Garfield, John
Nome d'arte di Jacob Julius Garfinkle, attore teatrale e cinematografico statunitense, nato a New York il 4 marzo 1913 e morto ivi il 21 maggio 1952. Interpretò soprattutto personaggi di spostati o di ribelli, con grande sensibilità e con uno stile di recitazione istintivo e intenso che anticipò per certi aspetti quello di attori della generazione successiva come Marlon Brando, James Dean e Paul Newman, per i quali costituì un importante modello di riferimento. La sua carriera, dopo aver toccato il culmine negli anni 1946-1951, quando G. era uno degli esponenti più in vista del cinema progressista statunitense, venne bruscamente interrotta dall'intervento della commissione per le attività antiamericane.
Crebbe in una famiglia povera di ebrei osservanti originari della Russia: il padre, operaio in una fabbrica, era anche cantore di sinagoga. G. ebbe un'infanzia difficile, e fu espulso da molte scuole; nel 1926 approdò alla Public School 45, un istituto per ragazzi difficili che applicava il metodo Montessori, dove rimase due anni e nel quale venne scoperto e incoraggiato il suo talento per la recitazione. Poté così in seguito studiare in varie scuole di arte drammatica, tra cui il celebre American Laboratory Theatre di Maria Ouspenskaya e Richard Boleslawsky, lavorando nel frattempo in piccoli teatri. Nel 1932 debuttò a Broadway, e due anni dopo venne accolto nel Group Theatre, allora la compagnia più innovativa degli Stati Uniti sul piano sia artistico sia sociale. G. vi rimase cinque anni, affinando le sue capacità di attore e maturando una coscienza politica fino ad allora embrionale. I notevoli successi conseguiti con il Group Theatre gli aprirono la strada del cinema: nel 1938 firmò un contratto di otto anni con la Warner Bros., nel quale, pur se non gli veniva riconosciuto il diritto di scegliere i film da interpretare, gli era però garantita la possibilità di tornare sul palcoscenico una volta ogni due anni. Ciò gli permise di condurre un'attività teatrale parallela a quella cinematografica.
La Warner fece debuttare G. in Four daughters (1938; Quattro figlie) di Michael Curtiz, una commedia drammatica in cui, nella parte di un musicista fallito che finisce suicida, l'attore inaugurò quello che sarebbe poi diventato il suo tipico personaggio, e colpì pubblico e critica per la sua forte carica di sensualità e per la naturalezza e il vigore della sua recitazione; si aggiudicò infatti una nomination all'Oscar. La casa di produzione lo costrinse quindi a lavorare a ritmo febbrile (dieci film in due anni), in ruoli sostanzialmente simili tra loro, che rischiavano di rinchiuderlo in un cliché: G. fu così un pugile corrotto in They made me a criminal (1939; Hanno fatto di me un criminale) di Busby Berkeley, un vagabondo arrestato ingiustamente in Dust be my destiny (1939) di Lewis Seiler, un delinquente che alla fine si redime in Castle on the Hudson (1940; Il castello sull'Hudson) di Anatole Litvak. Nel 1941, forte della popolarità ormai raggiunta, conquistò il diritto di girare un massimo di tre film all'anno, il cui livello migliorò sensibilmente. Tuttavia riuscì a sfuggire solo occasionalmente ai suoi personaggi di gangster tormentati e di vagabondi sfortunati, in particolare in The sea wolf (1941; Il lupo dei mari) di Curtiz, dal romanzo di J. London, Tortilla flat (1942; Gente allegra) di Victor Fleming, dal romanzo di J. Steinbeck, e soprattutto nei bellici Air force (1943; Arcipelago in fiamme o Forze aeree) di Howard Hawks e Pride of the Marines (1945; C'è sempre un domani) di Delmer Daves, i migliori film da lui girati con la Warner.
All'inizio del 1946 G. decise di non rinnovare il suo contratto, e anzi di non legarsi più stabilmente ad alcuna casa di produzione; poté così finalmente scegliere i film da interpretare. La vera svolta della sua carriera avvenne pochi mesi dopo, quando accettò una proposta della Metro Goldwyn Mayer per The postman always rings twice (Il postino suona sempre due volte), una versione del romanzo di J.M. Cain diretta da Tay Garnett. Il film, nonostante i suoi limiti, fu il maggiore successo commerciale della carriera di G.: la coppia di 'deboli perversi', che vi formava con Lana Turner, rimane una delle più celebri della storia del cinema. Alla fine di quello stesso anno l'attore fu quindi in grado di creare una propria società, la Enterprise Productions, nella quale riunì registi, sceneggiatori e attori di idee progressiste allo scopo di realizzare film socialmente impegnati. In quattro anni, come produttore e attore protagonista, partecipò a sette film, quattro dei quali furono i migliori a cui abbia mai lavorato. Offrì la sua più brillante interpretazione, che gli valse la seconda nomination all'Oscar, nella parte di un pugile rovinato dal successo e dal denaro, proprio nell'opera di esordio della Enterprise, Body and soul (1947; Anima e corpo), diretta da Robert Rossen e sceneggiata da Abraham Polonsky; questa fu anche la prima volta che poté impersonare sullo schermo un ebreo, dato che la Warner lo aveva sempre obbligato a interpretare ruoli di italiano o di messicano. Una rivendicazione di identità ancora più esplicita la fece in Gentleman's agreement (1947; Barriera invisibile) di Elia Kazan, uno dei pochissimi film statunitensi ad affrontare il problema dell'antisemitismo. Ma vanno ricordati anche Force of evil (1948; Le forze del male) di Polonsky, che accomuna il mondo degli affari e la delinquenza organizzata, e in cui G. impersona un avvocato in lotta contro la corruzione; e The breaking point (1950; Golfo del Messico) di Curtiz, tratto da To have and have not di E. Hemingway, politicamente molto più esplicito (e più fedele all'originale) della versione omonima del romanzo, realizzata nel 1944 da Hawks. Convocato nel 1951 dall'HUAC (House Committee of Un-American Activities), rifiutò di fare i nomi dei suoi amici e colleghi iscritti al partito comunista, e finì perciò nella lista nera. Dieci mesi dopo morì di infarto, a soli trentanove anni. Due dei suoi tre figli divennero attori: David P. (1943-1994), con il nome d'arte di John Garfield Jr, e Julie R. (nata nel 1946).
H. Gelman, The films of John Garfield, Secaucus 1975.
L. Swindell, Body and soul, the story of John Garfield, New York 1975.
G. Morris, John Garfield, New York 1977 (trad. it. Milano 1979).
J.N. Beaver, John Garfield: his life and films, South Brunswick 1978.
R. Sklar, City boys: Cagney, Bogart, Garfield, Princeton (NJ) 1992.
P.J. McGrath, John Garfield, Jefferson (NC) 1993.