Boorman, John
Regista cinematografico inglese, nato a Londra il 18 gennaio 1933. B. si ricollega alla tradizione, che affonda le radici negli anni del muto, del talento visionario europeo perfettamente inserito nelle forme espressive del cinema statunitense. Affermatosi con Point blank (1967; Senza un attimo di tregua, Orso d'argento al Festival di Berlino), è autore di un cinema pervaso da un profondo simbolismo: i suoi film sono spesso viaggi iniziatici, nei quali il confronto dei personaggi con una natura selvaggia diventa un percorso di apprendimento e di crescita. Nel 1970 ha ottenuto il premio per la miglior regia al Festival di Cannes con Leo the last (Leone l'ultimo) e nel 1998 con The general.Dopo aver frequentato scuole cattoliche nella Londra della Seconda guerra mondiale, B. fece le sue prime esperienze alla BBC come aiuto montatore e autore di documentari; esordì poi nella regia con Catch us if you can (1965; Prendeteci se potete), scatenata satira sul mondo della pubblicità. Ma già con il secondo film, Point blank, realizzato negli Stati Uniti, si impose con forza all'interno dell'allora nascente New Hollywood. Dimostrazione di una maturità che Francis Ford Coppola, Brian De Palma, Martin Scorsese stavano appena raggiungendo, questo film innesta nelle tradizionali linearità narrative hollywoodiane (e in uno dei generi più solidi e riconoscibili come il noir) le acquisizioni formali europee maggiormente legate alle novità stilistiche della Nouvelle vague. Nel ricostruire le tappe della vendetta di un gangster tradito dal suo socio, B. scompagina, come in un incubo, la determinazione cronologica e sintattica delle immagini, mescola i diversi piani temporali, procede per ellissi e sospensioni.
Con il successivo Hell in the Pacific (1968; Duello nel Pacifico), film antimilitarista basato su due soli personaggi che si fronteggiano su un'isola sperduta, B. definì l'ampia portata simbolica del suo cinema. Percorsi che introducono alla vita e alla conoscenza sono infatti gli interminabili attraversamenti di mondi estranei e ostili in film quali Deliverance (1972; Un tranquillo week-end di paura), racconto di un viaggio a rischio mortale tra i fiumi dei monti Appalachi; The emerald forest (1985; La foresta di smeraldo), storia di un padre che cerca il figlio rapito dagli indigeni nella foresta amazzonica; o Beyond Rangoon (1995; Oltre Rangoon), lunga corsa di una donna americana, in fuga nella giungla della Birmania, coinvolta nella tragedia collettiva di un popolo oppresso da una dittatura militare.
Un'altra costante del cinema di B. è l'esplorazione dello stato di malinconia e insieme di esaltazione, proprio dell'esperienza solitaria, che risulta analizzata anche ponendola a confronto con le utopie rivoluzionarie, come accade in Leo the last, in Where the heart is (1990; Dalla parte del cuore) e in The general; oppure con quelle fantascientifiche, come già nel precedente Zardoz (1974). Con Exorcist II: the heretic (1977; L'esorcista II: l'eretico) B. ha dimostrato come tale mondo poetico non sia unicamente una mera accumulazione di dati contenutistici, quanto piuttosto una precisa estetica della visione. Alle prese con il sequel di un film peraltro famosissimo e di grande importanza nella storia del cinema come The exorcist (1973; L'esorcista) di William Friedkin, B. è riuscito a farne un testo inclassificabile, irriducibile a qualsiasi sistematizzazione per generi. In esso l'orrore diviene una forma astratta, parte integrante della totalità composta di colori, scenografie e movimento che rappresenta il segno profondo dello sguardo dell'autore.
Nel corso degli anni Ottanta, dopo aver incontrato molti problemi con le produzioni (Hell in the Pacific e lo stesso Exorcist II: the heretic sono stati rimontati ‒ il secondo dall'autore stesso ‒ e presentati con finali diversi in Europa e negli Stati Uniti), oltre al già citato The emerald forest, B. ha diretto Excalibur (1981), ispirato alle leggende cavalleresche di re Artù e Hope and glory (1987; Anni '40), appassionata rievocazione di un'infanzia di guerra passata fra bombardamenti e fughe nei rifugi. In particolare Excalibur, mediante l'uso di immagini e di luci che rispecchiano gli stati interiori dei personaggi, riprende i temi prediletti del viaggio e del rapporto con la natura, visti come metafora di un'epoca di degrado, in cui la difficoltà maggiore sta nel ritrovare sé stessi.
Negli anni Novanta I dreamt I woke up (1991) e Two nudes bathing (1995), come anche Beyond Rangoon e The general, opere queste ultime prettamente meditative, ma realizzate su un piano di classica spettacolarità, hanno spostato i temi prediletti dal suo cinema su un piano ancora più visuale, in una lunga e avventurosa ricognizione del visibile e delle sue ambiguità. Al Festival di Berlino del 2001 è stato presentato The tailor of Panama (Il sarto di Panama), una spy story tratta da un romanzo di J. Le Carré, in cui al frenetico e ironico accumularsi di eventi e personaggi apparentemente immorali, corrisponde una regia vertiginosa e sinuosa, testimonianza di uno sguardo in grado di rinnovarsi di continuo.
A. Lacombe, Elia Kazan et John Boorman, témoins et acteurs de la redistribution des mythes américains, Toulouse 1971.
B. Pallenberg, The making of Exorcist II: the heretic, New York 1978.
A. Piccardi, John Boorman, Firenze 1982.
M. Ciment, Boorman. Un visionnaire en son temps, Paris 1985.
A. Stanbrook, Is God in show business too?, in "Sight and sound", 1990, 4.
D. Thompson, As I lay dying, in "Sight and sound", 1998.