Borges, Jorge Luis
Scrittore e poeta argentino, nato a Buenos Aires il 24 agosto 1899 e morto a Ginevra il 14 giugno 1986. Tra le sue opere più famose vanno segnalate Ficciones (1944), El Aleph (1949), Otras inquisiciones (1952). L'importanza dell'autore nella cultura novecentesca è attestata dal neologismo borgesiano che, al pari di kafkiano, designa una vera e propria cifra stilistica, rintracciabile anche nell'arte del racconto cinematografico. Per il cinema scrisse assieme al regista Leopoldo Torre Nilsson la sceneggiatura di Días de odio (1954), tratto dal suo racconto Emma Zunz, mentre con Adolfo Bioy Casares elaborò alcune sceneggiature originali: Invasión (1969), Les autres (1974), realizzate da Hugo Santiago, e Los orilleros (1975) di Ricardo Luna.
È poco noto il contributo che B. diede alla letteratura cinematografica, tra il 1929 e il 1945, principalmente sulla rivista "Sur", diretta da Victoria Ocampo: appena una ventina di testi, tra i quali alcuni brevissimi (pubblicati, con altri scritti sul cinema, in Borges y el cine, a cura di E. Cozarinsky, 1974; trad. it. 1979). Quando il film è tratto da un'opera letteraria, B. non manca mai di sottolineare la scarsa rilevanza di un paragone tra il testo e il suo adattamento, spesso rallegrandosi di non aver neppure letto il libro. Fa eccezione El Dr. Jekyll y Edward Hyde, trasformados, dove lo scrittore, partendo dagli adattamenti di Rouben Mamoulian e Victor Fleming, fantastica su un film che riproduca il terrore iniziale di Stevenson, modificando i nomi propri e facendo recitare i 'due' personaggi da attori diversi. È evidente la predilezione di B. per il cinema hollywoodiano, in particolare per il western, in nome di una nostalgia epica che caratterizzerà buona parte della sua opera, e per i primi film americani di Josef von Sternberg, mentre le avanguardie russe ed europee lo lasciano indifferente. L'articolo più interessante, Un film abrumador, è dedicato a Citizen Kane (1941; Quarto potere). In poco più di una cartella B. descrive e analizza il film di Orson Welles e offre una critica folgorante che coglie significati e innovazioni formali, per chiudersi con una stroncatura inaspettata e ambigua. In seguito B. correggerà il suo giudizio, affermando a più riprese che il film lo segnò durevolmente. Rari e irrilevanti sono stati gli adattamenti cinematografici dei suoi racconti. Fa eccezione La strategia del ragno (1970) di Bernardo Bertolucci, che si serve tuttavia della scarna ipotesi del breve racconto Tema del traidor y del héroe solo come pretesto iniziale, sostituendo un'improbabile Irlanda degli inizi dell'Ottocento con la campagna parmense tra fascismo e presente, e sovrapponendo i due piani temporali. Poiché con le sue opere B. porta alle estreme conseguenze due procedimenti legati tra loro e prettamente letterari ‒ l'omissione a oltranza (l'aspetto fisico dei personaggi, per es., è quasi sempre ignorato) e la narrazione postulata, dove più che una storia, quel che viene proposto è una finzione che trae nutrimento dalla propria immaterialità, fino a coprire e sostituire la realtà ‒ il cinema ha incontrato difficoltà quasi insormontabili nel cogliere l'essenza della sua arte. Infatti difficilmente può ricostituire questi due aspetti se si accetta la definizione di 'realismo ontologico' di André Bazin. Forse il vero romanzo borgesiano fu scritto dall'amico e alter ego Bioy Casares: La invención de Morel (1940; non a caso il cinema è al centro della trama fantastica). E si potrebbe dire che il film borgesiano per eccellenza sia l'adattamento che ne ha tratto il regista Emidio Greco (L'invenzione di Morel, 1974), in cui la ripetizione circolare delle immagini produce un sentimento ancor più conturbante di quanto non facesse il libro, dando l'impressione che il destino segreto della matrice letteraria fosse proprio, ineluttabilmente, quello di essere proiettata sullo schermo.
G. Fofi, Borges et le cinéma, in "Positif", 1964, 8; A. Scicchitano, Borges o della forma breve, in "Micromega", 1995, 3, pp. 160-92.