GARAT, Joseph-Dominique
Scrittore e uomo politico francese, nato a Bayonne l'8 settembre 1749, morto a Ustaritz il 9 dicembre 1833. Trasferitosi a Parigi nel 1778, la sua cultura e l'ingegno vivace gli procurarono amicizie illustri e la collaborazione a periodici autorevoli. Alcuni elogi letterarî e altri saggi, privi di vere qualità critiche, ma eleganti ed eloquenti, consolidarono la sua fama. Professore di storia al Lycée dal 1786, vi si fece ammirare per l'eloquenza sonora e superficiale con la quale pagò il suo tributo alle ideologie illuministiche. Nel 1789 fu con suo fratello Dominique (1733-1799) eletto deputato agli Stati generali. Scarsa parte prese alle discussioni, preferendo renderne conto sul Journal de Paris. Onesto, ma privo di saldi convincimenti, mutò frequentemente idee e partiti; le satire spietate di Colnet e di Rivarol e il luogo serbatogli nel Dictionaire des girouettes colpiranno più tardi questo tipico Girella. Amico dapprima dei Girondini, s'accostò poi al Danton, cui successe il 9 ottobre 1792 come ministro della Giustizia. In tal veste scusò le stragi di settembre, attirandosi l'ostilità girondina, e dovette comunicare a Luigi XVI la condanna a morte. Aveva intanto pubblicato, oltre a numerose opere minori, le Considérations sur la Révolution (Parigi 1792). Il 13 marzo 1793 sostituì Roland al ministero dell'Interno, ove non riuscì a frenare la corruzione dei suoi dipendenti e il disordine della capitale. Senza autorità e senza forza, accusato dagli uni di debolezza verso i Girondini, dagli altri di apologia dei sanguinarî, si dimise a mezzo agosto. Arrestato poco dopo (2 ottobre), fu salvato da Robespierre. Il che non gl'impedì di schierarsi contro quest'ultimo a Termidoro. I vincitori lo premiarono eleggendolo alla commissione esecutiva per la pubblica istruzione e affidandogli un corso di filosofia all'École normale. Attaccato per i suoi precedenti (si difese con i notevoli Mémoires sur la Révolution, Parigi 1795, ristampati come Mémoires de Garat nel 1862) dovette cedere il posto al Ginguené. Due volte candidato al Direttorio, andò poi ambasciatore a Napoli, donde presto si allontanò per l'ostilità di Maria Carolina. Presidente del Consiglio degli anziani dal 20 gennaio 1799, rinunciò ai suoi sentimenti repubblicani dopo Brumaio. Nominato senatore e commendatore della Legion d'onore, chiamato a far parte dell'Institut (1803) e inviato in missione in Olanda, ne trasse nuovo argomento ad esaltare Napoleone, che pur creandolo conte dell'impero (1808) non ebbe mai troppa simpatia per lui. Il 2 aprile 1814 votò la decadenza dell'imperatore. Un suo elogio di Moreau dedicò ad Alessandro I, in onor del quale e del Wellington bruciò nuovo incenso. Nei Cento giorni fu eletto deputato, ma aspettò Waterloo per parlare. Luigi XVIII non lo volle tra i Pari e lo fece cancellare dall'Institut (1816). Dalla sua terra di Ustaritz, ove riprese gli studî e tornò alla religione, lo trasse la monarchia di luglio, che nel 1832 lo chiamò all'Académie des sciences morales.
Bibl.: A. Marrast, Notice sur Garat, Parigi 1833; E. Maron, prefazione ai Mémoires de Garat, Parigi 1862.