Fosse, Jon
Fosse, Jon. – Romanziere, drammaturgo e poeta norvegese (n. Haugesund 1959). Ha debuttato sulla scena letteraria nel 1983 con il romanzo Raudt, svart (Rosso, nero), mentre il suo primo dramma, Og aldri skal vi skiljast (E non ci lasceremo mai) è stato pubblicato e rappresentato nel 1994. Rapida è stata la sua ascesa in patria, dove è diventato l’autore più rappresentato dopo Ibsen, e in Europa, Stati Uniti, Giappone e Australia. Una scrittura scarna, minimale, senza fronzoli quella di F., in cui domina il non-detto e la freddezza; un linguaggio che costruisce atmosfere claustrofobiche e ossessive in cui i personaggi si muovono come in uno stato di sospensione, senza alcuna scossa emotiva. Temi ricorrenti dei suoi testi sono il naufragio della famiglia e della coppia, la deriva morale del maschio e la solitudine protettiva della femmina. Moltissime le opere teatrali – tra cui Natta syng sine songar (1998; trad. it. E la notte canta, 2002) e Dødsvariasjonar (2000; trad. it. Variazioni di morte, 2001) – e numerosi anche i romanzi, i libri di racconti, di poesia e i saggi. In Italia è stata pubblicata una silloge delle sue opere teatrali dal titolo Teatro (2007), nel 2009 il romanzo Melancholia (1995-96), dittico incentrato sulla figura del pittore norvegese del 19° sec. Lars Hertervig, e il romanzo breve Andvake (2007; trad. it. Insonni, 2011), apologo sulla lotta per la sopravvivenza e la conseguente sopraffazione dell’altro, scritto in una prosa vertiginosa, che non concede pause grazie a un uso essenziale della punteggiatura e al ricorso al discorso indiretto libero.