Alcott, John
Direttore della fotografia inglese, nato a Londra nel 1931 e morto a Cannes il 28 luglio 1986. Innovatore della tecnica di ripresa cinematografica, A. è riconosciuto come uno dei maestri della luce degli anni Settanta e Ottanta. Il connubio artistico con Stanley Kubrick, di cui divenne il braccio destro sin dalla fine degli anni Sessanta, gli consentì di sperimentare sempre nuove soluzioni artistiche che lo posero all'avanguardia dei mutamenti tecnici ed estetici del suo settore. Interprete delle visioni kubrickiane, A. ne accompagnò lo sviluppo narrativo, conferendo consistenza figurativa e cromatica alle ossessioni del regista statunitense. Elaborò infatti un complesso gioco di luci in cui i toni chiari risultano bloccati in una dimensione che ne accentua la cupa drammaticità, contribuendo a creare un'atmosfera asettica da incubo. Di lui resta la lezione di uno sperimentatore che ha saputo concepire, insieme a Kubrick (e grazie alle tecnologie di Ed Di Giulio), zoom morbidissimi come quelli di Barry Lyndon (1975); e fotografare un thriller paranormale come The shining (1980; Shining) praticamente in piena luce, rifondando i codici luministici del genere. Il premio Oscar, da lui vinto nel 1976 per Barry Lyndon, fu il prestigioso riconoscimento alla qualità della sua ricerca visiva. La sua carriera ebbe inizio presso i Gainsborough Studios, dove lavorò come assistente di laboratorio. Negli anni successivi divenne operatore di macchina nella troupe dei direttori della fotografia Arthur Ibetson, per Whistle down the wind (1961) di Bryan Forbes, e Otto Heller, per The singer, not the song (1961; Il coraggio e la sfida) di Roy Ward Baker. Il primo incontro importante A. lo fece nel 1964, anno in cui iniziò a collaborare con Geoffrey Unsworth. Insieme a lui giunse quindi alla corte di Kubrick, ottenendo l'incarico di additional photographer per 2001: a space odyssey (1968; 2001: Odissea nello spazio). La partenza di Unsworth, dovuta a impegni da lui precedentemente contratti, gli permise di portare a termine la lunghissima lavorazione del film, illuminando le scene dei modellini dell'astronave Discovery e la sequenza iniziale delle scimmie. Da quel momento Kubrick, che lo giudicava il migliore operatore per i suoi film, gli affidò le fotografie delle sue opere successive, A clockwork orange (1971; Arancia meccanica), il difficile Barry Lyndon e The shining. Con Barry Lyndon A. sfidò le norme della tecnica dell'epoca: riu- scì infatti a fotografare alcune sequenze illuminando il set con la sola luce prodotta dalla fiamma delle candele, grazie all'uso di un obiettivo Zeiss molto luminoso, ma con pochissima profondità di campo, progettato per le fotografie fatte dai satelliti della NASA. Il progresso tecnologico che investì il cinema a partire dall'inizio degli anni Ottanta lo indusse a confrontarsi con le più innovative tecniche di ripresa. The shining fu il film per il quale, per la prima volta, venne sistematicamente impiegata la steadycam, messa a punto dell'operatore Garrett Brown, e il cui uso, garantendo l'estrema mobilità della macchina da presa, costrinse A. a mascherare, con maniacale attenzione, tutte le fonti di luce. Come altri collaboratori di Kubrick, rischiò di rimanere schiacciato dalla personalità del grande regista. Così, alla fine degli anni Settanta, dopo aver dimostrato di saper lavorare bene anche al fianco di registi meno ricchi di talento ‒ rendendo le misteriose atmosfere di The disappearance (1977; …unico indizio un anello di fumo) di Stuart Cooper e la nettezza delle immagini di March or die (1977; La bandera ‒ Marcia o muori) di Dick Richards ‒ si trasferì negli Stati Uniti. Qui iniziò una fortunata carriera hollywoodiana e frequentò tutti i generi, dal poliziesco all'horror, affermandosi a metà degli anni Ottanta come uno dei migliori operatori di racconti avventurosi e fantasy, fotografando film come The Beastmaster (1982; Kaan principe guerriero) di Don Coscarelli, Greystoke ‒ The legend of Tarzan lord of the apes (1984; Greystoke ‒ La leggenda di Tarzan signore delle scimmie) di Hugh Hudson, Baby… secret of the lost legend (1985; Baby ‒ Il segreto della leggenda perduta) di Bill W.L. Norton e Miracles (1986) di Jim Kouf, prodotti di un immaginario visuale tipicamente hollywoodiano, che A. riuscì a colorare con la sua elegante immaginazione e con il tocco raffinato tipico di un operatore di scuola inglese. L'ultimo film da lui fotografato resta No way out (1987; Senza via di scampo) di Roger Donaldson. Poco prima di morire, era stato contattato dal connazionale David Lean, che stava preparando il mitico progetto Nostromo. Ma il film che A. aveva già in preparazione al momento della sua morte era Some kind of wonderful (1987; Meraviglioso batticuore) di Howard Deutch, che fu portato a termine da Jan Kiesser.
H.A. Lightman, Photographing Stanley Kubrick's Barry Lyndon, in "American cinematographer", 1976, 3, pp. 268-75, 320-21, 338-41 (anche in "Positif", 1976, 186, pp. 42-48).
H.A. Lightman, The shining, in "American cinematographer", 1980, 8, pp. 780-89, 826-27, 840-45, 850-54.
N. Lee, M. Tuchman, Creating dinosaurs for baby, in "American cinematographer", 1985, 3, pp. 57-63, 65-69.