GOWER, John
GOWER, John.- Poeta inglese, nato nel Kent forse nel 1325, morto a Southwark nel 1408. Della sua vita si conosce ben poco. Nel 1398 sposò Agnese Groundolf, e in età inoltrata divenne cieco. La sua tomba si trova nella chiesa, chiamata ora St. Saviours a Southwark (Londra). La sua lunga vita, contemporanea di quella del Chaucer, cominciò in un'epoca in cui la lingua letteraria in Inghilterra era il francese; ma prima della sua morte l'inglese si era affermato come lingua parlata e scritta degl'Inglesi colti. Il genio di Chaucer era molto in anticipo rispetto al suo tempo, e attraverso l'opera del G. si possono ricostruire i successivi stadi di questo sviluppo. I due uomini erano amici e nelle loro poesie si tributarono reciproco omaggio. Il primo poema notevole del G., scritto in francese, lo Speculum Meditantis o Mirour de l'Orme. il cui manoscritto fu scoperto nel 1895, è un poema allegorico di 30.000 versi, in strofe di 12 versi ognuna. È una trattazione elaborata delle varie specie di virtù e di vizî, e indica al peccatore la via del pentimento. Lingua e versificazione sono buone, ma l'interesse sta nella pittura delle condizioni sociali e degli abusi di quei tempi, descritti passando in rassegna tutte le classi della società. La successiva opera del G. fu Vox clamantis, poema latino di 10.000 versi scritto in strofe elegiache. Tratta dei torbidi dell'Inghilterra nei primi anni del regno di Riccardo II, e specialmente della rivolta dei contadini nel 1381, nella quale fu coinvolta la contea nativa del G. Probabilmente il poema fu scritto a cominciare dal 1382, e i suoi pregi poetici si rivelano nella bella scena con cui esso si apre. Ma l'opera cui è affidata la fama del G. è il poema inglese Confessio Amantis, compiuto nel 1390, e accompagnato da un'interessante nota in latino su questo e sui due poemi precedenti.
È la narrazione di un amante, il poeta stesso, ora avanzato in età, che s'incontra con la dea d'amore, al cui sacerdote, Genio, egli confessa tutti i peccati da lui commessi contro l'amore. Ogni libro del poema è dedicato ad uno dei 7 peccati mortali, e questa costruzione è mantenuta nella maggior parte dell'opera, nonostante lunghe digressioni sulla guerra, sulle religioni e sulla stregoneria; ma negli ultimi 4 libri il piano si fa confuso, e il libro VII, mirando a Riccardo II, è la narrazione dell'educazione data ad Alessandro da Aristotele. In ultimo l'amante chiede dignitosamente il permesso di lasciare la corte dell'amore alla Gioventù, mentre egli ritorna nel regno della ragione. Questo poema era esplicitamente destinato a procurar piacere. Il G. dichiara che riformare il mondo è compito troppo difficile per le sue forze, e si volge di nuovo verso l'amore e le esaltate passioni degli amanti in un'opera che conterrà "somewhat of lust, somewhat of love" (qualcosa della sensualità e qualcosa dell'amore). Il poema è scritto con grazia, spigliatezza, e naturalezza. Il fascino del poema sta nelle storie narrate per illustrare ogni peccato. Il G. è maestro nella narrazione. Le sue storie procedono senza illanguidire, possiedono forza di sentimento e bellezza poetica (cfr. Mundus e Paulina, Canace, Giasone e Medea). Le altre sue opere, oltre a poemi latini minori, comprendono 18 ballate francesi sullo stato coniugale; In Praise of Peace (In lode della pace), scritto in inglese in strofe di 7 versi; Cinkante Balades, poemi amorosi dedicati a Enrico IV, e Cronica Tripertita, esposizione in esametri latini degli ultimi 12 anni del regno di Riccardo II.
Ediz.: Works, a cura di G. C. Macaulay, voll. 4, Londra 1899-1902.
Bibl.: W.P. Ker, Essays on Medieval Lit., Londra 1905, pp. 101-134.