MACEDO, José Agostinho de
Scrittore portoghese, nato a Beia l'11 settembre 1761, morto a Pedrouços il 2 ottobre 1831. Nel 1778 entrò fra gli agostiniani, ma nel 1792 ne uscì rimanendo prete secolare. Partecipò alla vita politica e letteraria del suo paese, nella quale per parecchi anni esercitò un'influenza assai notevole.
Di acuta intelligenza e di vasta cultura, il M. fu d'indole assai acrimoniosa e vanitosa, tanto che spesso gli mancò il controllo di sé e la giusta stima del proprio talento. Scrittore facile e fecondo, di vena satirica e aggressiva, asservì la sua opera poetica a scopi polemici e di propaganda: anzi i suoi poemi risultarono esemplificazione delle proprie idee critiche. Ostile a Camões e a tutta la sua tradizione, ebbe la pretesa di contrapporre ai Lusiadas il proprio poema Gama (1811), che in una nuova redazione intitolò O Oriente (1814). A finalità didattiche, filosofiche e scientifiche ispirò altri poemi: Meditacão (1813), Newton (1818), Viagem extatica ao templo da Sabedoria (1830), A Natureza (postumo: 1846), A Creação (postumo: 1865). Nei giornali ch'egli diresse e in gran parte redasse, sfogò la sua virulenza di polemista, specie in difesa del suo assolutismo politico: usò la satira aspra e violenta in un poema eroicomico (Os burros, 1827). In molte altre opere e in diversi opuscoli trattò problemi filosofici, teologici e morali, con una sensibilità tra giornalistica ed erudita, saggiando con acume le vie della cultura contemporanea.
Opere: Oltre alle citate, ricordiamo: Motim literario (1811), As Pateadas (1812), Cartas philosophicas a Attico (1815), Censura dos Lusiadas (1820), ecc., che vertono su questioni di critica letteraria. Scrisse per il teatro: A impostura castigata (1812), Bianca de Rossi (1819), A Volta de Astrea (1829), O Preto sensivel (1836), Clotilde (1841), ecc. Postumi: Cartas e opusculos (1900, a cura di T. Braga).
Bibl.: I. da Silva, Dicc. Bibl., IV, pp. 183-215; id., Memorias para a vida intima de J. A. de M., Lisbona 1898; F. de Figueiredo, Historia da litteratura classica, III, Lisbona 1917.