JORDI de Deu
JORDI de Déu (o Johan, Joan)
Scultore attivo in Catalogna nella seconda metà del 14° secolo.J. rappresenta una delle personalità più ragguardevoli e, probabilmente, anche fra le meglio documentate del Gotico catalano, con notizie che vanno dal 1363 al 1418. Nato come sembra a Messina, J. è attestato nei documenti come schiavo greco dello scultore Jaume Cascalls (di un "Georgio de Deo, greco" si parla in un documento del 1377; Marés Deulovol, 1952, pp. 192-193). È possibile che l'origine siciliana abbia giocato un qualche ruolo nell'interpretazione dello stile dell'artista, qualificato come incline a una certa italianizzazione, in relazione alla scultura trecentesca dell'Italia meridionale. A tale proposito è necessario tuttavia sottolineare come un importante settore della scultura catalana della seconda metà del sec. 14° sia permeato di un diffuso italianismo - equiparabile in una certa misura a quello presente, contemporaneamente, in pittura -, alla cui affermazione contribuirono maestri come lo stesso Jaume Cascalls o Bartomeu Robió.Anche se spesso si afferma che J. adottò il cognome Joan (o Johan, secondo la grafia medievale) quando fu manomesso, ossia affrancato dalla sua condizione di schiavo, è certo che nella documentazione tale cognome compare solo tardi ed eccezionalmente; fu comunque questo il nome che egli trasmise ai suoi due figli, entrambi scultori: Antoni Joan, di cui non si hanno opere documentate, e il molto più noto Pere Joan.Il primo riferimento esplicito a J. risale al 1363, anno in cui nella contabilità del monastero cistercense di Santa Maria di Poblet, relativamente alle spese sostenute per i monumenti funebri, è annotato un pagamento al maestro Jaume Cascalls per l'attività svolta dal suo schiavo Jordi de Déu. È nelle tombe reali di Poblet e, forse, anche nelle opere che contemporaneamente Cascalls dirigeva a Lérida, che si completò la formazione dell'artista, destinato a divenire un collaboratore imprescindibile del vecchio maestro, ed è sempre in questo contesto che è possibile cogliere i caratteri dei suoi primi interventi. Considerando il particolare stile che connota le opere posteriori, possono essere attribuite a J. alcune mensole della cappella dedicata a s. Antonio nella Santa Maria di Poblet, che dovevano sostenere i sepolcri dei bambini (1366), così come alcune parti del portale della cattedrale di Tarragona, per il cui completamento, con le statue di apostoli e profeti, Jaume Cascalls concludeva un contratto nel 1375: l'intervento di J. appare evidente, in particolare, nella decorazione del timpano.A partire dal 1377, in coincidenza con la scomparsa del maestro e dopo l'affrancamento, avvenuto in epoca imprecisata, ebbe inizio la carriera indipendente dell'artista, a quanto risulta stabilitosi a Cervera, dove nel 1378 fissò con lo scultore di Manresa Bernat Pintor alcuni accordi di collaborazione, che tuttavia non dovettero dare frutti. Benché nessuna attestazione esplicita colleghi J. alle sculture presenti a Cervera, questioni cronologiche e stilistiche e documenti indiretti non lasciano alcun dubbio su un suo intervento nelle opere commissionate dal mercante locale Ramon Serra per la cappella di Sant Martí della chiesa parrocchiale di Santa Maria. Si tratta del sepolcro dello stesso Ramon Serra, conservato in situ, e di un retablo in pietra dedicato al santo titolare della cappella, di cui si conoscono la predella (Cervera, Mus. Duran i Sanpere) e due rilievi, oggi non più rintracciabili. Si può peraltro ritenere che egli fosse intervenuto anche in altri complessi scultorei della citata chiesa parrocchiale. Per la chiesa di Santa Magdalena, presso Cervera, J. eseguì la statua della santa nel portale.Nel 1379 il re Pietro il Cerimonioso trasmise ai magistrati di Cervera l'ordine di imporre al maestro il trasferimento a Poblet, perché portasse avanti l'opera intrapresa nel pantheon reale da Jaume Cascalls: l'antico collaboratore si qualificava come l'ideale continuatore dello scomparso maestro. Così, tra il 1380 e il 1384, J. venne incaricato di eseguire, oltre a una serie di tombe minori per i bambini della famiglia reale, le sepolture del futuro re Giovanni I e delle sue due mogli, Mata d'Armanyac e Violant de Bar, opere tutte andate praticamente perdute. Possono essere attribuiti a J. gli scudi reali sul portale principale della cinta muraria del monastero.Sempre per Poblet, nel 1386 J. tornò a occuparsi di un'altra tomba, quella dell'infanta Joana d'Empúries, figlia maggiore del re Pietro il Cerimonioso, tra tutti i sepolcri realizzati nel corso del Medioevo nel monastero forse quello che meglio ha conservato l'aspetto originario. La commissione di questa tomba gli sarebbe giunta quando lo scultore si era già stabilito a Tarragona, città in cui J. dovette organizzare una propria bottega per una vasta clientela proveniente anche dalle regioni vicine. Appartengono a questo periodo i retabli, documentati, dell'Immacolata Concezione per la chiesa di Vallfogona de Riucorb (1385) - di cui si conservano quattro scene, nella stessa chiesa, e la figura di S. Anna (Vic, Mus. Arqueologic-Artistic Episcopal) - e quello in alabastro dedicato a s. Lorenzo per la chiesa parrocchiale di Santa Coloma de Queralt (1386-1387). Si tratta, in quest'ultimo caso, di uno dei pezzi più noti di tutta la produzione di J., in virtù anche del fatto che a un'attribuzione certa si unisce un eccellente stato di conservazione dell'opera. Alla medesima fase risalgono le notizie relative all'esecuzione dei tabernacoli in pietra per gli altari delle chiese di Vinaixa e Vilosell (1389); è possibile ricollegarvi, peraltro, alcune opere non documentate, come per es. il retablo di S. Michele proveniente da Forés (Tarragona, Mus. Diocesano, frammenti) e una grande Vergine con il Bambino (Vic, Mus. Arqueologic-Artistic Episcopal).La successiva tappa nella carriera di J. viene contrassegnata dal trasferimento a Barcellona, dove egli continuò, tuttavia, a ricevere commissioni anche per altre città, come i capitelli e diversi pezzi scolpiti per il completamento del chiostro di Santa Maria di Ripoll (1390) - opera eseguita da una mediocre bottega solo relativamente in rapporto con il maestro - e le croci limitari per Santa Maria di Montblanc (1393) e per Santa Coloma de Queralt (1402), località legate alla sua precedente attività tarragonese al pari del castello di Barberà, dal quale proviene l'urna funeraria di frate Guillem de Guimerà (m. nel 1396), attribuibile alla bottega di J. (Tarragona, Mus. Diocesano).Nella nuova produzione destinata alla città di Barcellona, invece, si manifesta in modo evidente una svolta, orientata non solo verso una scultura a carattere monumentale, ma anche in funzione di un adeguamento alle novità del Gotico internazionale, svolta per la quale, forse, poté giocare un qualche ruolo il legame, ipotizzato, con Pere Sanglada. Il primo intervento di J. nella città è rappresentato probabilmente dalla serie di apostoli, santi e profeti sulle pareti esterne del coro della cattedrale e dall'Annuciazione oggi sulla scala di accesso al pulpito (1390-1394). Si sa che nel 1400 J. eseguì delle sculture per la facciata del municipio (gli stemmi, un busto di angelo, alcuni doccioni e altri frammenti), complesso nel quale lavorarono anche maestri più giovani e moderni, come lo stesso Sanglada. Lo stile di J., del resto, trova eco anche in altri monumenti della città, come attestano, fra gli altri, alcuni pezzi provenienti dallo scomparso convento del Carmen (Barcellona, Mus. d'Art de Catalunya) o i capitelli del chiostro dell'Hospital de la Santa Creu.Fatta eccezione per le opere eseguite nella cattedrale di Barcellona e per una piccola Vergine a Mataró (Mus. Arxiu de Santa Maria de Mataró), l'accostamento di J. al Gotico internazionale appare del tutto superficiale. Evidente si manifesta, piuttosto, la continuità con i suoi modelli trecenteschi, che attestano la predilezione per una certa robustezza, canoni proporzionali accorciati, superfici lisce, ritmi lenti e ornati calligrafici. Tutti questi elementi, nonostante i punti di convergenza con l'arte di Jaume Cascalls, allontanano J. dal minuzioso espressionismo del suo maestro e dalle tendenze 'realistiche' della fine del secolo, presentandolo caparbiamente aderente a formule che dovettero essere efficaci per il suo pubblico, ma che lo costrinsero perlopiù a una notevole rigidezza e ripetitività; da queste si svincolano, quali momenti particolarmente felici della sua produzione, le predelle dei due retabli e le mensole del sepolcro dell'infanta Joana nell'abbazia di Poblet.
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