Teologo (Stadhampton, Oxfordshire, 1616 - Ealing 1683). È con R. Baxter e J. Howe la personalità più importante del puritanesimo inglese del Seicento. Zelante puritano, sostenne animate controversie in difesa del nonconformismo ispirate a principi teologici rigidamente calvinisti.
Studiò al Queen's College di Oxford, da dove nel 1637 si allontanò per non sottomettersi ai nuovi statuti antipuritani; fu quindi cappellano in vari luoghi, e dopo avere accompagnato Cromwell nella campagna di Scozia (1650), fu da lui fatto decano della Christ Church di Oxford (1651) e poi vicecancelliere dell'università (1652-1658). Privato anche del decanato (1660) in seguito alle vicende politiche, si ritirò nel suo paese e infine a Londra.
Nel 1649 uscì il Discourse about toleration, cui hanno fatto seguito alcune delle sue opere più cospicue: De divina iustitia (1653), The doctrine of the saints' perseverance (1654), contro l'arminianesimo; Vindiciae Evangelicae (1655), contro il socinianesimo; On the mortification of sin in believers (1656), The communion with God (1657), True nature of schism (1657) e Of temptation (1658), contro il settarismo e il farisaismo corruttori dell'autentica religione. Ritiratosi sotto la Restaurazione a Stadhampton, continuò a scrivere. Sono di questo periodo i Θεολογούμενα παντοδαπά, e le Animadversions (1661) al Fiat lux del francescano V. Canes. La sua posizione tra i nonconformisti era diventata dominante, e dopo la Dichiarazione di indulgenza del 1672, O. estese la propria autorità morale indirettamente anche sulla corte, sulla cui corruzione cadevano spietati i colpi della sua oratoria: On apostasy (1676); On the Holy Spirit (1677-78); The doctrine of justification (1677). Infine a culmine della sua attività, la grande polemica insieme con Baxter e J. Howe contro E. Stillingfleet: la Brief vindication of the Nonconformists from the charge of schisme (1680) è forse il documento più chiaro e vigoroso della sua libertà di fede.