Badham, John
Regista e produttore cinematografico statunitense, nato a Luton (Bedfordshire), in Inghilterra, il 25 agosto 1939. Con Saturday night fever (1977; La febbre del sabato sera) ha ottenuto uno straordinario successo di pubblico in tutto il mondo e ha lanciato il divo John Travolta. Era stato il confronto con i codici linguistici della televisione, maturato nel periodo d'oro della produzione televisiva statunitense (gli anni Settanta), a fornire a B. gli strumenti per proporre film di sicuro mestiere ispirati a una visione pragmatica del cinema. B. ha infatti attraversato quasi tutti i generi cinematografici, ottenendo sempre risultati di buona qualità e orientandosi spesso verso il film d'azione con venature di commedia. Il suo sguardo sul sociale, pur non essendo mai ideologico, ha privilegiato temi come l'antiautoritarismo e ritratto personaggi anarchici e libertari.
Figlio di un generale e dell'attrice Mary Hewitt, si trasferì con la famiglia in Alabama e compì gli studi presso la Yale University, per poi recarsi a Los Angeles a cercare fortuna nel mondo del cinema. Dopo aver lavorato come addetto al casting, realizzò dapprima trailers e, in seguito, numerosi telefilm (tra i quali serial famosi come Cannon, 1971, e The streets of San Francisco, 1972, Le strade di San Francisco), per i quali ottenne vari premi. Esordì nella regia cinematografica con la commedia all-black The bingo long traveling All-Stars and Motor Kings (1976; La lotta ambulante degli All-Stars e dei Motor King) e l'anno dopo si affermò a livello internazionale con Saturday night fever. Unendo l'impegno sociale dello scrittore Norman Wexler, autore della sceneggiatura, e la sua capacità di afferrare e descrivere i mutamenti dell'immaginario giovanile, con questo film ha rappresentato un'epoca, attraversata dall'estetica della disco-music (ritmo sfrenato, tendenza al kitsch, le voci 'effeminate' dei Bee Gees e la valorizzazione della fisicità del corpo, elementi che anticipano le tendenze degli anni Ottanta), di cui è riuscito a cogliere gli umori più nascosti. Con la sua successiva produzione ha dapprima elaborato una sorta di trilogia antimilitarista (Blue thunder, Tuono blu, e Wargames, Giochi di guerra, entrambi del 1983, e Short circuit, 1986, Corto circuito), nella quale ha indirizzato la sua ironia e il suo spirito individualista contro l'oppressione di tutte le istituzioni burocratiche. Ha saputo però giocare anche su altri versanti: il dramma a forti tinte a favore dell'eutanasia (Whose life is it anyway?, 1981, Di chi è la mia vita?), il mélo sportivo (American flyers, 1985, Il vincitore) con il quale ha anticipato la passione degli americani per il ciclismo, fino a reinventarsi il genere thriller-commedia in alcuni buddy movies (film così denominati a partire da Buddy Buddy, 1981, di Billy Wilder, in cui l'azione è basata su una coppia di personaggi maschili costretti, loro malgrado, ad affrontare insieme una serie di avventure) girati con grande abilità come Stakeout (1987; Sorveglianza speciale), Bird on a wire (1990; Due nel mirino), The hard way (1991; Insieme per forza) e Another stakeout (1993; Occhio al testimone).Negli anni Novanta, convinto, come George Lucas, che è a livello di produzione che si realizzano essenzialmente i film, è diventato produttore pur continuando a dirigere opere di buona fattura, come Nick of time (1995; Minuti contati) di sapore hitchcockiano, Incognito (1997) e Floating away (1998), sul tema dell'alcolismo. Tornato a lavorare per la televisione, ha diretto il western The Jack Bull (1999) e, nel 2001, si è impegnato con spirito libertario nel progetto Ocean warrior, un film sulla storia dei fondatori dell'organizzazione ecologista Greenpeace.
G. Vincendeau, Highjacked, in "Sight and sound", 1993; When Dracula Rose Again, intervista in "Fangoria", 1997, 164.