SELDEN, John
Giurista, orientalista, archeologo, uomo politico, nato a Salvington presso West Tarring (Sussex) il 16 dicembre 1584, morto a Londra il 30 novembre 1654. Studiò a Oxford e a Clifford Inn in Londra; nel 1604 era giudice. I suoi primi studî personali furono rivolti prevalentemente all'antica storia politica e giuridica del suo paese.
Nel 1612 fece uscire un'opera di carattere strettamente giuridicoteorico, Titles of Honour; ma l'anno più fertile per la sua attività di scrittore fu il 1617, nel quale fece uscire il De Diis Syris, il Treatise on the Jews in England e la storia delle decime, History of Tythes, oltre a scritti minori. Il De Diis Syris può esser considerato ancor oggi come opera di una certa utilità e procurò all'autore fama europea fra i dotti. Poiché la storia delle decime svolge la tesi che le decime non sono di diritto divino, il S. fu costretto a ritrattarsi e il suo libro fu distrutto.
Entrato nella politica militante, divenne presto il capo morale del partito che voleva garantire la libertà dei sudditi del re d'Inghilterra e il libero dibattito alla Camera dei comuni, più che mutando e innovando la legislazione, attraverso l'interpretazione delle leggi già esistenti. Nel 1623 fu eletto deputato nell'ultimo parlamento di re Giacomo, nel 1626 tornò ai Comuni nel 2° parlamento di Carlo I: e fu subito eletto membro della commissione segreta dei Dodici che doveva agire contro il Buckingham. Con altri deputati, fra i quali il Coke, organizzò la lotta per l'Habeas corptts Act secondo il solito principio dell'interpretazione delle antiche leggi inglesi (marzo e aprile 1628). Arrestato il 4 marzo 1629 e rinchiuso nella Torre di Londra, fu liberato condizionalmente nel maggio 1631; solo nel 1635 la libertà condizionale gli fu commutata in libertà assoluta. Nel 1636 il S. fece apparire l'opera, gratissima al re, Mare Clausum, seu de Dominio Maris libri duo, che aveva iniziata nel 1618 in risposta al Mare Liberum del Grozio, per sostenere l'esclusivo diritto dell'Inghilterra al commercio e alla pesca sui mari settentrionali.
Il S. tornò alla Camera dei comuni come membro di quello che doveva poi esser chiamato il Lungo parlamento, come rappresentante dell'università di Oxford. Nel 1642, pur lottando per i diritti del parlamento, parve piegare al partito regio. Nelle assemblee ecclesiastiche conformò il suo atteggiamento a un prudente latitudinarismo, avverso tanto ai presbiteriani quanto agli episcopali. Nel 1649 si ritirò definitivamente dalla vita pubblica.
Oltre a quelle già citate scrisse numerose opere di argomento ebraico, che uscirono a Leida o a Francoforte sull'Oder, come quella sul divorzio, Uxor hebraica seu de nuptiis et divortiis veterum Hebraeorum, o sul diritto naturale, De Jure Naturali et Gentium iuxta disciplinam Hebraeorum. Si dedicò anche a studî di archeologia. La più importante delle opere di tal genere è Marmora Arundelliana, pubblicata nel 1624. Ma nella le teratura inglese il S. è rimasto famoso soprattutto per l'opera Table Talk (pubblicata postuma nel 1689) che riferisce i discorsi confidenziali che il S. teneva con gli intimi, sugli argomenti del giorno, e che erano stati raccolti dal suo segretario Richard Milward. Vi risaltano il suo spirito sarcastico, il suo legalitarismo, il suo spirito antidemocratico, il suo conservatorismo politico.
Bibl.: Wood, Athenae Oxonienses (a cura di Bliss, 1817), s. v., e il vol. III delle opere complete (Seldeni opera) edite da D. Wilkins, Londra 1726, che contiene la biografia; si veda inoltre Dictionary of National Biography, Londra 1921, XVII, s. v., con ampia e aggiornata bibliografia.