SKELTON, John
Poeta inglese, nato intorno al 1460 probabilmente a Diss (Norfolk), morto nell'abbazia di Westminster il 21 giugno 1529. Si laureò a Cambridge nell'anno 1493. Fino al 1500 fu precettore del principe Enrico (in seguito Enrico VIII).
Nel 1498 prese gli ordini sacri. Dopo essersi ritirato nel suo beneficio di Diss (1504) come rettore, incorse in censure e sospensioni per lo spirito satirico e burlesco di cui cominciò a dar prova nei discorsi e negli scritti, in modo contrastante alla sua precedente attività. Più volte imprigionato, fu costretto a rifugiarsi nell'abbazia di Westminster, dove trascorse gli ultimi anni della vita.
I racconti scherzosi raccolti dopo la sua morte e pubblicati col titolo The Merie Tales of S., sono, in massima parte, apocrifi, ma dimostrano qual genere di fama popolare lo S. si fosse formato. Delle sue opere autentiche, di cui molte sono andate perdute, fece egli stesso un lungo elenco nella Garlande of Laurell, arido poemetto in linguaggio aulico e in rhyme royal. Lo spirito satirico dello S. trovò espressione in poemetti come The Bowge of Courte (forse del 1509), satira contro vizî e pericoli della vita di corte, per il quale egli attinse alla traduzione che A. Barclay aveva fatto del Narrenschiff di S. Brandt. Se in questo poemetto domina ancora il tipico allegorismo quattrocentesco, più diretta virulenza satirica si trova nel Colyn Cloute (1519) in cui lo S. sferza i vizî del clero in genere, con allusioni anche al cardinale Wolsey, di cui era stato amico e contro il quale aveva poi scritto varî epigrammi e la violentissima satira Why come ye nat to Courte?, anch'essa espressione tra le più caratteristiche dello S. che, per colpire, adopera le peggiori ingiurie e grossolanità.
Questa fama di rozzezza e indecenza, a cui contribuì un altro poemetto, The Tunnynge of Elinoure Rummynge, realistica descrizione di donne ubriache in una taverna, trova un'eccezione nel poemetto The Boke of Phyllyp Sparowe (1503-07) che, prendendo lo spunto dal lamento catulliano per la morte d'un uccelletto, si abbandona a capricci e divagazioni non privi di sentimento e di grazia.
Nei poemetti satirici, lo S. adoperò il metro cosiddetto skeltonico, formato da senarî di varia lunghezza, liberamente rimati, talora a coppie e spesso a tre, quattro e più, ottenendo non di rado la rima con parole latine o francesi. Per quanto rozzo e impulsivo, il verso skeltonico rompe la monotonia delle strofe di decasillabi già inariditasi con i poeti del principio del secolo XV. A questo merito sono da aggiungere gl'improvvisi lampi di lirismo intenso che si trovano nella sua opera. Nonostante le sue anticipazioni di spirito rabelaisiano, egli rimane piuttosto nel Medioevo, cioè al di là della netta barriera segnata dal periodo elisabettiano.
Opere principali oltre alle citate: Speke, Parrot (poemetto satirico); Skelton Laureate against the Scottes (violenta ballata contro gli Scozzesi a celebrazione della vittoria di Flodden) e tre opere teatrali, di cui rimane una sola: Magnificence, che è uno dei migliori esempî di "moralità" drammatica.
Ediz.: Pithy, pleasaunt and profitable workes of Maister Skelton Poete Laureate. Nowe collected and newly published, Londra 1568, ristampate nel 1736; Works of J. S.; with Notes and some account of the author and his writings, a cura di A. Dyce, voll. 2, Londra 1843; scelta a cura di W. H. Williams, Londra 1902.
Bibl.: A. Rey, S'.s Sastirical Poems, ecc., Berna 1899; A. Kölbing, Zur Charaktisterik J. S.s, Stoccarda 1904; id., in Cambridge History of English Literature, III, Cambridge 1909; A. Thümmel, Studien über J. S., Lipsia-Redunitz 1905; G. Saintsbury, hist. of Engl. Prosody, voll. 3, Londra 1906-10.