da 4 a 8 voci, prevalentemente sacre, ripartite tra un numero limitato di generi e stili musicali. A parte alcune messe giovanili, rimaste peraltro manoscritte, la produzione eccardiana ruota infatti, in ultima analisi, attorno ai generi del Lied e del mottetto.
Dal punto di vista della destinazione sociale, ha notevole rilievo la presenza di oltre 80 composizioni di circostanza, per lo più di carattere religioso, destinate a celebrare le nozze di maggiorenti prussiani e contenute singolarmente in pubblicazioni encomiastiche che vedono la luce a Königsberg tra il 1581 e il 1610. Esse testimoniano da una parte il consolidarsi della fama di Eccard presso l’élite culturale e mondana della città baltica, e dall’altra anche il bisogno del vice Kappelmeister di procacciarsi delle integrazioni economiche.
La fama più duratura di Eccard è però legata al contributo che egli offre allo sviluppo del corale evangelico. Le sue opere più importanti e celebrate sono sicuramente le raccolte dei Geistliche Lieder auff den Choral oder gemeine Kirchenmelodey, a 5 voci, pubblicati in due parti (Königsberg, 1597) e dei Preussischen Festlieder, a 5-8 voci. A dimostrazione della perdurante fama di Eccard, questi vengono pubblicati oltre trent’anni dopo la morte del compositore (Elbing, 1642; Königsberg, 1644) a cura del discepolo Johannes Stobaeus che aveva già curato la ristampa (Danzica, 1634) di una cinquantina di Lieder del maestro tratti dalla raccolta del 1597.
Le raccolte citate documentano due approcci compositivi e stilistici diversi al Lied sacro, che ritroviamo compresenti nell’opera di altri musicisti tedeschi del tempo come Hans Leo Hassler o Michael Praetorius.
Nella prima raccolta, commissionata da Giorgio Federico e concepita come contributo alla compilazione di una liturgia locale, Eccard adotta lo stile più propriamente “funzionale” del Lied: la melodia corale preesistente, patrimonio della collettività religiosa che attraverso di essa realizza la sua partecipazione al canto e al rito religioso, è posta in evidenza al soprano e viene armonizzata con semplicità dalle altre voci, affidate a cantori addestrati, in un lineare andamento omoritmico accordale con chiare cesure tra i versi.
Ma a più di un decennio dalla fortunata introduzione del Kantionalsatz di Osiander, tra i maggiori compositori della generazione di Eccard, matura sempre più la coscienza dei limiti che tale stile pone alla qualità e allo sviluppo artistico delle composizioni destinate alla liturgia, considerate le limitazioni già poste dall’uso di un materiale di partenza (testi e melodie corali) standardizzato. Nella prefazione all’opera, Eccard formula esplicitamente il proposito di un migliore compromesso tra il fine religioso e le esigenze dell’arte musicale: pur rispettando la melodia corale del soprano e il semplice andamento armonico del basso, la scelta di cinque voci invece delle canoniche quattro e, soprattutto, un’abile conduzione delle tre voci centrali consentono infatti a Eccard di ottenere un effetto polifonico che avvicina queste composizioni alla nobiltà dello stile mottettistico, il quale risulterà invece preminente nelle composizioni della raccolta postuma.
Nonostante la struttura poetica di base (strofica) resti quella tipica del Lied, la libertà dalla melodia corale predefinita e l’utilizzo di un organico vocale ampio e articolato sono presupposti per un dispiego di procedimenti polifonici e una varietà espressiva considerevolmente maggiori, risorse che Eccard pone al servizio di una più intensa corrispondenza con i testi poetici di Helmbold, rivelando l’influsso diretto dell’antico maestro Orlando di Lasso. Questa peculiare fusione di struttura liederistica e intonazione mottettistica resterà nella tradizione musicale tedesca con l’etichetta di Festlied-Stil.
Dopo circa 200 anni di oblio, la storiografia romantica di ambiente riformatore ha riscoperto Eccard e lo ha assunto come campione della polifonia luterana da contrapporre al cattolico Palestrina. Oggi la musicologia ha ridimensionato questo giudizio, sottolineando tra l’altro il carattere sostanzialmente conservatore della produzione di Eccard, peraltro comune a molti musicisti del nord del Paese ed evidente nel confronto con un altro grande discepolo tedesco di Lasso, Leonhard Lechner. A Eccard resta però il merito di avere contribuito a tutelare la vitalità della tradizione musicale luterana, fornendo un esempio convincente di equilibrio tra le esigenze funzionali di semplicità e partecipazione collettiva del Lied sacro e una scrittura di indiscutibile spessore artistico. Un equilibrio che rende in fondo non immotivata l’etichetta di “classico”.