CHAMBERLAIN, John
Scultore statunitense, nato a Rochester (Indiana) il 16 aprile 1927. Compie studi all'Art Institute di Chicago, all'università di Illinois e al Black Mountain College nel North Carolina nel 1955-56, periodo in cui frequenta spesso New York. Dopo la prima personale nel 1957 alla Wells Street Gallery di Chicago, è presente a New York nel 1960 presso la Martha Jackson Gallery. La sua attività espositiva prosegue con tappe fondamentali, quali nel 1971 la mostra presso il Solomon R. Guggenheim Museum a New York e nel 1979 presso la Kunsthalle di Berna. Partecipa a importanti rassegne internazionali: The art of assemblage, Solomon R. Guggenheim Museum, New York, 1961; Biennale di San Paolo del Brasile, 1961; Biennale di Venezia, 1964; Soft Art, State Museum, New Jersey, 1969; Painting and Sculpture, Whitney Museum, New York, 1973; Sculpture: American directions 1945-75, National Collection of Fine Arts, Smithsonian Institution, Washington, 1975; Art about art, Whitney Museum, New York, 1978; Auto Icons, Whitney Museum, New York, 1979; Documenta, Kassel, 1982, ecc.
Dai primi lavori aperti, spaziosi, con tubi di metallo saldati, sotto l'influenza di J. Gonzales e D. Smith, Ch., impressionato dall'energia gestuale della pittura di W. De Kooning da cui assume l'intensità espressiva dell'immagine, immerso nelle problematiche artistiche dibattute al Black Mountain College ed emerse a New York, alla fine degli anni Cinquanta, attratto dalle carrozzerie ammaccate dei cimiteri d'auto, adotta tale materiale realizzando opere in cui il foglio di metallo, variamente schiacciato, con il suo colore originale, si combina con elementi lineari, sempre metallici, sovrapponendo e articolando lamine contorte, in una sorta di assemblaggio, sviluppa una volumetria di sicura attivazione spaziale e di forte valenza pittorica nell'accentuato cromatismo, intervallato anche da sculture interamente nere o bianche. Partecipe della Junk art secondo la definizione di L. Alloway, egli, all'interno della tematica della riutilizzazione dei rifiuti del contesto urbano, industriale e aggressivo, propone non tanto un contenuto sociale, o un commento alla civiltà dei consumi o una metafora simbolica, quanto una riflessione sui connotati formali dei materiali prescelti che, al di fuori di ogni tradizione, riqualificati nel processo creativo, sono fissati nell'attimo esplosivo dell'evento distruttivo con grande tensione ed esiti diversi rispetto alle Compressioni compatte e monolitiche di César. Adotta poi, oltre a pezzi nuovi di macchine, una più netta, brillante, oggettiva funzione strutturale del colore a vernice spruzzato sul metallo e sostanze diverse, elastiche e soffici, quali gommapiuma e poliuretano, opportunamente espanse e contratte con cinture e stringimenti violenti in una unitarietà di risultati plastici. Vedi tav. f. t.
Bibl.: B. Rose, How to look at Chamberlain's sculpture, in Art International, gennaio 1964, pp. 36-39; A. Solomon, U. Mulas, The new art scene, New York 1967; M. Tuchmann, A report on the art and technology program of the Los Angeles County Museum of art 1967-1971, Los Angeles 1971; D. Waldman, John Chamberlain: a retrospective exhibition, Solomon R. Guggenheim Museum, New York 1971; J. Gachnang, R. H. Fuchs, John Chamberlain, Kunsthalle, Berna 1979; D. Smith, In the heart of the tinman, an essay on John Chamberlain, in Artforum, gennaio 1984, pp. 39-43.