CAIRNES, John Elliot
Economista inglese, nato nel 1823 a Castle-Bellingham (contea di Louth, Irlanda), morto a Blackheat, presso Londra, l'8 luglio 1875. Al Trinity College di Dublino conseguì i gradi di bachelor of arts nel 1848 e di master of arts nel 1854, e si diede a studiare legge con l'intenzione di esercitare la professione forense. Ma nel 1856, per i buoni uffici dell'arcivescovo Whately, ebbe la cattedra di economia politica dell'università di Dublino. Nel 1857 pubblicò The character and logical method of political economy, dotta e limpida introduzione allo studio dell'economia politica, che rivela tutti i pregi del suo pensiero economico. Diffusosi così il suo nome, nel 1859 fu chiamato, a insegnare economia politica e giurisprudenza al Queen's College di Galway, e nel 1866, pur conservando ancora per alcuni anni quell'insegnamento, passò alla cattedra di economia politica dell'università di Londra. Per quanto tormentato da inguaribili malanni, il C. nel biennio 1859-60 aveva incluso nel Fraser's Magazine e nell'Edinburgh Review tre studî sugli effetti economici della scoperta delle miniere d'oro dell'Australia e della California, e nel 1862 aveva pubblicato The Slave Power - opera che ebbe notevole influenza sulla politica contemporanea - in cui spiegava le conseguenze dannose del lavoro degli schiavi, elaborando dottrine rimaste poi patrimonio della scienza economica.
Nel 1873 pubblicò i Political essays, raccolta degli articoli relativi alla questione irlandese e a problemi universitarî e varî, e gli Essays in political economy theoretical and applied, che riguardano principalmente la questione dell'oro con riferimento alle statistiche dei prezzi.
Nel 1874 pubblicò la sua più grande opera: Some leading principles of political economy newly explained.
Si pensa generalmente che il C. sia stato un continuatore dei classici sulle tracce specialmente di J. Stuart Mill e si trova quasi incomprensibile, quindi, la sottile critica ch'egli fa alle teorie di quest'ultimo. Ciò dimostra che l'opera del C. non è stata ancora storicamente valutata; poiché, se essa fosse messa in relazione allo svolgimento del pensiero economico postclassico, se ne comprenderebbero l'importanza e il significato. La vera economia classica si chiude con J.S. Mill. Il C. è un critico di essa e, insieme col Jevons, sebbene su diversa via, un precursore dell'economia nuova. Gli studî di metodologia economica sono un indizio della sua esigenza di un'impostazione del problema economico diversa dalla classica; le critiche a Bastiat e a Comte sono segni della sua consapevolezza degli errori delle diffuse dottrine empiriche e astratte del suo tempo e del praticismo scientifico; il rilievo dei limiti sociali dell'efficacia della concorrenza nella determinazione del valore economico dimostra il possesso di una concezione realistica dei rapporti sociali, concezione che è il fondamento di gran parte delle critiche che verranno fatte alla scuola classica dell'economia da quella storica; la spiccata tendenza a ricondurre alla volontà dell'uomo le radici del meccanismo dei fatti economici (col Senior egli vede la natura del costo in aspetti del sacrificio) prelude a quell'orientamento della scienza economica che ebbe il suo sviluppo essenziale nelle dottrine degli economisti austriaci. Il C., tentando di superare le dottrine dei classici col chiarirne i limiti, apriva un nuovo cammino all'economia politica.
Bibl.: H. Fawcett, C., in Fortnightly Review, agosto 1875; S. Leslie, in Dictionary of national biography; Cliffe Leslie, Essays in political and moral philosophy, Dublino 1888; L.L. Price, A short history of poltical Economy in England, Londra 1891.