Amado, Jorge
Cantore di donne e di libertà
Nei suoi romanzi, lo scrittore contemporaneo brasiliano Jorge Amado ha descritto un Brasile mitico e al tempo stesso realistico. Il paese del Carnevale ha mille realtà: è una terra solare, allegra e vitale, ricca di energia, ma anche percorsa da dolorosi conflitti tra le classi sociali e oppressa da ingiustizie e miseria.
Nato a Pirangi nel 1912, nei suoi primi romanzi Jorge Amado offre una visione realistica del Brasile, soprattutto della regione natale di Bahia. Scritti tra la metà degli anni Trenta e la metà degli anni Quaranta, durante il periodo dell'adesione di Amado al Partito comunista, questi romanzi sono animati da spirito di rivolta e dalla necessità di denunciare le ingiustizie sociali, lo sfruttamento e la tirannia che opprimono il suo paese.
In quegli anni Amado dedica la sua vita agli ideali di giustizia e di libertà, lavorando attivamente per la democrazia. Si oppone alla dittatura di Getúlio Vargas e usa la letteratura come un'arma per migliorare la società. Il tema di Cacao, per esempio, è la vita dei braccianti nelle fazendas (le piantagioni latifondiste), mentre Terre del finimondo, dedicato alla storia del cacao, è una vera e propria epopea tropicale che tratta la drammatica lotta di potenti famiglie per la conquista della terra, la distruzione della foresta amazzonica, le gesta degli spietati coroneis, i proprietari dei latifondi.
Sudore, Jubiabá, Mare di morte e Capitani della spiaggia sono invece ambientati nelle città, nei quartieri poveri del proletariato e nelle strade del porto. In particolare, Capitani della spiaggia narra le vicende di una banda di monelli, giovani eroi di avventure vissute in libertà tra il porto e la spiaggia, che sono i veri padroni della città e dei suoi segreti. In tutti questi romanzi il protagonista, mosso dalla coscienza di appartenere alla classe dei diseredati, lotta per la libertà della sua gente, muovendosi in un mondo dove si mescolano razze, tradizioni, religioni. La lingua in cui sono scritti è presa in prestito dalla strada, con i suoi mille gerghi, ed è espressa con i dialoghi rapidi e i toni colloquiali della quotidianità.
A metà degli anni Cinquanta, uscito dal Partito comunista, Amado inaugura un nuovo stile di scrittura. La sua prosa si fa più ricca e spumeggiante e cambiano anche gli argomenti dei suoi romanzi. I grandi eventi della vita, l'amore e la morte, si mescolano ancora ai piccoli fatti quotidiani ‒ le chiacchiere di bottega, le partite dei giocatori d'azzardo ‒ ma le trame si fanno più complicate. Personaggi e storie si intrecciano: mogli e amanti, marinai e vagabondi, banditi ed eroi di ogni razza e di tanti paesi si affollano disegnando il paesaggio variopinto di Bahia. Sulle loro vite ingarbugliate vigilano allegramente i santi, quelli della religione cattolica mescolati agli spiriti delle divinità afrobrasiliane. Gli eroi proletari del primo periodo cedono il passo a eroine gioiose e ironiche. Così, la protagonista di Gabriella garofano e cannella è cuoca e amante del siriano Nacib. Quando questi la sposa si sente soffocare nella sua nuova condizione di moglie legata a un solo uomo; ripudiata perché infedele, accetta la punizione e accoglie con rinnovata felicità il ritorno al ruolo di cuoca e amante. L'unione di erotismo, sensualità e doti culinarie si trova anche nel personaggio di Dona Flor (in Dona Flor e i suoi due mariti), maestra di cucina, cui è concesso lo straordinario destino di poter amare contemporaneamente il secondo marito, vivo e vegeto, e il primo, defunto, che torna a visitarla dall'aldilà. In Teresa Batista, stanca di guerra, la protagonista è ancora una volta una donna dolce, ma forte e libera, che dopo molte sofferenze, trova felicemente l'amore. Tutti questi personaggi sfuggono alla tristezza della condizione umana grazie alla loro capacità di sognare e di vivere con ironia e spensieratezza. Esempi di libertà e tolleranza, allegria e sensualità, gioiosamente amorali, hanno in sé l'essenza di un paese afflitto da tante tragedie ma che, a ogni Carnevale, ritrova il coraggio e la felicità per affrontare la vita. Jorge Amado è morto a Salvador di Bahia nel 2001.