MÜLLER, Johannes
Storico svizzero, nato a Sciaffusa il 3 gennaio 1752, morto a Kassel l'11 maggio 1809. Studiò teologia all'università di Gottinga, ma si volse presto agli studî di storia, e fattosi notare per un De bello cimbrico decise di dedicare la sua esistenza alla storia della Svizzera. Dalla sua amicizia con Victor von Bonstetten, giovane patrizio di Berna, nacque un carteggio (Briefe eines . jungen Gelehrten an seinen Freund, Tubinga 1802), che fu considerato una gemma letteraria. Professore nel ginnasio della sua città, poi istruttore a Ginevra, s'interessò ai grandi problemi del suo tempo (Beobachtungen über Geschichte, Gesetze und Interesse des Menschen). Alcune conferenze sulla storia universale, tenute a Ginevra, lo indirizzarono anche verso questo genere di storiografia.
Nel 1780 uscì il primo volume della sua Geschichte der Schweizer, nella quale narrò, sulle orme del vecchio cronista Tschudi, le vicende del suo paese dal sec. XII alla battaglia di Näfels (1388). Desideroso d'un ambiente più vasto, pensò di acquistarsi le simpatie del grande Federico con un Essai historique, ma l'udienza che ottenne dal re non ebbe il seguito sperato. Dovette accontentarsi del posto di professore di statistica al Collegium Carolinum di Kassel offertogli da un ministro dell'Assia. Abbandonava intanto gl'ideali illuministici della prima giovinezza per ritornare alla fede protestante dei suoi padri, forse anche in seguito a un colloquio con Herder nel 1782 a Weimar. Notevole, tra alcuni brevi scritti di questo periodo, un saggio sui Reisen der Päpste (Francoforte sul M. 1782), nel quale la sua avversione al paternalismo di Giuseppe II lo portò a inaugurare una rivalutazione del Medioevo e a considerare Gregorio VII e Innocenzo IV come campioni della libertà dei popoli contro il despotismo.
La seconda edizione del primo libro della sua storia, completamente rifatto, nel 1786, sotto il titolo di Geschichte der Schweizerisc en Eidgenossenschaft, lo rese celebre. Bibliotecario e consigliere di stato del principe elettore di Magonza, fu incaricato di una missione a Roma. In un opuscolo sul progetto d'una lega di principi tedeschi, promosso da Federico II, e in altri scritti politici, sostenne la necessità di riorganizzare la vita politica tedesca. Salutò la caduta della Bastiglia come "il più bel giorno dalla fine dell'impero romano", ma presto abbandonò ogni simpatia per la rivoluzione. Quando Magonza fu occupata dai Francesi, respinse l'offerta di cariche pubbliche e passò a Vienna, come consigliere aulico addetto alla segreteria di stato (1793). L'anno prima l'imperatore gli aveva conferito il titolo di nobile von Sylfelden. Tenuto in sospetto come protestante e straniero, finì con passare alla biblioteca imperiale come primo custode e poi, abbandonata Vienna, assunse la parica di consigliere segreto e di storiografo della casa di Brandeburgo a Berlino, Pubblicò la raccolta di canti popolari di Herder (Stimmen der Völker) e studiò il piano d'una raccolta sistematica delle fonti del Medioevo. Ai fianco del ministro Stein invocò la guerra contro la Francia, ma, dopo la catastrofe prussiana, rimasto a Berlino e ricevuto in udienza da Napoleone, accettò la carica di ministro del regno di Vestfalia. Inadatto alla vita politica (la sua condotta politica fu oggetto di appassionati attacchi), dopo alcune settimane si dimetteva per assumere la direzione dell'istruzione pubblica, ma un dissidio con re Girolamo e le amarezze per l'oppressione francese lo logorarono rapidamente.
La sua Geschichte dei Schweizerischen Eidgenossenschaft, che va dalle origini elvetiche alla cosiddetta guerra sveva (1499) e che, rimasta interrotta alla prima parte del quinto volume, fu proseguita da altri, fa di lui il maggiore storico di lingua tedesca del suo tempo. Seguendo i modelli class)ci e specialmente Tacito, si propose di comporre un'opera d'arte. Le sue descrizioni della vita delle corti, dei cavalieri, dei contadini dei secoli XIV e XV rivelarono un mondo nuovo, e contribuirono a foggiare l'immagine romantica del Medioevo. Era il tempo della scoperta dello stile gotico. La sua opera, animata da fervore patriottico e da un certo pathos per le antiche libere e patriarcali istituzioni, rispondeva ai gusti dell'epoca. Lo Schiller vi attinse l'argomento del suo Wilhelm Tell. La scuola romantica vi trovò un repertorio inesauribile di casi patetici e di leggende. Il problema dell'unità della storia svizzera egli lo rísolse narrando in singoli quadri le vicende dei varî organismi autonomi, cantoni e città, ma ritrovando nella comune tendenza al libero sviluppo il principio unitario dello svolgimento. Se la posteriore critica storica non gli ha perdonato la mancanza di metodo nell'uso delle fonti, va notato che proprio il carattere letterario della sua opera ha fatto entrare la storia nel comune patrimonio culturale tedesco.
Furono pubblicati postumi 24 Bücher allgemeiner Geschichte, in cui superando il suo maestro Schlözer per vigore di sintesi e per senso dell'economia delle parti, gettò le basi di questo genere di storiografia in Germania. I criteri da lui seguiti non furono senza effetto sulle successive generazioni: sebbene considerasse la storia come una scuola di sapienza politica, si prescrisse la più assoluta obiettività; si accostava con viva simpatia alle epoche che descriveva, ricavando possibilmente le notizie dagli uomlini che avevano operato o veduto. Mirava a rendere intelligibile l'interna relazione tra le diverse età e la continuità dello svolgimento, rifuggendo però dalle speculazioni filosofiche: avvertiva nella storia il segreto governo della Provvidenza, ma non osava spiegare questo mistero. Sono queste, in germe, le idee del Ranke e della sua scuola, cioè di quasi tutta la storiografia tedesca del sec. XIX.
Suo fratello Georg pubblicò le sue opere complete in 27 voll. (Stoccarda 1809-19) e più tardi in 40 voll. (ivi 1831-35). Il suo carteggio fu pubblicato da Maurer-Coristant (Sciaffusa 1839-40); le sue lettere al fratello furono edite a cura di E. Haug (Frauenfeld 1891-93) e altre a Steiger, Hotze, Rovéréa a cura di K. Henking (Sciaffusa 1904).
Bibl.: Tra i molti saggi critici e biografici su lui vanno menzionati: H. Döring, Leben J. v. M.s., Zeitz 1835; Ch. Monnard, Biographie de J. de M., Parigi 1839; H. Stempell, Verhältnis J. v. M. s. zu Goethe und Schiller, Gottinga 1921; K. Henking, J. v. M., I, Stoccarda 1909; II, ivi 1927.