Woo, John (propr. Wu Yusen)
Regista e produttore cinematografico cinese, nato a Canton il 22 settembre 1946. Nel reinterpretare il melodramma e l'iperrealismo americano degli anni Settanta, il suo cinema si è contraddistinto per il modo coreografico in cui è rappresentata la violenza, memore delle tradizioni del musical hollywoodiano e del cinema d'arti marziali, e, insieme, per una visione del mondo fondata su valori morali forti e immediati, come amicizia, fedeltà, patriottismo. Dopo il successo di critica di Diexue shuang xiong (1989; The killer), unanimemente ritenuto il suo capolavoro, il nome del regista ha varcato i confini di Hong Kong per affermarsi come emblema di uno stile lirico, erede della tradizione del wuxia pian (film marziali di cavalieri erranti) ma ispirato anche al cinema di Jean-Pierre Melville, Jacques Demy, David Lean e Sam Peckinpah.
Nato in una famiglia povera, di religione cattolica, trasferitasi a Hong Kong nel 1950, ebbe un'infanzia segnata dalle ristrettezze economiche. Compiuti gli studi al College Matteo Ricci, nel 1969 entrò a far parte dei Cathay Studios, in qualità di assistente alla produzione e supervisore della sceneggiatura. Nel 1971 ebbe l'opportunità di lavorare come assistente alla regia per Chang Che, maestro del wuxia pian, presso gli studios dei fratelli Shaw, all'epoca principali produttori del cinema di Hong Kong. Il successivo esordio nella regia, con il lungometraggio Tie han rou qing (1974, ingl. The young dragons ‒ Farewell Buddy), lo vide condizionato dai codici del cinema cantonese. Nei primi anni della sua attività (1976-1986) W. tentò pertanto di adeguare il proprio stile alle esigenze della produzione; ma il successo della commedia demenziale Fa qian han (1976, ingl. Money crazy ‒ The pilferer's progress) lo bloccò in un genere lontano dalla sua sensibilità. Nel 1986 l'incontro con il regista-produttore Tsui Hark ha segnato una svolta nella sua carriera: grazie all'attenta supervisione del nuovo partner, è riuscito a conciliare la propria vocazione autoriale con le esigenze del cinema commerciale. I risultati di tale fruttuosa collaborazione sono stati Ying xiong bense (1986; A better tomorrow), uno dei maggiori incassi del cinema di Hong Kong, e Diexue shuangxiong, entrambi interpretati da Chow Yun-Fat, icona del cinema di Hong Kong. Liberamente ispirato a Le samouraï (1967)di J.-P. Melville, rappresenta una rilettura in chiave melodrammatica del cinema americano classico, con particolare attenzione a S. Peckinpah, Howard Hawks e ai film di Paul Schrader e Martin Scorsese. Negli anni successivi, scioltosi il sodalizio con Tsui Hark, W. ha ottenuto una serie di successi che nel 1993 lo hanno condotto negli Stati Uniti. Ma se Hard target (1993; Senza tregua), primo film americano di W., si è rivelato frutto dei compromessi accettati dal regista per conservare la propria cifra stilistica pur nell'ambito delle logiche produttive hollywoodiane, il successivo Broken arrow (1996; Nome in codice: Broken arrow), straordinario successo economico, ha mostrato W. completamente assorbito dal funzionamento di un'ingombrante macchina spettacolare, nella quale si fatica a trovare traccia della sua poetica. È stato soltanto con il successivo Face/Off (1997; Face/Off ‒ Due facce di un assassino) che il regista ha trovato un equilibrio per rimanere fedele al proprio stile, pur adeguandosi, ancora una volta, alle leggi del committente. La definitiva consacrazione come maestro del cinema di azione gli ha consentito di ridefinire con assoluta originalità le regole del genere con Mission: impossible 2 (2000), film in cui al ritmo adrenalinico dell'action movie si affiancano il romanticismo e la tensione melodrammatica delle sue opere migliori.
Eccessivamente sbilanciati verso la pura spettacolarità sono tuttavia apparsi i suoi due lavori successivi, Windtalkers (2002), che trae spunto da un episodio poco noto della Seconda guerra mondiale, e Paycheck (2003), dove W. si è misurato per la prima volta con la fantascienza, partendo da un racconto di Ph.K. Dick.
G.A. Nazzaro, A. Tagliacozzo, Il cinema di Hong kong. Spade, kung fu, pistole, fantasmi, Recco-Genova 1997.
A. Pezzotta, Tutto il cinema di Hong Kong. Stili, caratteri, autori, Milano 1999.
Ch. Heard, Ten thousand bullets: the cinematic journey of John Woo, Los Angeles 1999.
G.A. Nazzaro, A. Tagliacozzo, John Woo ‒ La nuova leggenda del cinema d'azione, Roma 2000.