Rockefeller, John Davison
L’uomo simbolo della ricchezza
La lungimiranza negli affari e i metodi spregiudicati con cui si sbarazzò di ogni concorrente resero John Davison Rockefeller, l’industriale statunitense vissuto nella seconda metà dell’Ottocento, uno degli uomini più ricchi del mondo. Nella seconda parte della sua vita egli volle, però, dedicarsi a grandi iniziative filantropiche
Molti suoi contemporanei considerarono Rockefeller un «grande delinquente» (robber baron). Di tale opinione fu anche il presidente degli Stati Uniti Theodore Roosevelt: tra coloro che egli accusò di essere «malfattori di grande ricchezza», infatti, non poteva certamente mancare l’industriale più rappresentativo del sistema economico individualistico e senza regole della gilded age, l’«età dorata» americana.
John Davison Rockefeller nacque a Richford (New York) nel 1839, da una famiglia di estrazione modesta. Trasferitosi a Cleveland nel 1853, nel 1855 decise, dopo il diploma, di cercare lavoro anziché proseguire gli studi all’università. Assunto come contabile presso una ditta di commissionari e spedizionieri di derrate agricole, tre anni dopo, con l’aiuto finanziario del padre, aprì una propria ditta. Viste le sempre più numerose perforazioni del suolo alla ricerca di petrolio, Rockefeller capì che si poteva sfruttare la necessità di organizzarne il trasporto e la raffinazione.
Sposatosi nel 1864 con Laura Spelman, figlia di un facoltoso uomo di affari, Rockefeller iniziò quindi a espandere la sua attività nel campo petrolifero, e il 10 gennaio 1870 formò una nuova società, la Standard Oil. Procedette poi a sbarazzarsi di tutti i suoi concorrenti a Cleveland, lasciando loro due possibilità: accettare la completa fusione nella sua impresa in cambio di azioni della stessa oppure prepararsi a una lotta spietata. Offrì azioni della sua compagnia ai dirigenti delle principali banche, in pratica corrompendoli, in modo che i raffinatori indipendenti che non avessero accettato le sue condizioni incontrassero notevoli difficoltà a ricevere finanziamenti. Entro il 1880 la Standard eliminò tutti i concorrenti nelle cosiddette oil regions, giungendo così a raffinare il 95% del petrolio prodotto dalla nazione.
Rockefeller si dedicò poi all’espansione internazionale della sua impresa. Riuscì a intrattenere, per tale operazione, buoni rapporti con il governo federale statunitense. Il trust Standard era considerato una minaccia in patria per la libera impresa, ma quando operava all’estero, la sua prosperità, agli occhi del governo, diventava tutt’uno con la prosperità dell’America e con il suo destino di grandezza.
Al di là del sostegno patriottico negli affari internazionali, comunque, Rockefeller appariva all’opinione pubblica come l’esempio più puro del monopolista, invidiato e odiato. Le numerose donazioni alla Chiesa battista, cresciute esponenzialmente con l’aumentare del suo reddito, non avevano migliorato la sua immagine pubblica. Dietro pressioni dei battisti, nel 1887, egli versò 600.000 dollari per avviare la ricostruzione dell’Università di Chicago, che avrebbe dovuto esercitare una notevole influenza religiosa sui nuovi Stati. Negli anni successivi Rockefeller si lasciò molto assorbire da quest’opera, tanto che nel 1910 la somma versata per l’Università giunse a 45 milioni di dollari.
Nel 1911, dopo diverse cause federali contro la Standard Oil, una sentenza della Corte suprema sciolse definitivamente il trust. In realtà le società formate dal suo frazionamento non furono effettivamente concorrenziali, ma continuarono a rispettare le reciproche competenze territoriali. A questo punto, comunque, Rockefeller si ritirò dagli affari. Aveva accumulato un’immensa fortuna, e decise di promuovere la più grande istituzione filantropica del mondo: nel 1913 costituì, infatti, la Fondazione Rockefeller, il cui fine dichiarato era di «promuovere il benessere dell’umanità in tutto il mondo». La dotò di 100 milioni di dollari e fece sì che in pochi anni essa si impegnasse in numerose campagne filantropiche e in programmi educativi in patria e all’estero.
Nell’ultima parte della sua vita Rockefeller riuscì così, anche grazie all’aiuto di esperti, a migliorare la sua immagine pubblica. Morì a Ormond Beach, in Florida, nel 1937. Le sue attività economiche vennero riprese dal figlio John Davison jr.