Pocock, John Greville Agard
Storico inglese, nato a Londra il 7 marzo 1924. Cresciuto in Nuova Zelanda, studiò presso il Canterbury University College, dove ebbe modo di seguire anche le lezioni di Karl Popper; conseguì nel 1952 il Ph.D. in storia a Cambridge, sotto la guida di Herbert Butterfield (→), con una tesi che sarebbe stata pubblicata nel 1957 con il titolo The ancient constitution and the feudal law. Insegnò dal 1953 al 1966 in università neozelandesi; trasferitosi negli Stati Uniti, fu professore dapprima a Saint Louis e poi, dal 1975, alla Johns Hopkins University di Baltimora, dove è ancora Harry C. Black professor of history emeritus. Studioso dagli interessi vastissimi, ha dato rilevanti contributi in una molteplicità di settori di ricerca: dalla storia britannica in senso lato, alla metodologia della storia del discorso politico, in cui si è fatto propugnatore di una raffinata forma di contestualismo; dalla storia dei linguaggi politici moderni in area atlantica, alla ricostruzione della cultura settecentesca, e in particolare all’interpretazione dell’opera di Edward Gibbon.
Il libro che ha imposto P. all’attenzione degli studiosi di M. e della tradizione repubblicana moderna è stato senza dubbio The Machiavellian moment, pubblicato nel 1975. Già il sottotitolo dell’opera, Florentine political thought and the atlantic republican tradition, espone in maniera sintetica la principale ipotesi interpretativa: a giudizio di P. è possibile rintracciare una continuità teorica tra le elaborazioni dell’Umanesimo fiorentino e in particolare di M., le teorizzazioni inglesi degli anni dell’interregno, e più in specifico di James Harrington (→), e le riflessioni dei rivoluzionari americani, dagli autori del Federalist a John Adams. P. presenta le idee cardine della tradizione repubblicana moderna come riformulazioni di idee-chiave aristoteliche e polibiane. Innanzitutto, il cittadino di M. e dei repubblicani inglesi è interpretato come la reincarnazione dello zoon politikòn di aristotelica memoria: non soltanto la vita politica è concepita come la piena realizzazione dell’individuo, ma esiste anche una nozione condivisa di bene comune. La repubblica nella sua dimensione istituzionale, viene considerata sostanzialmente come la riproposizione dell’ideale del governo misto, reso celebre da Polibio (→) nel libro VI delle sue Storie.
Nel proporre la sua tunnel history, P. si contrappone esplicitamente alle ricostruzioni del pensiero politico moderno, di matrice straussiana o marxista, che lo prospettavano come l’affermazione incontrastata del liberalismo, a partire dall’età di Thomas Hobbes e di John Locke. A suo giudizio, invece, il pensiero politico moderno è in larga parte permeato dal linguaggio repubblicano e dalle sue concettualizzazioni: vita activa e vivere civile, virtù e corruzione erano i termini chiave di questo lessico. M. viene dunque presentato come il pensatore che, riformulando in maniera innovativa linguaggi e idee classiche, si pone all’origine di una tradizione di pensiero plurisecolare, sviluppatasi in modo continuo e originale sulle due sponde dell’Atlantico. Il titolo del libro – proposto in origine da Quentin Skinner (→), come P. ha sempre riconosciuto con gratitudine – rende in modo icastico l’importanza che viene attribuita a M. per il costituirsi della tradizione repubblicana moderna.
P. aveva già anticipato queste tesi in saggi poi compresi nel volume Politics, language and time (1971). Nel Machiavellian moment le argomenta in modo ampio, riprendendo criticamente i risultati dei lavori di grandi interpreti, da Hans Baron (→) a John H. Plumb, da Caroline Robbins a Bernard Bailyn. Per quanto riguarda il pensiero dell’Umanesimo fiorentino, e in particolare di M., suoi punti di riferimento sono, oltre ai magistrali studi di Baron, i lavori storici di Felix Gilbert (→) e di Jack H. Hexter. Nel libro del 1975 due lunghi capitoli sono dedicati rispettivamente all’interpretazione del Principe (il vi) e dei Discorsi e dell’Arte della guerra (il vii). P. concentra l’interesse sul modo machiavelliano di tematizzare il rapporto virtù-fortuna. M. gli appare così il «teorico di una virtù innovatrice»; meglio, il «precursore di una certa forma di storicismo e solo in secondo luogo come teorico di una moralità o amoralità normativa» (introduzione all’edizione italiana, in Il momento machiavelliano, 1980, p. 21).
Nell’importante «afterword» pubblicata nella ristampa (2003) del Machiavellian moment P. ribadisce il quadro interpretativo del pensiero di M. proposto più di venticinque anni prima; riconosce l’importanza degli studi di Skinner (con la loro enfasi sul ruolo di primo piano di Cicerone e della cultura romana per la cultura umanistica rinascimentale) e ripercorre il dialogo intrattenuto con le tesi di Isaiah Berlin (→), a proposito dell’originalità di M. e dei due prevalenti modi di concettualizzare la libertà.
Bibliografia: Politics, language and time. Essays on political thought and history, New York 1971 (trad. it. parziale Politica, linguaggio e storia, a cura di E.A. Albertoni, Milano 1990); The Machiavellian moment. Florentine political thought and the atlantic republican tradition, Princeton (N.J.) 1975, 20032 (trad. it. in 2 voll., Bologna 1980); Virtue, commerce and history. Essays on political thought and history, chiefly in the eighteenth century, Cambridge 1985; Barbarism and religion, 5 voll., Cambridge 1999-2010; Political thought and history. Essays on theory and method, Cambridge 2009.
Per gli studi critici si vedano: V.B. Sullivan, Machiavelli’s momentary Machiavellian moment. A reconsideration of Pocock’s treatment of the Discourses, «Political theory», 1992, 20, 2, pp. 309-18; J.P. McCormick, Machiavelli against republicanism. On the Cambridge School’s Guicciardinian Moments, «Political theory», 2003, 31, 5, pp. 615-43; The political imagination in history. Essays concerning J.G.A. Pocock, ed. D.N. DeLuna, P. Anderson, G. Burgess, Baltimore 2006; S. Visentin, L’inafferrabilità di Old Nick. Machiavelli nell’interpretazione di John Pocock e Quentin Skinner, in La varia natura, le molte cagioni. Studi su Machiavelli, a cura di R. Caporali, Cesena 2007, pp. 165-89; W. Walker, J.G.A. Pocock and the history of british political thought. Assessing the state of the art, «Eighteenthcentury life», 2009, 33, 1, pp. 83-96.