DALTON, John
Chimico inglese, fondatore della teoria atomica, nato a Eaglesfield (Cumberland) il 6 settembre 1766, morto a Manchester il 27 luglio 1844. Maestro elementare, s'approfondì poi nelle matematiche e nella fisica che insegnò dal 1793 in un collegio di Manchester. Nel 1794 studiò su sé stesso quello speciale difetto di vista, chiamato poi daltonismo (v.), che consiste nell'incapacità di distinguere i colori. In seguito si dedicò allo studio della chimica.
Un primo gruppo d'importanti ricerche del D. riguarda il comportamento fisico dei gas, come l'additività delle pressioni e la solubilità dei miscugli di gas in un liquido in relazione alla pressione parziale dei componenti. Inoltre il D. contribuì, insieme col Gay-Lussac, a stabilire la legge generale della dilatazione dei gas per la temperatura, legge che già in Precedenza era stata stabilita per l'aria e il vapor acqueo da Volta. La perizia acquistata nella manipolazione di sostanze gassose gli consentì poi di fare quelle ricerche sulla composizione dei gas che lo dovevano portare a enunciare la legge delle proporzioni multiple e quindi l'ipotesi atomica. È difficile stabilire se il D. avesse già concepito in precedenza l'ipotesi atomica e le ricerche che lo portarono alla scoperta della legge delle proporzioni multiple fossero state fatte per verificare tale ipotesi o se invece fu la legge stessa a suggerirgli l'idea di riprendere la vecchia concezione di Leucippo e Democrito adattandola alle nuove esperienze.
Gli storici hanno espresso in proposito pareri discordi; comunque è certo che nel 1803 il Dalton espose avanti ai membri della Literary and Philosophical Society di Manchester i principî fondamentali dell'ipotesi atomica svolgendoli poi largamente in un corso di lezioni tenute, fra il 1803 e il 1804, all'Istituto reale di Londra. Nel 1807 l'ipotesi atomica fu divulgata da T. Thomson nella sua opera System of Chemistry; nel 1808 lo stesso D. nel primo volume del suo New System of Chemical Philosophy, dopo avere richiamato le esperienze anteriori di Richter e di Proust e avere esposto le ricerche da lui fatte per stabilire la legge delle proporzioni multiple (studio della composizione degli ossidi di azoto, dei composti ossigenati dello zolfo e del carbonio, del metano e dell'etilene, ecc.), mostrò come tali risultati si potevano spiegare con la sua ipotesi atomica. Di questa si parla altrove; qui basta ricordare che essa si basava sul principio fondamentale che gli atomi di un determinato elemento sono uguali e di peso invariabile: in via subordinata D. ammise che fossero sferici e omogenei. Per determinare i pesi relativi di questi atomi il D. espose nella sua opera alcuni principî, enunciati come probabili: ammise egli anzitutto che il peso atomico d'un composto (prima che Avogadro stabilisse la distinzione attuale di atomi e molecole si chiamavano atomi anche le più piccole particelle dei composti) fosse uguale alla somma dei pesi dei componenti, affermazione che oggi può sembrare ovvia ma che non lo era in quei tempi nonostante l'opera precedente di Lavoisier; espose poi varie congetture circa il rapporto fra i numeri d'atomi degli elementi nei composti, congetture arbitrarie, ma che il D. con le cognizioni dell'epoca non poteva altrimenti porre. I pesi atomici di D. erano in fondo ciò che oggi sono gli equivalenti e inoltre erano inesatti sia per deficienza di analisi, sia perché influenzati dall'ipotesi di Proust già nota a Dalton e ai chimici del suo tempo, sebbene pubblicata nel 1815. A tali inesattezze si devono in particolare gl'insuccessi del D. nel tentativo di applicare la sua ipotesi atomica ai composti organici.
D. propose anche di rappresentare con speciali simboli gli atomi dei principali metalloidi, p. es.:
così da rappresentare un composto mettendo vicini i simboli dei componenti; p. es. (secondo le idee di D. sulla composizione delle sostanze indicate):
Per i metalli invece propose simboli analoghi agli attuali. In seguito i simboli di D. furono sostituiti con quelli di Berzelius.
L'accoglienza fatta all'ipotesi atomica fu in generale favorevole; per mezzo secolo però si fece sentire la difficoltà della scelta dei pesi atomici, difficoltà superata soltanto da Cannizzaro. Oggi la concezione atomica non è più un'ipotesi ma una realtà e D., Avogadro, Cannizzaro, Bohr rappresentano i più grandi assertori di questa concezione.