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BAILEY, John

di Simone Emiliani - Enciclopedia del Cinema (2003)
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Bailey, John

Simone Emiliani

Direttore della fotografia e regista statunitense, nato a Moberly (Montana) il 10 agosto 1942. Tra i collaboratori più fedeli di Paul Schrader e Lawrence Kasdan, grazie alla sua sensibilità nella costruzione dell'inquadratura e nelle variazioni cromatiche, e alla sua capacità di organizzare la messinscena all'interno di ogni singola immagine ha elaborato uno stile dai tratti inconfondibili. Egli ha inoltre realizzato film come regista, il più importante dei quali è China moon (1991; China moon ‒ Linea mortale).

Dopo aver studiato dal 1964 al 1966 alla Film School della USC (University of Southern California), iniziò a lavorare in qualità di operatore alla fine degli anni Sessanta. Nel 1980 ottenne il primo incarico di rilievo come direttore della fotografia di American gigolo, opera che inaugurò il sodalizio artistico con Schrader. In questo film già risulta evidente il suo talento nell'utilizzazione di un'illuminazione fredda che sembra quasi congelare i corpi del protagonista (Richard Gere) e della sua amante. B. accentua il valore simbolico di alcune immagini e costruisce una dimensione visiva quasi irreale. In Ordinary people (1980; Gente comune) di Robert Redford rie-sce invece a caratterizzare gli interni e a renderli oppressivamente claustrofobici alternando tonalità calde ad altre più neutre. Dopo Continental divide (1981; Chiamami aquila) di Michael Apted, è stato chiamato ancora da Schrader per Cat people (1982; Il bacio della pantera), remake dell'omonimo film horror realizzato da Jacques Tourneur nel 1942, di cui B. sembra ricreare le atmosfere originarie per poi mutarle e renderle sanguigne con cromatismi accesi e caldi. Nel 1983 ha iniziato la sua collaborazione con Kasdan con The big chill (Il grande freddo), per il quale ha scelto un'illuminazione rarefatta in modo da esprimere un sentimento di nostalgia per gli anni Sessanta e al contempo un volontario distacco dal presente. Mishima: a life in four chapters (1985; Mishima) di Schrader è invece l'opera in cui la sua visionarietà viene esaltata attraverso l'alternanza tra il bianco e nero e il colore, la capacità di rendere falsi i luoghi veri e di dare consistenza a immagini di derivazione pittorica, il documentarismo delle immagini di guerra, lo spazio che costantemente travalica i limiti imposti dal set. L'impasto tra luce e colore, elemento tipico della fotografia di B. capace di restituire il respiro dei generi cinematografici classici, è all'origine delle immagini malinconiche, quasi autunnali di altre opere di Kasdan, come il western Silverado (1985) e il mélo The accidental tourist (1988; Turista per caso). L'immagine si carica invece di una tensione ora gelida ora notturna e nostalgica in altri film diretti da Schrader come The light of day (1987; La luce del giorno) e il noir Forever mine (1999; Le due verità). La cifra stilistica della fotografia di B. è riconoscibile anche in opere di altri autori: le commedie My blue heaven (1990; Il testimone più pazzo del mondo) di Herbert Ross, Groundhog day (1993; Ricomincio da capo) di Harold Ramis, che sembra recuperare l'incubo fantastico di It happened tomorrow (1944) di René Clair, i thriller In the line of fire (1993; Nel centro del mirino) di Wolfgang Petersen, Extreme measures (1996; Extreme measures ‒ Soluzioni estreme) di Apted e AntiTrust (2000; Synapse ‒ Pericolo in rete) di Peter Howitt, e soprattutto i drammi intimisti, dove il suo contributo è ancora più evidente: Nobody's fool (1994; La vita a modo mio) di Robert Benton, As good as it gets (1997; Qualcosa è cambiato) di James L. Brooks, Living out loud (1998; Kiss) di Richard LaGravenese, e il mélo ambientato nel mondo del baseball For love of the game (1999; Gioco d'amore) di Sam Raimi. Come regista, dopo The search of signs of intelligent life in the universe (1990), ha offerto con China moon un'opera tesa e opprimente, nella quale ha efficacemente recuperato le atmosfere dei noir degli anni Quaranta.

Vedi anche
Paul Schrader Regista e sceneggiatore cinematografico statunitense (n. Grand Rapids 1946). Già critico e sceneggiatore sensibile ai temi della solitudine, della violenza e della corruzione nel mondo contemporaneo (Yakuza, regia di S. Pollack, 1975; Taxi driver, regia di M. Scorsese, 1976), ha esordito nella regia ... Lawrence Kasdan Kasdan ‹kä´sdën›, Lawrence. - Regista sceneggiatore cinematografico statunitense (n. Miami 1949). Già sceneggiatore (The Empire strikes back di I. Kerschner, 1980; The raiders of the lost ark di S. Spielberg, 1981), si è dedicato alla regia dal 1981 (Body heat, Brivido caldo), rivelandosi autore di notevole ... Robert Benton Regista e sceneggiatore cinematografico statunitense (n. Waxahachie, Texas, 1932). Formatosi all’Università del Texas e alla Columbia University (in giornalismo e sceneggiatura) e già noto nel mondo dell’editoria (rivista Esquire), sul finire degli anni Sessanta ha iniziato la carriera cinematografica ... Weir, Peter Regista cinematografico (n. Sydney 1944). Dopo alcuni notevoli corto- e mediometraggi, esordì nel 1974 (The cars that ate Paris), affermandosi con il raffinato e inquietante Picnic at Hanging Rock (1975), in cui esplorava un tema fantastico con inconsueta sensibilità. Tra i suoi film in seguito prodotti ...
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Vocabolario
bailey
bailey ‹bèili› (o Bailey) s. ingl. [dal nome dell’ingegnere ingl. sir D. C. Bailey (1901-1985)], usato in ital. come s. m. o in funzione appositiva. – Ponte b. (o assol. bailey): tipo di ponte o viadotto che può essere montato e smontato...
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