ARTIGAS, José Gervasio
Nacque a Montevideo (Uruguay) il 9 giugno 1774. Giovanissimo, cominciò a dirigere le tenute agricole del padre; e si trovò pertanto a capo di un grande nucleo di gauchos che lavoravano sotto la sua direzione sulle rive orientali del fiume Uruguay. Fra essi egli acquistò subito prestigio di condottiero, respingendo gli attacchi dei briganti indiani che saccheggiavano il territorio; e la sua notorietà si accrebbe col suo ingresso nella guardia rurale creata dal viceré del Plata nel 1797.
Quando scoppiò il movimento per l'indipendenza argentina (25 maggio 1810), l'A. offrì il suo aiuto alla giunta di Buenos Aires per scuotere il giogo della dominazione spagnola; e, aiutato dal Rondeau, vinse le truppe del generale spagnolo Vigodet a San José e a Piedras (18 maggio 1811) e assediò la città di Montevideo. Quando, il 20 ottobre dello stesso anno, le autorità spagnole e la giunta indipendente patteggiarono l'armistizio, l'A. disobbedì agli ordini ricevuti di abbandonare la campagna; e, alla testa di un esercito di 16.000 uomini, marciò verso Ayuí e combattendo contro i Portoghesi s'internò nel Brasile. Riuniti nel suo accampamento i rappresentanti dei territorî che aderivano a lui, si proclamò governatore civile e militare e scelse i deputati che avrebbero dovuto rappresentare l'Uruguay nell'assemblea di Buenos Aires (1813), dettando loro le sue istruzioni. Ma poiché questi non furono ammessi all'assemblea, l'A. ritirò le sue truppe dall'assedio di Montevideo e, d'accordo con i capi ribelli di Entre Ríos, Corrientes e Santa Fé, che riconoscevano la sua autorità, proclamò l'indipendenza delle Provincias Unidas sotto la sua guida. Come territorio della Provincia Oriental reclamò la regione "dai sette villaggi che oggidì occupano ingiustamente i Portoghesi... fino alla fortezza di Santa Teresa"; redasse inoltre proclami invocando l'aiuto del governo paraguaiano del dittatore Gastón Francia. Da allora in poi, l'A. guerreggiò contro l'esercito del governo del Río de la Plata, il cui capo, Posadas, con un decreto dichiarò "don José Artigas infame, esonerato dai suoi impieghi, fuori della legge e nemico della patria", promettendo una ricompensa di 6000 pesos a colui che consegnasse la sua persona, viva o morta.
Ma gli Spagnoli gli consegnavano Montevideo; e i ribelli dell'Uruguay, di Entre Ríos, Corrientes e Santa Fé concludevano un armistizio con il governo di Buenos Aires, che allora cassò il decreto del Posadas e offrì all'A. di nominarlo comandante in capo della guerra contro gli Spagnoli. L'A. però esigeva l'incorporazione di Montevideo all'Uruguay; e vedendo che la sua proposta non veniva accolta, rifiutò qualsiasi accordo e riprese il suo atteggiamento ribelle. Il successore del Posadas, Alvear, nemico dell'A. dal momento della defezione di questo a Montevideo, inviò contro l'epico condottiero il colonnello Álvarez Tomás; ma questi finì per mettersi d'accordo con l'A. e con San Martín, ribellandosi al governo, spodestandolo e costringendo l'Alvear a fuggire a Rio de Janeiro (1815). Più tardi, il direttorio riconobbe l'indipendenza della riva orientale del fiume Uruguay, con Montevideo per capitale. Ma ecco scoppiare allora la guerra col Brasile, che invade l'Uruguay, aiutato anche dal capo del governo argentino Pueyrredón. Durante due anni (1816-1817) l'A. conduce tre campagne simultanee contro gli eserciti spagnolo, argentino e brasiliano. Quando i Brasiliani e gli Argentini riuscirono a impadronirsi di Montevideo, benché la situazione fosse ormai disperata, attaccò il grosso delle truppe di terra del Brasile, che lo sconfissero al Paso del Catalán il 4 gennaio 1817.
A questa sconfitta seguì quella di Tacuarembo e più tardi le defezioni degli alleati: così il Ramírez, capo di Entre Ríos, insieme con il capo di Corrientes, venne a patti con Buenos Aires (trattative del Pilar del 1820) e vinse poi il suo antico generale a Sauce de Luna; l'A. si vide costretto a rifugiarsi nel Paraguay, il cui dittatore, Gastón Francia, gli offrì ospitalità a Curugatí. Finalmente egli fissò la sua residenza in Asunción, dove morì pacificamente a settantasei anni (19 giugno 1850).
La sua personalità, secondo i detrattori altro non è che quella di un brigante con delle pretese di condottiero; invece i suoi panegiristi ne fanno un eroe, un "liberatore" come Bolívar. Gli Argentini lo chiamavano patriarca dell'anarchia; gli Uruguaiani, invece, padre dell'indipendenza nazionale. Per il Larrazabal (Vida del libertador Simón Bolívar, Madrid 1918) l'A. non è soltanto "uno dei più eroici gauchos di ambedue le rive del Plata, ma anche quello dagli artigli più leonini. Vuole per la sua patria uruguaiana l'indipendenza dalla Spagna e a un tempo da Buenos Aires. È, inoltre, democratico repubblicano: ragione doppia questa per inimicarsi col governo oligarchico e imperialista di Buenos Aires".
Certamente, poi, l'A. non fu solo un capo guerriero, ma anche un organizzatore civile, come prova la sua opera per la costituzione uruguayana.
Bibl.: J. Maeso, El general Artígas y su época, Montevideo 1885; C. L. Fregeiro, Estudio histórico, Montevideo 1886; E. Acevedo, José Artigas jefe de los Orientales y protector de los pueblos libres, Montevideo 1909-1910; Lanuy Dupuy, Artigas en el cautiverio, Montevideo 1912; H. D. Barbagelata, Artigas y la Revolución americana, Parigi 1914; J. Zorrilla de San Martín, La epopeya de Artigas, Barcellona 1917.