Milius, John (propr. John Frederick)
Regista e sceneggiatore cinematografico e televisivo statunitense, nato a St. Louis (Missouri) l'11 aprile 1944. Insieme ad altri registi della sua generazione (Francis Ford Coppola, Martin Scorsese, Paul Schrader, Steven Spielberg, George Lucas e Michael Cimino), è stato tra i più profondi innovatori del cinema hollywoodiano a partire dagli anni Settanta. I suoi film, spesso sospesi tra mito e modernità, sono caratterizzati dalla capacità di filmare il cuore dell'azione e risultano dominati da individui solitari e da paesaggi in cui la natura può diventare un elemento ostile. Influenzato dalla lezione di John Ford, Sergio Leone, Kurosawa Akira e Howard Hawks, nonché dai romanzi di H. Melville e J. Kerouac, il suo cinema presenta tra gli elementi narrativi più ricorrenti i temi della guerra e della Storia, visti da un'angolazione nostalgica e patriottica che sembra riflettere posizioni politiche conservatrici.Svanita l'intenzione di combattere in Vietnam per ragioni di salute, ancora studente diresse, rispettivamente nel 1966 e nel 1967, due cortometraggi (The reversal of Richard Sun e Marcello, I'm so bored), laureandosi l'anno successivo alla School of Cinema-Television della University of Southern California, dove aveva stretto rapporti con Spielberg, Lucas e Coppola. Iniziò poi a lavorare all'American International Pictures e, nei primi anni Settanta, sceneggiò, da solo o in collaborazione, Dirty Harry (1971; Ispettore Callaghan: il caso Scorpio è tuo) di Don Siegel (per il quale non venne accreditato), Jeremiah Johnson (1972; Corvo rosso non avrai il mio scalpo) di Sydney Pollack, The life and times of judge Roy Bean (1972; L'uomo dai sette capestri) di John Huston e Magnum force (1973; Una 44 magnum per l'ispettore Callaghan) di Ted Post. Al 1973 risale il suo primo lungometraggio come regista, Dillinger, malinconico gangster film che vede protagonista il noto rapinatore di banche dei primi anni Trenta e in cui già emerge come elemento tipico del suo stile la capacità di costruire il ritmo e di dare una rappresentazione fortemente esibita della violenza. Con The wind and the lion (1975; Il vento e il leone), in cui un capo berbero (Sean Connery) nel 1904 a Tangeri rapisce a fine di riscatto una donna statunitense e i suoi due figli, M. rivisita il genere avventuroso con quel respiro epico proprio di Lawrence of Arabia (1962) di David Lean, accentuando i temi della sfida, della giustizia, della necessità di sopravvivere a ogni costo. Ma è stato in Big Wednesday (1978; Un mercoledì da leoni) che è esplosa la potenza visiva di un cinema teso a racchiudere in un'unica inquadratura tutto lo spazio, spingendo sino al limite l'uso della profondità di campo per mostrare il mare (dove si esibiscono tre amici californiani surfisti) come luogo di libertà. Caratterizzato dal forte realismo nelle sequenze del surf, il film è anche la storia nostalgica di una generazione, dalla metà degli anni Sessanta alla metà del decennio successivo, e racconta il Vietnam senza mai farlo vedere, mettendo in scena, con disarmante naturalezza, l'aspirazione dell'uomo a cercare nella sfida con la natura la propria deificazione. Nel 1979 M. ha realizzato, insieme a Coppola, la sceneggiatura di Apocalypse now diretto dallo stesso Coppola, che ha valso a entrambi una nomination all'Oscar nel 1980, ha scritto il soggetto di 1941 (1941 ‒ Allarme a Hollywood) di Spielberg ed è stato il produttore esecutivo di Hardcore di Schrader e, l'anno seguente, di Used cars (1980; La fantastica sfida) di Robert Zemeckis. Tornato dietro la macchina da presa con Conan the barbarian (1982; Conan il barbaro), ha utilizzato le forme del filone mitologico per esaltare ancora una volta l'individualismo del protagonista (Arnold Schwarzenegger) e rappresentare un mondo lontano nello spazio e nel tempo. La lavorazione del film è stata segnata dalle frequenti controversie tra M. e il produttore D. De Laurentiis. Il successivo fantapolitico Red dawn (1984; Alba rossa) è incentrato sulla storia di un gruppo di ragazzi americani rifugiatisi sulle montagne per poter combattere i soldati sovietici che hanno invaso gli Stati Uniti: accusato di essere reazionario e strutturato come un film bellico, in realtà è un'opera sull'innocenza perduta che presenta un altro intenso confronto tra uomo e natura. M. ha girato poi Farewell to the king (1988; Addio al re), film d'avventura ambientato durante la Seconda guerra mondiale, in cui rappresenta con forza un altro mondo primitivo e allucinato e un altro scontro tra culture diverse, e Flight of the intruder (1991; L'ultimo attacco), che si svolge durante la guerra in Vietnam e che è stato causa di numerosi dissidi tra M. e la Paramount. È stato poi sceneggiatore di Geronimo ‒ An american legend (1993; Geronimo) di Walter Hill, scritto con Larry Gloss, e di Clear and present danger (1994; Sotto il segno del pericolo) di Phillip Noyce, realizzato in collaborazione con Donald Stewart e Steven Zaillian. Inoltre ha diretto per la televisione Motorcycle gang (1994) e Rough riders (1997), imponente opera bellica, caratterizzata da un magistrale utilizzo delle masse soprattutto nella sequenza della battaglia, in cui viene esaltato l'eroismo dei soldati.
Il cinema di John Milius, a cura di A. Camon, Verona 1989.
J.F. Rauger, John Milius, in "Cahiers du cinéma", 462, décembre 1992, p. 97.
G.A. Nazzaro, L'uomo che volle farsi re. John Milius, l'ultimo cantastorie, in Action! Forme di un transgenere cinematografico, Recco 2000, pp. 19-27.
John Milius, a cura di G. D'Agnolo Vallan, Torino 2002.