Renan, Joseph-Ernest
Orientalista e storico del cristianesimo francese (Tréguier, Bretagna, 1823-Parigi 1892). Frequentò il seminario, ma dopo un travagliato periodo di crisi abbandonò il suo stato prima di essere ordinato suddiacono (1845) e proseguì negli studi. Professore di ebraico al Collège de France (1862), fu privato dell’insegnamento nel 1864 a causa della reazione cattolica contro la sua Vie de Jésus e riottenne la cattedra solo nel 1870. Scrittore efficace, storico e filologo acuto, R. pubblicò molti lavori di semitistica e di storia delle religioni (fra cui la Histoire du peuple d’Israël, 1887-93). Ma gli procurò grandissima fama soprattutto la Vie de Jésus (1863), che divenne bersaglio delle critiche cattoliche per la radicale umanizzazione della figura di Gesù. La Vie era concepita come la prima parte di una grande opera, Histoire des origines du christianisme; seguirono Les Apôtres (1866), Saint Paul (1869), L’Antéchrist (1873), L’Église chrétienne (1879), Marc-Aurèle et la fin du monde antique (1881), scritti che ebbero vastissima risonanza nella cultura europea. Dal 1881 R. diresse il Corpus inscriptionum semiticarum e negli ultimi anni della sua vita si impegnò anche in scritti letterari. La sua concezione aristocratica del lavoro intellettuale lo spinse a esprimere in politica opinioni conservatrici, alle quali si ispirò il razionalismo antidemocratico. Con lo scritto Qu’est-ce qu’une nation? (1882), R. si pose fra i maggiori teorici ottocenteschi della nazionalità, intesa essenzialmente quale eredità politica e culturale.