JOHN de Teye
Miniatore documentato in Inghilterra nella seconda metà del 14° secolo. J. viene nominato come miniatore di Humphrey de Bohun, sesto conte di Hereford e di Essex (ca. 1308-1361), nel testamento di quest'ultimo, dell'ottobre 1361 (Nichols, 1780, p. 49): "Nous devisons auxint a frere Johan de Teye n're luminour x li. a prier pur nous"; successivamente, nel medesimo testamento, in una lista di lasciti con i nomi di dipendenti della famiglia, a Joh'n luminour venivano assegnati altri quaranta scellini. Frate dell'Ordine degli Eremitani di s. Agostino, J. era membro della familia del conte nella sua residenza di Pleshey, nella contea di Essex.J. è menzionato ancora nel registro dei priori generali degli Eremiti di s. Agostino il 20 maggio 1384 (Roma, Arch. della Curia Generalizia dell'Ordine agostiniano, Reg. Dd. 2, c. 17r; trascritto in modo incompleto da Roth, 1961-1966, II, p. 223): "Concessimus fratri Johanni Tye de provincia Anglie, quod possit vocare et retinere fratrem Henricum Hood per annum tantum ipsum instruendo in arte illuminandi libros, qui non sit ab eo amovendus nisi hoc sua demerita vel nullatenus utilitas persuaderet". Questo documento conferma che J. continuò a lavorare come miniatore professionista anche dopo la scomparsa di Humphrey de Bohun e induce a ritenere che la sua opera fosse sufficientemente richiesta da rendergli necessario un apprendista. Un altro documento nel registro dei priori generali degli Eremiti di s. Agostino concede a Henry Hood e ad altri frati agostiniani il permesso di recarsi a Roma per il giubileo del 1390 (Roma, Arch. della Curia Generalizia dell'Ordine agostiniano, Reg. Dd. 3, c. 88r; Roth, 1961-1966, II, p. 242), ma non menziona J., che a quella data doveva non essere più in vita.Il testamento di Humphrey de Bohun allude in particolare a un tixt d'argent, forse riferimento a un evangeliario con legatura in argento, lasciato alla cappella della Vergine nell'abbazia di Walden, nell'Essex (Bigelow, 1895-1896), e a un messale e antifonario donato alla cappella del castello di Pleshey (Nichols, 1780, pp. 48, 50). In aggiunta, dopo la morte di Humphrey, il suo esecutore testamentario ed ex confessore, il frate agostiniano William de Monklane, vendette tre salteri appartenenti al patrimonio del conte a Edoardo, detto il Principe Nero, figlio maggiore di re Edoardo III, per la somma di venti sterline (Register, 1933, IV, p. 476). Tutti questi libri, oggi perduti, potrebbero essere stati miniati da J. de Teye. D'altronde, dal momento che J. probabilmente rimase al servizio della famiglia Bohun fino agli anni ottanta del sec. 14°, egli potrebbe essere stato il miniatore - forse insieme a Henry Hood - dei manoscritti eseguiti per quei discendenti di Humphrey che mantennero il castello di Pleshey come loro residenza. Dai testamenti o da note e stemmi contenuti nei manoscritti conservati si conosce che possedettero o ereditarono libri Humphrey de Bohun (1341-1373), settimo conte di Hereford, di Essex e di Northampton, le sue figlie Eleanor (1359-1399) - sposata nel 1374 a Thomas, duca di Gloucester, il figlio più giovane di re Edoardo III - e Mary (1370-1394), sposata nel 1380 a Henry di Bolingbroke, conte di Derby, futuro re d'Inghilterra con il nome di Enrico IV.Il totale dei manoscritti o dei frammenti di manoscritti superstiti associati alla famiglia Bohun ai quali potrebbe aver lavorato J. ammonta a nove: il salterio iniziato prima del 1361 per Humphrey de Bohun, sesto conte (Vienna, Öst. Nat. Bibl., 1826*); il salterio iniziato prima del 1361 per Humphrey, sesto conte, o prima del 1373 per Humphrey, settimo conte (Oxford, Exeter College Lib., 47); il salterio e libro d'ore eseguito o tra il 1356 e il 1361 per Humphrey, sesto conte, o prima del 1373 per Humphrey, settimo conte (Londra, BL, Egert. 3277); le memoriae e sequenze da un libro d'ore, miniato negli anni 1361-1373 per Humphrey, settimo conte (Pommersfelden, Gräflich-Schönbornsche Bibl., 2934); il salterio e piccolo ufficio della croce, del 1380 ca., probabilmente eseguito per Henry di Bolingbroke, conservato nell'archivio dell'abbazia di Lichtenthal, presso Baden-Baden (Kl. L., Archiv, Hs 2); il salterio e ore della Vergine decorato per Mary de Bohun nel 1380 ca. (Oxford, Bodl. Lib., Auct.D. 4.4); un salterio della stessa epoca eseguito forse per Henry di Bolingbroke (Cambridge, Fitzwilliam Mus., 38-1950); il libro d'ore della Vergine del 1380-1394, miniato per Mary de Bohun (Copenaghen, Kongelige Bibl., Thott 547.4°); le vite della Vergine, di Maria Maddalena e di s. Margherita, degli anni 1380-1390 ca. (Copenaghen, Kongelige Bibl., Thott 517.4°), forse parte in origine dei citati manoscritti di Lichtenthal o di Copenaghen.J. fu il miniatore privato di una delle più importanti famiglie ducali d'Inghilterra: la documentazione del suo lavoro al servizio dei Bohun offre la prova dell'esistenza della consuetudine di produrre manoscritti di lusso anche al di fuori di centri di commercio urbano, quali Oxford, Norwich o Londra, che sono generalmente considerati i principali luoghi di produzione di codici nell'Inghilterra del 14° secolo.
Bibl.:
Fonti. - J. Nichols, A Collection of all the Wills of the Kings and Queens of England, London 1780; M.M. Bigelow, The Bohun Wills, American Historical Review 1, 1895-1896, pp. 414-435, 631-649; Register of Edward the Black Prince Preserved in the Public Record Office, 4 voll., London 1933; F. Roth, The English Austin Friars, 1249-1538, 2 voll., New York 1961-1966.
Letteratura critica. - M.R. James, E.G. Millar, The Bohun Manuscripts, Oxford 1936; L. Freeman Sandler, A Note on the Illuminators of the Bohun Manuscripts, Speculum 60, 1985, pp. 364-372; id., Gothic Manuscripts 1285-1385 (A Survey of Manuscripts Illuminated in the British Isles, 5), 2 voll., London 1986; F. Heinzer, G. Stamm, Die Handschriften der Badischen Landesbibliothek in Karlsruhe, XI, Die Handschriften von Lichtenthal, Wiesbaden 1987; F. Heinzer, Un témoin inconnu des "Bohun Manuscripts": le ms. 2 des archives de l'abbaye de Lichtenthal, Scriptorium 43, 1989, pp. 259-266; L. Dennison, Oxford, Exeter College ms 47: The Importance of Stylistic and Codicological Analysis in its Dating and Localization, in Medieval Book Production: Assessing the Evidence, a cura di L. Brownrigg, Los Altos Hills 1990, pp. 41-60.L. Freeman Sandler