JOHANNESBURG.
– Tra ricchezza, criminalità e ghettizzazione. Lo sviluppo della città e il decentramento delle attività. La rinascita culturale. Bibliografia
Posta su un altipiano a circa 1750 m di altitudine, la città ha origini storiche che l’accomunano alle lontane San Francisco e Melbourne: si tratta infatti di una metropoli sorta in tempi estremamente brevi e pressoché dal nulla, a partire dalla fine del 19° sec., più precisamente dal 1886, in prossimità di una delle più importanti zone di estrazione mineraria del mondo. La scoperta dell’oro e dei diamanti vi attirò nuovi abitanti da ogni dove: ebrei russi, manovali cinesi, indiani provenienti dalla regione costiera del Natal, oltre ad africani arrivati da ogni parte del continente. Frutto dello storico conflitto fra la cultura afrikaans e l’impero britannico prima, e del successivo, crudele regime legato all’apartheid, J. è diventata uno straordinario laboratorio della modernità urbana cui l’intera Africa guarda oggi con evidente interesse. Per non pochi aspetti, essa sembra anche anticipare ciò che potrebbe verificarsi, in un futuro non lontano, nelle città statunitensi ed europee.
Tra ricchezza, criminalità e ghettizzazione. – Pur lontana dalle dimensioni demografiche di altre città africane quali, per es., le gigantesche Il Cairo e Lagos, J., che supera di poco i 4 milioni di abitanti all’interno dei confini municipali veri e propri, costituisce una delle regioni urbanizzate più rapidamente in via di sviluppo dell’intero continente. La città fa parte della provincia del Gauteng (in lingua tswana «paese dell’oro»), la più piccola dal punto di vista dell’estensione territoriale, ma anche quella segnata dalla più elevata densità demografica fra le nove della Repubblica Sudafricana. Il Gauteng include fra l’altro la capitale, Pretoria, di recente ridenominata Tshwane, una città-giardino di medie dimensioni (conta comunque circa 1.600.000 ab.), che ospita la sede dell’esecutivo ed è oggi fisicamente molto prossima ai margini settentrionali della conurbazione di Johannesburg. La popolazione complessiva del Gauteng supera largamente i 12 milioni di abitanti. Al suo interno, l’area metropolitana di J., spesso indicata come Johannesburg-Gauteng, è una città-regione che supera gli 11 milioni di abitanti, ospitando oltre il 22% della popolazione sudafricana e includendo tre metros (J., Tshwane e Ekurhuleni), due distretti municipali (Sedibeng e West Rand) all’interno della provincia, oltre a numerose altre municipalità limitrofe al di fuori dei confini provinciali. Una città metropolitana dunque – la Gauteng City Region – che peraltro, già nei primi anni del 21° sec., ha conquistato una sua riconoscibile e condivisa identità e che ha gradualmente assunto, nel suo insieme, un ruolo di riferimento sempre più importante ai fini della definizione di nuove politiche di sviluppo urbano sostenibile. Osserviamo, tra l’altro, che in un quadro geopolitico abbastanza complesso, il Parlamento sudafricano ha sede a Cape Town, mentre la Corte suprema è posta a Bloemfontein.
J. è la capitale finanziaria della Repubblica Sudafricana; probabilmente la città più ricca dell’Africa: è quella che, per es., vanta il maggior numero di piscine e la maggiore concentrazione di torri del continente. Ma si tratta anche di una città che soffre per le stridenti diversità socioeconomiche, ed è una delle più compartimentate e ghettizzate del mondo, con divisioni nette fra bianchi e neri, ricchi e poveri ecc., segnate da muri invalicabili e sofisticati sistemi di controllo fisici ed elettronici per garantire la sicurezza delle classi agiate. La criminalità continua a costituire un problema molto sentito: tutti gli incroci del centro sono controllati da videocamere della Johannesburg metropolitan police department; la municipalità si è persino avvalsa della consulenza di Rudy Giuliani, noto per essere riuscito a ridurre i tassi di criminalità di New York.
Dal punto di vista etnico, linguistico e religioso, J. presenta un’altissima diversità, pur con una considerevole maggioranza costituita da neri e con una percentuale di cristiani che supera il 50% del totale. Al suo interno comincia a essere riconoscibile tutta una serie di piccole Lagos, Kinshasa, Mogadiscio, Karachi o Pechino, a seconda della provenienza degli immigrati. Il sistema dei trasporti pubblici è largamente insufficiente, costituendo uno dei maggiori problemi per la vita quotidiana. Un altro problema è costituito dalla cronica mancanza d’acqua, che viene portata in città, non senza difficoltà, dagli altipiani del Paese, ma anche del vicino Lesotho (notevole, in particolare, è il Lesotho highlands water project).
La città è però anche, come anticipato, un grande centro economico (segnatamente nei settori minerario e manifatturiero), probabilmente il primo dell’Africa. Il terminal per i container di City Deep, dove si concentrano le merci in arrivo dai grandi porti di Durban e Cape Town, è considerato il maggiore del mondo. J. è inoltre uno dei più giganteschi nodi commerciali dell’Africa australe: fra le zone prevalentemente dedicate a tali attività si segnalano i colossali centri commerciali di Sandton City, Rosebank, Eastgate, Westgate, Northgate e Southgate; Melrose Arch, la zona più sofisticata e alla moda che sorge a ridosso dell’autostrada che collega J. a Pretoria, ospita pressoché in esclusiva il segmento del lusso. Non mancano parti di città costruite in stile che riportano alle città europee o sudamericane fra belle époque e primo modernismo. Anche la toponomastica allude spesso, più o meno appropriatamente, a utopici ‘altrove’: si pensi a Montecasino (sic), lussuosa cittadella di gusto centroitaliano, o forse toscano, che, dietro finte facciate in stili storici diversi, occulta 2300 m2 di shoppertainment, qualcosa a metà fra lo shopping e l’entertainment, con negozi, teatri, alberghi, ristoranti e così via. A fronte di una tale ipertrofica dimensione commerciale, l’economia sommersa che segna altre, meno consolidate, parti di J., non appare da meno: è considerata seconda forse solo a quella di Pechino. A J. peraltro sono concentrate anche la stampa, le televisioni e le maggiori industrie informatiche del Paese.
Lo sviluppo della città e il decentramento delle attività. – Grande nodo aeroportuale, il traffico aereo è prevalentemente smistato dall’Oliver Tambo international airport; per i voli locali è invece molto utilizzato il Lanseria Airport.
In assenza di vie d’acqua, J. ha storicamente sviluppato un imponente sistema stradale e autostradale, efficientemente raccordato dalla Ring Road, un lungo anello composto da diversi by-pass che sviluppa, nel suo insieme, circa 80 km. Non a caso: la conurbazione di J. è enormemente estesa, una specie di sconfinata Los Angeles australe: per es., Rivonia, il nuovo quartiere residenziale a nord di Sandton, dista dal centro della città circa 18 km e da Gold Reef City almeno 22 km. La sola Soweto si estende per almeno 20 km da est a ovest e per 12 km da nord a sud.
Il modello urbano di sviluppo è storicamente e volutamente legato alle basse densità e ciò vale, in particolare, per le aree abitate dalla popolazione nera, per le quali era considerato necessario un elevato controllo sociale: non a caso, il citato sobborgo di Soweto – il nome deriva da SOuth WEst of the TOwn – che solo qualche anno fa è entrato amministrativamente a far parte di J., fu originariamente progettato come un’autonoma città-giardino. Densità più elevate furono consentite alle zone riservate alle classi medie bianche, con case d’appartamenti che, a mano a mano, divennero piuttosto alte, richiamando, nell’aspetto, i condomini delle periferie brasiliane.
L’impianto urbano si è così configurato nel tempo come multipolare, con diverse centralità fra le quali spicca il CBD (Central Business District) che si estende per circa 6 km2 ed è caratterizzato da una griglia stradale risalente alla fine del 19° secolo. Elevata è oggi la concentrazione di torri, fra le quali si segnalano il Carlton Centre (che offre un osservatorio panoramico al cinquantesimo piano), le Marble Towers, il Trust Bank building, Ponte City apartments, Southern Life centre e 11 Diagonal Street. Negli ultimi anni, tale zona ha tuttavia visto rapidamente decrescere la percentuale di uffici sul totale di quelli dell’intera città, da quasi il 70% nei primi anni Novanta, al 30% nel 2000 fino al 22% nel 2005. Il degrado ricorda attualmente da vicino quello di alcuni downtowns nordamericani negli anni Sessanta e Settanta del 20° secolo.
A nord del CBD si colloca l’area prevalentemente residenziale di Hillbrow, considerata, con Berea, Joubert Park e Yeoville, fra le più pericolose della parte centrale della città, mentre a nord-ovest si trova il CBD di Braamfontein, dov’è anche la zona studentesca cresciuta intorno alla University of Witwatersrand. Non pochi, dunque, gli uffici e le attività terziarie che hanno preferito spostarsi fuori dal centro, in particolare verso il citato sobborgo settentrionale di Sandton, dove peraltro si trova la Johannesburg stock exchange, sede della borsa sudafricana. Qui vivono le classi medie, qui l’immagine stessa della città ripropone lo standard dell’African world-class city cui aspira una larga parte della popolazione. Sandton è così cresciuta (superando i 160.000 abitanti) e continua a crescere intorno alla Nelson Mandela Square, piazza disegnata sul modello di quella di Siena, non lontano, peraltro, dal ghetto nero di Alexandria, dove almeno 350.000 persone raggiungono invece tassi di disoccupazione preoccupanti (le cifre ufficiali parlano del 32%, quelle ufficiose del 60%). Il governo sta tuttavia investendo molto per contrastare il progressivo impoverimento del vecchio CBD e di altre zone problematiche, registrando considerevoli successi: è il caso, per es., di tutta una serie di esercizi commerciali al dettaglio che vi si stanno reinsediando.
La rinascita culturale. – La crescita della città nel suo insieme ha accompagnato, negli ultimi anni, un’analoga maturazione di carattere culturale, con l’apertura di numerosi centri dedicati alla storia e alle tradizioni del Paese: ci riferiamo, per es., a Constitution Hill, luogo dal forte carattere simbolico dove sorgeva il carcere in cui fu tenuto prigioniero Nelson Mandela nella degradata zona di Hillbrow, che attualmente ospita la nuova sede della Corte costituzionale; al Freedom Park di Tshwane, dove sorge un interessante museo dedicato alla storia del Sudafrica; allo Hector Pieterson memorial, che, con l’annesso museo, ricorda la sollevazione di Soweto del 1976; al Museo dell’apartheid; al Maropeng heritage site; allo Human rights precinct a Sedibeng. All’interno di un tale ambizioso panorama si col loca anche l’Holocaust and genocide centre, attualmente in costruzione. Ma la rinascita culturale di J. non è soltanto legata alla sua dimensione storica: analoghe iniziative si registrano nei settori più diversi, dalle arti visive alla danza, dalla musica all’enogastronomia e così via. Non a caso, il recente sviluppo di aree quali Newtown, Maboneng, Auck land Park e Juta Street è stato segnato da una nuova edificazione che affianca alle residenze e agli uffici una serie di luoghi e strutture che funzionano, più o meno formalmente o informalmente, come veri e propri incubatori culturali, con un’intensa vita artistica e con produzioni musicali, televisive e cinematografiche originali che, sul modello della nigeriana Nollywood, sono rivolte non solo al mercato nazionale, ma anche a quello dell’intero continente africano (v. sudafricana, repubblica: Cinema). Di qui, anche, l’impegno del governo della provincia del Gauteng in favore di istituzioni ed enti quali, per es., la Gauteng film commission, la Joburg art fair, Moshito (una società di promozione e divulgazione musicale) e la SA Fashion week.
Analoghe considerazioni valgono per il significativo programma artistico che ha segnato, con notevole successo, molte stazioni della metropolitana di Johannesburg. Fra le opere di maggiore interesse dal punto di vista architettonico si segnala infine il Visitor Centre (2005) del citato Maropeng Site, progettato da GAPP Architects and urban designers con MMA Architects nel sobborgo di Sterkfontein: un edificio in gran parte sotterraneo, al centro di un complesso espositivo e ricettivo che fa parte del celebre Cradle of mankind world heritage site.
Bibliografia: The endless city, ed. D. Sudjic, R. Burdett, London-New York 2007 (in partic. D. Sudjic, The view from outside, pp. 200-02; L. Bremner, Recovering from apartheid, pp. 203-13; C. Kihato, African urbanism, pp. 214-17).