Swift, Jonathan
La satira spietata dell’umanità
Jonathan Swift è uno dei massimi scrittori di lingua inglese: la sua opera più celebre è il romanzo I viaggi di Gulliver, pubblicato nel 1726. Grazie a un’intelligenza straordinaria e alla verve polemica e satirica, fu uno dei protagonisti della sua epoca ed è tuttora un autore che avvince e diverte con le sue intelligenti provocazioni
Una delle numerose, celebri massime di Jonathan Swift recita: «Quando un genio viene al mondo lo si riconosce subito, tutti gli idioti gli si coalizzano contro». Se fosse – com’è probabile – riferita a sé, il grande scrittore avrebbe peccato di immodestia, ma non di insincerità, poiché un genio intellettuale e letterario egli senza dubbio lo era.
Nato a Dublino nel 1667 da genitori inglesi, rimane orfano di padre e viene affidato dalla madre indigente agli zii. Studia al Trinity College di Dublino, per poi recarsi nel 1689 in Inghilterra come segretario del diplomatico sir William Temple.
Per raggiungere un’indipendenza economica, nel 1694 Swift prende gli ordini religiosi e torna in Irlanda, dove gli viene assegnata la sede di Kilroot. Ma non abbandona Londra. Vi si reca spesso e diventa un protagonista della vita intellettuale, politica e religiosa della capitale.
A Londra Swift conosce anche Esther Johnson, da lui chiamata Stella, che probabilmente sposa e che gli rimane accanto per tutta la vita.
Intanto nel 1704, riuniti in un solo volume anonimo, sono uscite le sue prime opere. La battaglia dei libri (scritto nel 1697), un poema eroico e satirico centrato sulla supremazia degli antichi sui contemporanei; il Discorso sulla produzione meccanica dello spirito, assai polemico verso il misticismo fine a sé stesso, e la Favola della botte, una parodia delle varie Chiese cristiane che gli preclude la carriera ecclesiastica.
Quanto all’impegno politico, Swift (sprezzante anticonformista, difensore dei deboli ma anche ambizioso e misantropo) in un primo periodo milita negli ambienti liberali whigs (liberalismo) poi se ne distacca per passare fra i sostenitori del governo conservatore tory (conservatorismo), di cui è consigliere dal 1710 al 1713. Sostiene il governo anche con interventi sulle pagine del quotidiano The examiner e attraverso lo Scriblerus club (che annovera fra i membri alcuni suoi stretti amici quali il poeta Alexander Pope e lo scrittore John Gay). Caduto il governo e ottenuto l’incarico di decano della chiesa di St. Patrick a Dublino, ritorna nel 1714 in Irlanda. Da qui, tuona contro le ingiustizie dell’amministrazione inglese conquistando una grande popolarità.
Oltre a pamphlet come Dissertazione contro l’abolizione del cristianesimo – determinante nella rottura con i whigs – e versi satirici tra i quali la Descrizione del mattino e Una descrizione di acquazzone in città usciti sul periodico The tatler nel 1710, Swift pubblica libelli di carattere politico e sociale come La condotta degli alleati e Una modesta proposta, in cui esplora provocatoriamente l’ipotesi di usare i bambini come cibo per i ricchi.
Nel 1726 pubblica il suo capolavoro, I viaggi di Gulliver. Divisa in quattro episodi, l’opera mette sotto accusa l’umanità ed esprime in un brillantissimo, spiritoso, feroce crescendo, tutta la riprovazione che l’autore nutre nei suoi confronti.
Il viaggiatore Lemuel Gulliver, medico di una nave mercantile, naufraga sull’isola di Lilliput i cui abitanti sono alti sei pollici: le loro ridotte proporzioni sono una metafora della meschinità dell’agire dei popoli. Poi Gulliver capita a Brobdingnag, terra di giganti, in cui viene usato come bambolotto da una bimba.
Nel viaggio successivo la satira colpisce i sedicenti filosofi e inventori che si cullano nell’astrazione: nell’isola volante di Laputa ce n’è, per esempio, uno che da otto anni studia come ricavare raggi di Sole dai cetrioli. Infine, Gulliver approda nel paese governato dai saggi cavalli Houyhnhnm, le cui virtù intellettuali e morali sono così diverse e superiori rispetto alle caratteristiche dei repellenti, degenerati, umani Yahoo che abitano negli stessi luoghi.
Swift muore nel 1745; postumi escono le Istruzioni ai servi e il Diario a Stella (1766-68), raccolta di 65 lettere scritte a Stella durante il periodo in cui collaborò con i tories; qui, con un linguaggio a tratti teneramente infantile, compone uno straordinario ritratto della vita londinese di allora.