Banville, John
Banville, John. – Scrittore irlandese (n. Wexford 1945) noto per la prosa nitida e disincantata, arricchitasi negli anni del sarcasmo nabokoviano e di un certo umorismo nero. Ha iniziato la carriera giornalistica nel 1969, prima all’Irish Press e dal 1986 all’Irish Times. Con il romanzo The book of evidence (1989; trad. it. La spiegazione del fatti, 1991) ha vinto il Guinness Peat aviation award e con The Sea (2005; trad. it. 2006), che racconta dell’irresistibile richiamo esercitato su di un anziano storico dell’arte, rimasto vedovo, dalla villa dove trascorse l’infanzia, il Man booker prize. Nel 2000 ha pubblicato Eclipse (trad. it. 2002), nel 2002 Shroud (trad. it. L'invenzione del passato, 2003) e nel 2003 il saggio Prague pictures (2003; trad. it. 2005). Nel 2003 è stato insignito del premio internazionale Nonino per l’insieme della sua opera narrativa. B. scrive anche con lo pseudonimo di Benjamin Black: il primo romanzo pubblicato con questo nome è Christine falls (2007, trad. it. Dove è sempre notte, 2007), un coinvolgente e misterioso noir d’autore ambientato nella Dublino anni Cinquanta, seguito da The silver swan (2007; trad. it. Un favore personale, 2008), The lemur (2008), Elegy for april (2010; trad. it. Congetture su April, 2010) e A death in summer (2011; trad. it. Un giorno d’estate, 2012). I personaggi delle sue storie sono sempre figure complesse, confuse, alla costante ricerca di sé ed in questo profondamente umane. La loro 'irlandesità' si ritrova, a detta dell’autore, nell’obliquità della lingua: «L’irlandese è una lingua terribilmente obliqua, non dice mai le cose direttamente: l’essenza della letteratura irlandese sta tutta nell’ambiguità».