LIE, Jonas
Romanziere norvegese, nato a Eker presso Drammen il 6 novembre 1833, morto il 5 luglio 1908 a Boerum presso Oslo. Amico di giovinezza di Björnson e di Ibsen professò dapprima l'avvocatura a Kongsvinger. Trasferitosi a Oslo con la moglie Thomasine, la quale gli fu anche intelligente collaboratrice, riuscì a pubblicare con l'appoggio di Björnson il suo primo romanzo, Den Fremsynte (Il veggente, 1870): un sussidio governativo, trasformato più tardi in pensione, gli permise di vivere come libero scrittore prima in Italia (1871-75), poi in Germania (1875-82), in Francia (1882-1906) e infine nuovamente in patria.
Nella letteratura norvegese della fine del secolo, volta sempre più ad approfondire la realtà con i suoi problemi, individuali e sociali, il L. fu il poeta del sentimento e dell'immaginazione. Incline per natura a un sentimento mistico della natura e della vita, egli restò, in fondo, sempre il romantico che ama indugiare nell'analisi degli stati d'animo o abbandonarsi al libero gioco della fantasia. È ciò che costituisce la fresca spontaneità dei suoi primi racconti e romanzi (Skildringer og Fortællinger fra Norge, 1872; Tremasteren Fremtiden, L'avvenire del tre alberi, 1872; Lodsen og hans Hustru, L. e sua moglie, 1874; Rutland, 1880): ed è ciò che spiega come dopo il periodo realistico, che comprende una diecina di romanzi, fra cui Gaa paa!, Avanti, coraggio!, 1882; Livsslaven, Schiavo della vita, 1883; Familien paa Gilje, La famiglia di G., 1883; En Malstrøm, 1884; Kommandørens Døtre, Le figlie del comandante, 1886; Et Samliv, Una vita comune, 1889; Onde Magter, Potenze del male, 1890; Niobe, 1893, ritornò nuovamente ad atteggiamenti apertamente romantici (Ulfungerne, Gli U., 1893; Trold, Troldi, leggende, 2 voll., 1891-92; Naar Sol gaar ned, Quando il sole tramonta, 1895; Dyre Rein, 1896; Eventyr, Fiabe, 1909), ritrovando con spontaneità il tono della fiaba e della saga. Ma anche negli stessi romanzi di tono realistico, un po' perché la materia norvegese del racconto nella lontananza gli si velava d'una poetica luce, un po' e soprattutto perché la tendenza era insopprimibile nel suo temperamento di romantico impressionista, l'arabesco umoristico o l'improvviso della fantasia s'inseriscono spesso nella rappresentazione della quotidiana esistenza. Le liriche (Digte, 1867, Digte, 1889), fra le quali molte d'ispirazione italiana, mancano spesso di slancio e i drammi mancano di vita; ma la prosa è la prosa di un poeta.
Opere: Samtlige Værker, voll. 15, Cristiania 1908 e segg.; Lettere in C. Nærup, J. Lie og hans Samtidige, Cristiania 1915.
Bibl.: A. Garborg, J. L., Cristiania 1893; E. Lie, J. L., Cristiania 1908; B. Erichsen, J. L. som Journalist, Cristiania 1914; id., Erindinger fra et Digterhjem, Oslo 1928.